Attivisti e parlamentari "critici" all'evento organizzato dal primo cittadino per parlare dello statuto della città e dell'introduzione del referendum quorum zero. In platea gli eletti Rostellato, Rizzetto, Baldassarre, Sarti e Bechis. Il sindaco: "Passo indietro di Grillo? E' già nei fatti"
“Il direttorio riveda le espulsioni”. Non vuole che l’open day M5s a Parma sia confuso con “un raduno di dissidenti”, ma Federico Pizzarotti incontrando attivisti e parlamentari si rivolge ai 5 deputati appena votati per guidare il Movimento. E chiede di rivedere le decisioni degli ultimi giorni. “Attraverso questa nuova organizzazione ci sarà modo di ripensare le scelte fatte per motivi che non erano riscontrabili. Dobbiamo iniziare ad avere poche regole ma chiare, che condividiamo, dobbiamo metterci in discussione anche richiamando persone che sono state espulse. Non posso pensare che li abbiamo persi”. Il riferimento è, tra gli altri, a Massimo Artini e Paola Pinna, deputati cacciati nei giorni scorsi perché accusati di non aver restituito parte dello stipendio. Pizzarotti li difende e al suo fianco si schierano subito i parlamentari Walter Rizzetto e Sebastiano Barbanti. “Il passo indietro di Beppe Grillo?”, continua Pizzarotti, “è già nei fatti. L’auspicio è di riscoprire i valori da cui siamo partiti. Che erano un po’ meno scontrini e molto di più contenuti”. L’altra provocazione è quella di Giulia Sarti, che propone di aprire una discussione per togliere il nome del leader M5s dal simbolo: “Teniamo conto che la proprietà del simbolo è di Grillo. Sul simbolo c’è scritto beppegrillo.it; è una cosa da discutere”. Togliere il nome dal simbolo? “Sì, è quello che dico”.
Qualche bandiera 5 stelle, 400 persone e quasi otto ore di interventi. Al Circo Massimo il sindaco non è riuscito a salire sul palco e così è nata l’iniziativa per attivisti e parlamentari a Parma. Pizzarotti, più volte in contrasto con i leader Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, nella sua città raduna una folla e una decina di parlamentari M5s. Parla di politica nazionale, ribadisce di voler restare nel Movimento e si guadagna un applauso con l’assemblea in piedi. Il clima è sereno e il primo cittadino M5s cerca di tenere l’attenzione sulle sue conquiste alla guida del Comune (dal referendum quorum zero al nuovo statuto cittadino). La partecipazione è alta, anche se i numeri sono più o meno quelli degli anni scorsi, quando aveva organizzato la scuola per sindaci ed eletti. Quest’anno il significato è più impegnativo: chi arriva a Parma si dice tranquillo, ma chiede un confronto per migliorare il progetto politico M5s. E il sindaco su questo ha le idee chiare: “Mi sembra che la scelta dei 5 deputati (il cosiddetto direttorio ndr) sia una indicazione per farci andare avanti con le nostre gambe“. A turno parlano gli amministratori locali e c’è lo spazio anche per trasmettere uno spezzone della serie tv “The newsroom” (“Per spiegare meglio i concetti”). Ma il messaggio di Pizzarotti è sempre lo stesso: “Io non vado da nessuna parte. Sono del Movimento 5 stelle e vorrei che il movimento si riconoscesse nel lavoro che faccio. I nemici sono fuori ed invece noi ci facciamo la guerra dentro. A chi nei commenti mi scrive: ‘Stai zitto, t’ha messo lì Grillo’ rispondo che io ci ho messo del mio, ci ho messo la mia faccia, ci vuole rispetto”.
All’evento non partecipa nessuno dei parlamentari del direttorio, ma Pizzarotti dice (come anticipato oggi da il Fatto Quotidiano) che nelle scorse ore ha parlato con Luigi Di Maio e che il clima è sereno. Da Roma l’idea è quella di chiarire e non arrivare alla rottura, ma il sindaco ospita in sala tanti personaggio critici. Tra questi i parlamentari Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Eleonora Bechis, Gessica Rostellato, Walter Rizzetto, Giulia Sarti, Mara Mucci, Tancredi Turco, Christian Iannuzzi, Michela Montevecchi e l’eurodeputato Marco Affronte. Poi il gruppo degli espulsi: ci sono Maria Mussini, Maurizio Romani, Alessandra Bencini, Laura Bignami e Bartolomeo Pepe. In sala anche l’ex consigliere regionale Andrea Defranceschi. Tra i consiglieri comunali: Vittorio Bertola da Torino, un altro degli eletti conosciuto per le sue posizioni spesso critiche. C’è il sindaco di Pomezia Fabio Fucci, mentre ha annullato all’ultimo il primo cittadino di Livorno Filippo Nogarin. Tra il pubblico anche gli attivisti espulsi che durante la manifestazione di Italia 5 stelle hanno organizzato la protesta “Occupy palco“: alla fine della giornata se ne vanno in polemica perché, dicono Pizzarotti gli avrebbe negato la possibilità di intervenire. Assente l’espulso Massimo Artini, da molti considerato un punto di riferimento per i critici.
“Noi siamo, siamo stati e dobbiamo essere la forza capace di cambiare questo Paese”, continua Pizzarotti. “Se ci facciamo mangiare da lotte intestine, non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo riprendere in mano quello che abbiamo aiutato a costruire. Senza Grillo non saremmo stati niente. Ma se non raccogliessimo firme o lavorassimo nei consigli non saremmo nulla. Siamo noi anche quando ci sono delle scelte che non ci piacciono”. Il Movimento, secondo il sindaco, ha un problema e deve cercare di superarlo. “Dobbiamo ammettere di avere un problema e ammettere di volerlo superare. Tutti noi abbiamo avuto paura di un giudizio, di un giudizio di un altro attivista, di un consigliere, di un parlamentare, di comparire sul blog e di avere qualche filastrocca. Noi dobbiamo essere liberi di dire quello che vogliamo”. Nel suo intervento di apertura fa poi riferimento all’incontro fondativo del Movimento al Teatro Smeraldo del 2009: “E’ un momento a cui dovremmo tornarci a ispirare. Lì c’erano tante persone. Anche tanti che ci sono qua e che voi chiamate dissidenti o espulsi, per me sono persone che si sono spese per il movimento sempre”.
In platea tante le facce critiche del Movimento che a Parma vengono per una riflessione. “Non siamo qui per contarci”, dice Rizzetto. Ma i parlamentari arrivano da Pizzarotti dopo dieci giorni di terremoto, espulsioni e minacce di dimissioni. C’è chi pensa a creare una realtà al di fuori dell’M5s, ma ancora i numeri di chi ha veramente il coraggio di uscire scarseggiano. “Dire come la si pensa non è mai un errore”, continua Pizzarotti, “il mondo è fatto di persone e non di etichette. Non siamo talebani, né dissidenti critici. Ci vediamo per confrontarci e fare rete. Diamo un nome alle persone: il senatore espulso Maurizio Romani è una delle persone più capaci che io conosca. Si dovrebbero valorizzare le persone, mentre certe volte io penso che ci si soffermi troppo sul puntiglio e poco sul concreto”. Il sindaco saluta poi l’ex consigliere regionale Andrea Defranceschi, espulso perché condannato dalla Corte dei conti: “E’ uno che si è speso cinque anni per il nostro Movimento quando valevamo lo 0,0 niente. Io penso sia una persona che possa dare il proprio contributo sempre. Non mi interessa neanche se farò quella fine là, ma tutti abbiamo subito pressioni nell’attestare vicinanza a questo, a quello. A volte mi sono vergognato e non ho più intenzione di farlo. Ci sono persone escluse senza discussione. Qua in sala ci sono molte persone espulse, escluse o che si sono dimesse che valgono più di tutti i parlamentari che ha il Pd“.
Tra gli interventi più critici c’è quello del deputato Christian Iannuzzi che questa settimana ha detto che sta valutando le dimissioni. “Il Movimento 5 stelle si sta sgretolando dalla sua idea originaria, con il nuovo livello non c’è più. C’è qualcuno che ha intenzione di dimettersi ma io non parlo per gli altri. Grillo ha violato un accordo”, continua Iannuzzi riferendosi al direttorio, “una struttura intermedia che nell’idea di democrazia diretta non esiste”. Il parlamentare Rizzetto invece manda un messaggio a Grillo e Casaleggio: “Il Movimento 5 Stelle è unito. Chi si fa conti contrari sbaglia”. “E’ alla fonte il problema”, dice invece Giulia Sarti. “A proposito di un passo indietro del fondatore, non auspico niente spero in una maggiore collaborazione. Il significato della giornata di oggi sta nel non chiudersi: bisogna trovare metodi nuovi, serve aprirsi di più. Dobbiamo arrivare a chi non vota più, a chi pensa che da noi comandano due capi e che non abbiamo ancora fatto niente”.