“Basta soldi pubblici ai partiti”, ormai nessuno lo ripete più. Perché il legislatore è intervenuto e, tra un paio di anni (2017), i rimborsi saranno azzerati. “Basta soldi pubblici a partiti”, resta una frase sbagliata, un concetto distorto.
Mafia Capitale è una poderosa inchiesta dei magistrati romani, farcita da 80.000 pagine di indagini minuziose. Ogni giorno, viene pubblicato un pezzo, evidenziato un nome, raccontato un incontro, le minacce, la violenza, i trucchetti. Ci sono espedienti per sfuggire agli inquirenti, ci sono spalloni che trasferiscono il denaro putrido in Svizzera, ci sono energumeni che intimidiscono, ci sono prezzolati che garantiscono copertura. E c’è quell’ormai solito, va osato definire tradizionale, rapporto tra i delinquenti e i politici. Il nero Massimo Carminati e il rosso Salvatore Buzzi pagano gli eletti che li (ri)pagano con bandi di gara su misura, appalti manipolati, commesse facili. Ecco, la questione morale è sempre il denaro, il malavitoso che acquista il politico e il politico che si mette in vendita. Buzzi ha inondato di finanziamenti i candidati romani e laziali senza badare all’estrazione ideologica (va bene, questa parola oggi fa ridere), un po’ a destra e un po’ a sinistra, un po’ di donazioni registrate e un po’ di mazzette sottobanco. I carabinieri hanno riempito intere tabelle per elencare questo costante passaggio di denaro, poi diluito in rate da decine di migliaia di euro.
Ignazio Marino non è indagato e non c’entra nulla, ma pure il sindaco di Roma ha percepito un contributo (20.000 euro per sé e 10.000 euro per un consigliere di una sua lista civica) da una cooperativa di Buzzi. Il chirurgo assicura che le ricevute sono depositate, i documenti in ordine. Da Gianni Alemanno (avviso di garanzia per associazione mafiosa) al Partito democratico negli scorsi anni, oltre il già citato Marino e un nutrito gruppo in Campidoglio, Buzzi è stato generoso. E i Buzzi in giro sono tanti, se ci pensate un minuto. Quelli che penzolano tra il palazzo e la malavita. Perché la politica deve saziare i propri bilanci con i soldi di un Buzzi, deve organizzare una manifestazione con i soldi di un Buzzi, deve stampare un cartellone con i soldi di un Buzzi, deve saldare l’affitto di una sede (sezione) con i soldi di un Buzzi? E ora non dite che non servono a nulla le sedi, i cartelloni, le manifestazioni, la vita di un’aggregazione politica. Altrimenti, in un attimo, arriviamo a dire che non serve la politica e neanche la democrazia rappresentativa (quella diretta è una favola che vi declamano mentre dormite). Abbattuta la demagogia, il populismo da accattoni, perché non può esistere un meccanismo trasparente di sussidio pubblico ai partiti? Cifre piccole, ragionevoli e rendicontate, davvero necessarie. Anche per consentire ai giovani politici e ai giovani movimenti di farsi vedere e farsi notare, senza farsi fotografare a petto nudo come Matteo Salvani o andare in televisione a sparare baggianate. Senza allestire insidiose cene per raccattare fondi all’Eur di Roma o a Milano, in stile americano, in stile Matteo Renzi. Dove per entrare, per parlare con un politico, occorrono mille euro. E s’infilano i peggiori ai tavoli, s’infila anche Buzzi. E va evitato che un imprenditore qualsiasi, staccato un assegno regolare (sottolineo, regolare), possa avvicinarsi a un politico in veste di “donatore“.
La politica senza il giusto denaro, le giuste risorse è carne debole per i denti dei Buzzi e dei Carminati. E questa perversione non sarà stroncata da un’inchiesta seppur perentoria. Chi non è d’accordo, potrà replicare che ci sono i cittadini onestissimi e volenterosi che possono sostenere con 10 o 20 euro, che sono sufficienti e limpidi. Il tema va ribaltato: perché rischiare che dietro ai cittadini onestissimi e volenterosi si nascondano i farabutti, i mediatori, i lobbisti? Oppure ci rassegniamo all’idea di avere soltanto partiti leggeri, impalpabili, verticistici? La politica va emancipata dal denaro, senza incentivare gli sprechi di questi anni. “Basta soldi pubblici ai partiti”, almeno una riflessione la merita. Adesso di più.