Per ora il festival “noir” è ancora colorato di verde. Poca o niente neve in Val d’Aosta, anche se proprio nelle ore di apertura della 24esima edizione del Courmayeur Noir in Festival (9-14 dicembre 2014) le previsioni del tempo segnalano deboli precipitazioni nevose. Le previsioni cinematografiche, invece, segnano proiezioni di notevole fattura in anteprima italiana: 7 titoli in concorso, una decina di Eventi Speciali, tre serie tv, e un coté letterario tra autori e nuove pubblicazioni noir che quasi scavalca il cinema.
“Siamo felici di aprire con Storie Pazzesche dell’argentino Damian Szifron (in sala con Luckyred dall’11 dicembre ndr), una commedia nera particolarmente attuale che parla in modo paradossale e scherzoso di paure e drammi provocati dalla crisi economica nel mondo del lavoro e nella quotidianità”, spiega a ilfattoquotidiano.it Giorgio Gosetti, direttore del festival in coppia con Marina Fabbri. “Tutti i “generi” cinematografici sono stati creati ad hoc nella storia per semplificare le cose, ma più passa il tempo più abbiamo voglia di mescolare le carte, prova ne è il noir che è in profonda trasformazione. Ad esempio il film di Szifron, prodotto da Pedro Almodovar, calamita questo assunto, rappresentando a suo modo il disagio sociale sentito forte nella collettività”.
In Concorso fa però capolino Black Sea, il ritorno del regista scozzese Kevin McDonald (L’ultimo re di Scozia, La morte sospesa) alle prese questa volta con l’ex capitano di sommergibili Robinson (Jude Law) licenziato senza preavviso da una ditta che recupera relitti in mare, improvvisamente riemerso nelle realtà per andare a cercare, assieme ad una banda di marinaretti spiantati e disposti a tutto, palate di oro rimaste nascoste in un vecchio sommergibile nazista sprofondato negli abissi. A sentire McDonald è un film sul “terrore di rimanere intrappolati sott’acqua, quella generica paura che si attribuisce ai sottomarini, che per loro natura sono dei luoghi claustrofobici”.
A stretto giro l’esordio di Saar Klein, collaboratore di Terrence Malick (suo il montaggio de La sottile linea rossa e The New world), con Things People Do: storia, guarda caso, di un broker assicurativo che viene licenziato e a cui la banca non concede proroghe quando non ci sono più soldi per saldare il mutuo. L’uomo (Wes Bentley) per sopravvivere intraprende la strada della criminalità e come un novello Robin Hood sceglie con cura le sue vittime a cui dare una lezione.
Interessanti anche le anteprime di due serie tv, entrambe con Colin Hanks, figlio di Tom, che vedremo nel 2015 su Sky Atlantic: Lilyhammer e Fargo, quest’ultima tratta direttamente dal capolavoro dei fratelli Coen. Sul versante letterario oltre al premio Scerbanenco – che si contenderanno Gianrico Carofiglio (Una mutevole verità), Roberto Costantini (Il male non dimentica), Romano De Marco (Io la troverò), Nicola Lagioia (La ferocia), Marilù Oliva (Le sultane) – l’arrivo dello scrittore Jeffery Deaver dice già tutto. “E’ lo scrittore di genere più popolare al mondo, e torna a Courmayeur dopo dieci anni quando venne a presentare Il Collezionista di ossa”, ricorda Gosetti. “Oltretutto in tempi di magra e di gare di solidarietà per far sopravvivere economicamente il festival, Deaver non si fa pagare per venire, come del resto gli altri nostri ospiti. Viene per il puro piacere di esserci. Gli offriamo vitto e alloggio, tutto qui”.
Che la formula festival stia mutando pelle e richieda cambiamenti inattesi è lo stesso Gosetti a riproporlo tornando sul tema delle giurie popolari al posto delle giurie di esperti del settore per decretare i premi: “Sperimentiamo la giuria popolare anche noi quest’anno. Chiaro che se dovessimo seguire il gusto del pubblico vincerebbe sempre Hunger Games, solo che a cominciare da Cannes 2014 e poi Venezia si è creata nei palmares una forte dicotomia tra ciò che ha senso scoprire di prezioso nei festival e i giurati che premiano ragionando per i fatti loro”, afferma il direttore di Courmayeur Noir, anche Delegato Generale delle Giornate degli Autori durante il festival di Venezia. “A mio avviso sarebbe responsabilità delle giurie, invece, premiare lavori che abbiano qualcosa che appartiene anche i gusti del pubblico. Alle Giornate 2014 il pubblico ha premiato l’ultima opera di Laurent Cantet: Ritorno a Itaca. Film non facile. Il pubblico mi sembra abbia fatto un certo ragionamento ed è andato poco di pancia”.
Informazioni sul festival: www.noirfest.com