L'ex sindaco di Roma: "Non ho mai conosciuto Carminati. I miei collaboratori mi hanno giurato di non aver mai avuto a che fare con lui". Salvatore Buzzi, invece, era persona "al di sopra di ogni sospetto". E l'accusa di aver portato valigie di soldi in Argentina è "falsa, come confermato dalla Procura"
Gianni Alemanno prosegue sulla sua strada, la tesi difensiva scelta rimane invariata: da sindaco si è fidato di molte persone e alcune di queste potrebbero aver tradito. “Non si può pensare che un sindaco conosca tutto dei suoi collaboratori, esistono anche i collaboratori infedeli“, ha detto Alemanno in un’intervista a Sky Tg24 alla domanda del cronista che gli chiedeva dei suoi ex collaboratori “Panzironi, Mancini, Lucarelli” implicati a vario titolo nell’inchiesta Mafia Capitale. “Lo stesso problema ha avuto Veltroni con Odevaine (già vice capo di gabinetto del Campidoglio con la giunta Veltroni, ndr) o Marino con il dirigente della Direzione Trasparenza Italo Politano (rimosso dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta,ndr) – spiega Alemanno – le persone infedeli esistono e bisogna prenderne atto”.
Anche sui suoi rapporti ipotizzati dagli inquirenti con Massimo Carminati, capo della banda che manipolava gli appalti foraggiando la politica capitolina, Alemanno non cambia linea: “Non ho mai conosciuto Carminati, neanche da giovane. Quando ho letto l’inchiesta su L’Espresso e su altri giornali ho chiamato tutti i miei collaboratori e ho detto: attenzione, nessun contatto, neanche indiretto, con questo personaggio perché è un personaggio su cui ci sono molti sospetti. Loro mi hanno giurato e spergiurato che non avevano nulla a che fare con lui”. Invece di Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa “29 giugno” e perno operativo attorno al quale ruotava tutta l’organizzazione, per Alemanno era impossibile sospettare: “Perché all’epoca lo consideravo persona al di sopra di ogni sospetto, era un esponente ed un capofila delle cooperative sociali, anche altre giunte erano in contatto con lui”.
L’argomento che più sta a cuore all’ex sindaco è quello dei presunti viaggi in Argentina: secondo Luca Odevaine, intercettato il 31 gennaio 2014 negli uffici della fondazione da lui presieduta Integra/Azione, Alemanno avrebbe portato in Argentina valigie piene di soldi. Fonti della Procura di Roma citate dall’Ansa hanno spiegato che “non ci sono riscontri di trasferimenti di soldi” e Alemanno lo sottolinea: “Come viene confermato oggi dalla Procura di Roma, la notizia dei miei viaggi in Argentina per portare soldi è totalmente e manifestamente infondata. Questa notizia nasceva da un’intercettazione di una persona a me evidentemente ostile, come Luca Odevaine, braccio destro di Walter Veltroni, da me allontanato dagli incarichi con il Comune di Roma”.
“Inoltre – ha continuato l’ex sindaco – l’idea che io e mio figlio allora minorenne ci recassimo dall’ altra parte del mondo per portare soldi, non solo può apparire folle a qualsiasi giudizio equilibrato ma è facilmente riscontrabile attraverso i nostri passaporti. Infatti già ieri dalle carte risultava che gli inquirenti, dopo le opportune verifiche, avevano scartato questa pista. Non solo non ho mai portato un euro fuori dalle frontiere ma ho dovuto, come più volte spiegato, vendere una casa e accendere un mutuo per pagare i miei debiti della mia campagna elettorale. Anche questo è facilmente riscontrabile sulle carte”, ha concluso. Ora, per l’ex sindaco, per ripristinare la legalità in Campidoglio la soluzione è una sola: “Ogni atto di pulizia è certamente positivo, ma io penso che la cosa più logica sarebbe andare a votare”.