Quei soldi in Patagonia e lo strano furto mai denunciato. La posizione di Gianni Alemanno, nell’indagine sulla “mafia capitale”, è ricca di dettagli che portano il Ros dei carabinieri ad annotare un episodio di “presunta esportazione di valuta in Argentina da parte dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno”. Fonti della Procura citate dall’Ansa hanno spiegato che “non ci sono riscontri di trasferimenti di soldi”.
E’ il 31 gennaio 2014 il Ros dei Carabinieri intercetta una conversazione, negli uffici della Fondazione Integrazione. Ecco i protagonisti del dialogo: Luca Odevaine, uomo forte della giunta guidata da Walter Veltroni nel settore immigrazione, Mario Schina, consigliere della cooperativa “Il percorso”, che si occupa di campi rom, e Sandro Coltellacci, collaboratore di Salvatore Buzzi, patron delle cooperative rosse in affari con Massimo Carminati. È Coltellacci a toccare il tema più caldo della conversazione, parlando di un soggetto che, in passato, ha avuto dei problemi con Alemanno e che avrebbe “spallonato” dei soldi all’estero.
“Abita qua … dentro a ‘sto palazzo …”, dice Odevaine, “che fijo de ’na mignotta … ha litigato con Alemanno … per soldi se sò scannati … ma sai che Alemanno si è portato via… ha fatto … quattro viaggi … lui ed il figlio con le valigie piene de soldi in Argentina … se sò portati … con le valigie piene de contanti … ma te sembra normale … che un sindaco …”. Schina pone un interrogativo: “E nessuno l’ha controllato?”. “No”, risponde Odevaine, “ è passato al varco riservato … iun attore per me …”. “Io invece”, continua Odevaine, “pensavo che… se li portava via tutti lui …”. “Sembrava sembrava … che il sindaco non toccasse …”, replica Schina, “invece ‘a toccati…”.
La conversazione prosegue su uno strano furto subìto da Alemanno. “Poi – dice Odevaine – ad un certo punto… deve essere successo qualche casino … perché ad un certo punto a Alemanno gli hanno fatto uno strano furto a casa … “. “Cercavano qualche pezzo de carta …”, interviene Schina, e Odevaine conclude: “Cercavano … eh si secondo me ce … credo che hanno litigato perché Alemanno ha pensato che ce li ha mandati questo …”. I Carabinieri hanno verificato che il 15 ottobre 2013, Alemanno ha davvero subito un furto in casa, ma non l’ha denunciato: “Tale reato – scrive il Ros – però non trova riscontro in banca dati in quanto non risultano essere state sporte denunce né da Giovanni Alemanno né dalla moglie convivente Isabella Rauti.
Lo staff di Alemanno replica con una nota la versione dell’ex sindaco: “Si tratta di una millanteria totalmente infondata. Non ho portato mai soldi all’estero tantomeno in Argentina. Io sono l’unico sindaco di Roma che al termine del suo mandato è più povero di quando ha cominciato perché ho dovuto vendere una casa e aprire un mutuo per pagare i debiti della campagna elettorale. Nella fattispecie il furto di cui si parla è avvenuto ad ottobre 2013 e basta aprire google per constatare che è stato ampiamente pubblicizzato. Per quanto riguarda il viaggio in Argentina ci sono stato per pochi giorni con la mia famiglia e un folto gruppo di amici a capodanno 2011-2012 per andare a vedere i ghiacciai della Patagonia”.
Non si tratta però dell’unico riferimento a denaro circolato negli ambienti legati ad Alemanno. L’accusa sostiene infatti che le tangenti siano passate direttamente attraverso la segreteria dell’ex sindaco: “Massimo Carminati e Salvatore Buzzi”, si legge negli atti d’indagine, “erogavano a Gianpiero Monti” ingenti “somme di denaro”. L’obiettivo era influenzare l’assegnazione delle opere pubbliche e Gianpiero Monti all’epoca, non era soltanto “l’addetto alla segreteria particolare del sindaco presso Roma Capitale”, ma anche e infatti, sostiene l’accusa, le tangenti passavano direttamente attraverso la segreteria di Gianni Alemanno. “Massimo Carminati e Salvatore Buzzi”, si legge negli atti d’indagine, “erogavano a Gianpiero Monti” ingenti “somme di denaro”.
da il Fatto Quotidiano di lunedì 8 dicembre 2014
Aggiornato da Redazione web alle 12 dell’8 dicembre 2014