Ogni dieci euro di spesa pubblica, l’Italia ne destina 3,2 alle pensioni. Una cifra che ci porta al primo posto, tra i Paesi industrializzati, per peso della previdenza sulle uscite dello Stato. A rilevarlo è l’Ocse, nel rapporto 2014 sui sistemi pensionistici diffuso proprio mentre il governo studia correttivi alla riforma Fornero, soprattutto sul fronte dell’uscita anticipata dal lavoro. In media, l’incidenza degli assegni previdenziali nei 34 Stati aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è del 18%, con picchi superiori al 25% solo in Grecia, Portogallo e Austria. L’Ocse sottolinea che i dati si riferiscono al 2011 e i ritocchi del 2012 hanno avuto un impatto positivo sulla sostenibilità finanziaria. Peccato che abbiano comportato effetti negativi sull'”adeguatezza del reddito” dei pensionati. Questo a fronte del fatto che già oggi, come risulta dalle ultime rilevazioni Istat, il 41% di quanti hanno lasciato il lavoro percepisce un tratatmento inferiore ai 1000 euro al mese.
L’outlook dell’Ocse spiega che la crisi ha spinto la maggior parte dei Paesi a accelerare le riforme per rendere i loro sistemi pensionistici più sostenibili dal punto di vista finanziario, aumentando le tasse sui redditi da pensioni e sui contributi pensionistici, riducendo o rinviando l’indicizzazione delle prestazioni e aumentando l’età pensionabile. Sforzi che si sono tradotti in progressi “incoraggianti”, secondo il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurría. “Ma il rapido cambiamento demografico in corso e il rallentamento dell’economia globale sottolineano la necessità di riforme continue. Dobbiamo comunicare meglio il messaggio che lavorare più a lungo e contribuire più è l’unico modo per ottenere un reddito dignitoso in pensione”.
Aumentare l’età effettiva di pensionamento può aiutare, si legge ancora nel rapporto, ma sono necessari soprattutto maggiori sforzi per assistere i lavoratori anziani nel trovare e mantenere un’occupazione. Le politiche pubbliche per ridurre la discriminazione basata sull’età, migliorare le condizioni di lavoro e aumentare le opportunità di formazione per i lavoratori anziani sono essenziali. Per quanto riguarda gli interventi sui singoli sistemi pensionistici, è indispensabile aumentare i tassi di copertura nei Paesi in cui le pensioni a capitalizzazione sono volontarie. La relazione chiede inoltre che sia rafforzato il quadro normativo per far sì che i fondi pensione affrontino in modo adeguato il progressivo invecchiamento della popolazione. Per esempio i regolatori dovrebbero assicurarsi che utilizzino tavole di mortalità regolarmente aggiornate, che incorporino l’aumento della speranza di vita.