Veronica Panarello nelle sei ore di interrogatorio in procura non ha confessato e ha respinto le accuse. Secondo gli inquirenti avrebbe agito da sola. Le accuse: omicidio volontario, aggravato dal legame di parentela, e occultamento di cadavere
Omicidio volontario, aggravato dal legame di parentela, e occultamento di cadavere. Sono queste le accuse contro Veronica Panarello, la madre di Andrea Loris Stival, il piccolo di Santa Croce Camerina ucciso lo scorso 29 novembre. Dopo 6 ore di interrogatorio la procura di Ragusa ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti della 26enne “per gravi indizi di colpevolezza”. Anche se lei ha continuato a giurare la sua innocenza: “Non l’ho ucciso io, lui era il mio bambino”. Ma per magistrati e investigatori di polizia e carabinieri ci sono pochi dubbi: sarebbe stata lei a strangolare con una fascetta da elettricista stretta attorno al collo il ragazzino di 8 anni. E sarebbe stata sempre lei a gettare il cadavere nel canalone in contrada Mulino Vecchio, a meno di due chilometri di distanza dal centro del paese di 10mila anime nel Ragusano. Al momento, dunque, gli inquirenti escludono il coinvolgimento di un complice: Veronica avrebbe agito da sola. Anche se il movente rimane oscuro.
La svolta è arrivata a mezzanotte e sette minuti di martedì 9 dicembre, dopo nove giorni di indagini minuziose e serrate. “Procederemo per cerchi concentrici, cercando di avvicinarci sempre più all’ultimo cerchio” aveva detto quattro giorni fa il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia. E così hanno fatto i detective dell’Arma e della Squadra mobile coordinati da Petralia e dal sostituto Marco Roda, che ritengono ormai di avere a disposizione tutti gli elementi a sostegno della loro ipotesi. Nelle ultime 48 ore infatti si è lavorato per mettere in fila proprio questi tasselli e poterli così contestare alla donna, il cui racconto è andato in frantumi.
Perché, ad esempio, Veronica ha detto che quella mattina Loris è andato a scuola quando invece una telecamera riprende il piccolo tornare a casa? Perché ha sempre raccontato di essere arrivata con l’auto nei pressi della Falcone e Borsellino quando invece ben 4 telecamere non immortalano la Polo nera passare nell’orario indicato? E cosa è successo davvero in quei 36 minuti in cui è rimasta sola con Loris nell’appartamento di via Garibaldi? Ed infine, cosa ha fatto nei 6 minuti che ha trascorso nei pressi della strada che porta al Mulino Vecchio dove verrà scoperto il cadavere del piccolo? Tutte domande a cui la donna dovrà dare delle risposte. Per ora, però, Veronica non ha ammesso alcun ruolo nell’omicidio del figlio. Ha ribadito di essere uscita di casa e di aver portato Loris a scuola. “Questi sono omicidi che non si confessano” dice un investigatore che ha partecipato all’interrogatorio. “La signora – ha sottolineato il suo avvocato Francesco Villardita al termine dell’interrogatorio – è indagata ma non è colpevole”.
Per dimostrarlo, però, dovrà fornire parecchie spiegazioni. A cominciare da quel gesto, apparentemente senza logica, di consegnare alle maestre del figlio una busta aperta di fascette di plastica da elettricista. Un aspetto che molti non escludono possa essere una sorta di messaggio che la donna abbia voluto mandare. Quando le due maestre di Loris si sono presentate a casa della famiglia Stival per fare le condoglianze, lunedì scorso, Veronica ha infatti dato loro un mazzo di fascette di plastica, di quelle da elettricista, dicendo che il piccolo le aveva detto che sarebbero servite per dei lavoretti a scuola. Sorprese, entrambe le maestre hanno spiegato di non aver mai chiesto ai bambini di portare oggetti così pericolosi in classe. Ma le fascette che Veronica ha consegnato sono compatibili con quelle con cui è stato legato e strangolato il piccolo Loris. Che è morto tra le 9 e le 10.30, un orario che combacerebbe con quei 36 minuti in cui i due sarebbero rimasti soli in casa. Per la procura è la mezz’ora in cui Loris viene ucciso. Poi Veronica lo avrebbe caricato in auto, passando dal garage, e lo avrebbe portato nel canalone a Mulino Vecchio. Anche se rimangono alcuni aspetti da chiarire. Che fine ha fatto lo zainetto blu del piccolo? Perché Loris è stato trovato senza slip? Chi ha lasciato un paio simili ai suoi vicino alla scuola? E ancora, Orazio Fidone, il 64enne che ha scoperto il corpo, ha avuto un ruolo? Perché è andato a colpo sicuro al Mulino Vecchio?
Ieri la donna insieme al marito, intorno alle 17, era stata prelevata dalle forze dell’ordine e accompagnata negli uffici della procura. Dove è rimasta per sei ore, prima di essere portata in Questura dove ha trascorso la notte. E qui introno alle 11 e 30, Veronica è stata nuovamente interrogata dal procuratore Carmelo Petralia e dal sostituto Marco Rota. Davanti ai magistrati non ha fatto nessuna ammissione e ha ribadito il racconto su quella mattina. Dopo cinque ore è stata trasferita nel carcere di Piazza Lanza a Catania, dove si terrà l’interrogatorio di garanzia con il gip.
“In questi giorni sono stato l’avvocato di una persona offesa, ma mediaticamente mi è sembrato di assistere un indagato. Mi auguro che, così come è stata indagata mediaticamente dieci giorni prima del provvedimento formale, Veronica Panarello non venga condannata mediaticamente prima del processo”. Ha detto l’avvocato Villardita.
“Non so come fare a spiegare a mio figlio – ha detto una mamma davanti alla scuola dove Loris frequentava la terza elementare – che non deve parlare con gli sconosciuti, ma che poi qualcosa di terribile può invece accadere in famiglia”. “E’ difficile dire al proprio figlio che la famiglia è il luogo più protetto quando accadono queste cose”, è il commento di un’altra madre. “La famiglia che protegge i bambini, adesso non diventi per tutti l’orco”, sono state le parole di un’altra donna.