“Se dovessi guardare i risultati analitici di queste esplosioni, li trovo molto simili (a quelle delle stragi di mafia, ndr) Borsellino, di Roma, di Falcone”. Così il perito Giulio Guadalà, consulente tecnico interrogato dal pm Angela Pietroiusti, conferma – nell’ambito del processo per la strage del rapido 904, dove Totò Riina è imputato come mandante – le analogie tra i materiali esplosivi utilizzati la notte del 23 dicembre 1984 e quelli rinvenuti nelle stragi mafiose del 1992 e ’93. Poi, a margine dell’udienza nell’aula bunker del tribunale di Firenze, Guadalà precisa che si tratta di una “compatibilità merceologica”. A questa, si aggiunge un altro dettaglio: “Un radiocomando che coincide come modello, ma forse non come anno, ai resti delle schede trovate in via d’Amelio” di Max Brod
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