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Usa, diffuso report su torture della Cia: “Violenze brutali che non sono servite”

Il rapporto, di cui sono state pubblicate solo 480 pagine delle oltre 6mila totali, parla di pratiche d'interrogatorio vietate come "waterboarding" e di presunti terroristi che sarebbero deceduti durante la detenzione. Obama: "Metodi incompatibili con i valori del nostro Paese"

Il Senate Intelligence Committee degli Stati Uniti ha rilasciato un riassunto di 524 pagine del report (formato da 6200 cartelle, ndr) sulle torture della Cia nei confronti di almeno 119 sospetti terroristi, dopo l’11 settembre 2001. Il rapporto, che si basa su informazioni raccolte in cinque anni, attraverso lo studio di oltre 6 milioni di documenti interni all’intelligence americana, parla di detenuti costretti a subire torture e atti di violenza che andavano oltre la pratica illegale del “waterboarding“, una simulazione di annegamento che prevede il versamento di acqua gelata su un asciugamano appoggiato sulla faccia del detenuto. Duro il commento del presidente Barack Obama: “I duri metodi utilizzati dalla Cia sono contrari e incompatibili con i valori del nostro Paese“.

Nelle carte diffuse dal Comitato, presieduto dalla democratica Dianne Feinstein, si parla di “inganni, disonestà e brutalità” da parte di 007 e contractor americani che, nelle prigioni segrete europee e asiatiche, hanno costretto i prigionieri a non dormire per settimane e a subire continui e repentini passaggi da temperature calde a fredde. In alcuni casi, i presunti terroristi sarebbero morti mentre erano in mano agli agenti segreti statunitensi. Violenze che, inoltre, “non sono state efficaci“, si legge, non avendo portato a risultati di rilievo ai fini investigativi. Inoltre, un quinto dei soggetti sottoposti alle tecniche d’interrogatorio della Central Intelligence Agency era detenuto “per un errore di identità o a causa di cattive informazioni di intelligence”.

Sotto accusa è finito anche lo staff medico della Cia che approvò l’utilizzo di tecniche mediche ritenute non necessarie nei confronti di alcuni prigionieri, come “alimentazione e idratazione per via rettale“. Un modo, hanno rivelato alcuni soggetti al vertice dell’Agenzia, per esercitare un “controllo totale sul detenuto“. I medici che lavoravano per gli 007 americani hanno poi parlato del “waterboarding” a cui è stato sottoposto Khalid Shaikh Mohammed, terrorista pakistano, come una “serie di annegamenti ravvicinati“. Anche durante gli interrogatori di Abu Zubaydah, presunto terrorista saudita catturato in Pakistan, l’uomo è stato sottoposto al waterboarding 83 volte. Durante una di queste “sessioni” di tortura, l’uomo “smise di rispondere e delle bolle iniziarono a uscire dalla sua bocca aperta e piena” di liquido. In alcuni casi, come quello di Abu Zubaydah, i metodi utilizzati erano talmente brutali che alcuni membri dell’Agenzia avrebbero tentato di rifiutarsi di continuare gli interrogatori, ma avrebbero poi ceduto dopo aver ricevuto l’ordine di proseguire da parte del quartier generale della Cia, a Langley (Virginia).

Secondo il rapporto, l’amministrazione guidata da George W. Bush sarebbe stata “ingannata” dai membri dell’agenzia che avrebbero nascosto alla Casa Bianca i metodi d’interrogatorio utilizzati, distruggendo anche alcune registrazioni degli interrogatori. Ma il New York Times, in possesso di una versione più ampia del report, afferma che “molti dei più estremi metodi d’interrogatorio, waterboarding incluso, erano autorizzati dai legali del Dipartimento di Giustizia durante l’amministrazione Bush“. Nel documento si legge, però, che in alcuni casi le torture erano all’insaputa della Casa Bianca.

Nel comunicato diffuso da Feinstein, che ha definito la pubblicazione del rapporto come una testimonianza che rimarrà come una “macchia nella storia dell’America”, si legge che l’analisi dei documenti in mano al Comitato ha fatto emergere 4 aspetti fondamentali per giudicare i metodi d’interrogatorio usati dall’Agenzia americana: le tecniche di interrogatori rafforzati non erano efficaci; la Cia ha fornito ai parlamentari e al pubblico informazioni ampiamente inesatte sul programma e sulla sua efficacia; la gestione del programma da parte della Cia è stata inadeguata e profondamente viziata; il programma è stato di gran lunga più brutale di quanto riferito dalla Cia ai parlamentari e al pubblico americano.

Il Dipartimento di Stato americano fa sapere che, comunque, non saranno aperti procedimenti penali in riferimento al programma di interrogatori e detenzione della Cia. Nessun responsabile o ex responsabile della Cia verrà quindi perseguito.