Matteo Renzi aveva annunciato di volere affrontare il nodo corruzione, dall’inasprimento delle pene alle confische dei beni, nella riunione del Consiglio dei ministri prevista giovedì 11 dicembre alle 8 del mattino. Che, però, è stato posticipato a venerdì alle 18. Lo ha reso noto un comunicato di Palazzo Chigi, che al momento non spiega le ragioni del rinvio. La convocazione era stata annunciata da Renzi appena ieri sera, in un videomessaggio diffuso sull’onda dello scandalo Mafia capitale, che ha travolto la politica capitolina.
In attesa di conoscere il motivo ufficiale del rinvio, si conferma quantomeno un certo disordine nell’azione di governo su questi temi. Spesso all’annuncio non segue l’azione, ai consigli dei ministri non seguono i testi di legge approvati, resi disponibili con settimane di ritardo. Per non parlare dei disegni di legge su temi simili o identici che si affastellano in Parlamento (è successo con l’autoriciclaggio, poi approvato la settimana scorsa nella legge sulla “voluntary disclosure” dei capitali illegittimamente detenuti all’estero), o di norme la cui discussione viene bloccata d’imperio dall’annuncio dell’imminente arrivo di un testo di inziativa dell’esecutivo, che poi non arriva (ne sa qualcosa il presidente del Senato Piero Grasso, che periodicamente chiede conto del suo ddl anticorruzione presentato il primo giorno della legislatura, e finito nel nulla). Un “disordine” che il più delle volte colpisce norme per le quali è difficile trovare un accordo di maggioranza con l’Ncd di Angelino Alfano. Come l’allungamento della prescrizione e l’aumento delle pene per la corruzione, i due punti forti del cdm ora rinviato, insieme alle “confische più facili”.
Fino a ieri sera anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando dava per certo il calendario dettato dal video di Renzi: “Domani il consiglio dei ministri licenzierà il testo che cambia tutto il processo penale, prescrizione compresa, ferma al primo grado, con tempi bloccati in appello e in Cassazione”, afferma in un’intervista uscita oggi su Repubblica. Nella quale si sbilancia su un altro tema caldo nei rapporti con l’Ncd: “E’ fondamentale reintrodurre un serio falso in bilancio, perché attraverso la falsificazione dei bilanci non solo si violano le regole del mercato, ma si crea il nero necessario ai processi corruttivi”.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli. “La politica deve fare la sua parte; non ci si può nascondere dietro l’argomento che bisogna attendere le sentenze definitive, perché la corruzione è anche un fenomeno culturale – ha detto a margine di un’audizione alla Camera commentando quanto emerge dall’inchiesta ‘mafia Roma’ -“L’emergenza corruzione non è mai finita e la magistratura non può essere vista come il cane da guardia”, ha aggiunto Sabelli, invocando un impegno “sinergico” contro la corruzione.