La prossima settimana i proprietari di casa (prime e seconde) e gli inquilini dovranno versare le imposte. Le istruzioni per effettuare il saldo. Graziati una manciata di contribuenti grazie ad alcune amministrazioni comunali più virtuose (o fantasiose)
Il temibile 16 dicembre è alle porte. E, ad appena due mesi dal pagamento dell’acconto del 50% della Tasi, il nuovo tributo sui servizi comunali indivisibili come l’illuminazione pubblica, la sicurezza e la manutenzione delle strade, i contribuenti italiani devono tornare in cassa per affrontare un nuovo “tax day” con il saldo non solo della stessa Tasi, ma anche dell’Imu.
Pochissimi quanti riusciranno ad evitare l’appuntamento con il conto delle due imposte locali, visto che la Tasi riguarda tutti i proprietari della casa in cui risiedono e gli inquilini, mentre l’Imu farà mettere mano al portafoglio ai possessori di seconde case o di immobili affittati. Una scadenza pesantissima, quindi, soprattutto per questi ultimi che pagheranno entrambe le imposte. Una doppietta fiscale che farà, invece, gioire Stato e Comuni: i contribuenti verseranno un totale di 15 miliardi di euro.
Il prossimo martedì dovrebbe, quindi, mettere fine a questo rebus fiscale che ha creato non pochi problemi a milioni di cittadini a causa delle molte variabili previste per il calcolo delle imposte (aliquote, detrazioni, tetti incrociati tra imposte, quota inquilino, soglie minime). Ma dal 2015 potrebbe esserci l’attesa novità della local tax che dovrebbe accorpare proprio Imu e Tasi rendendo le cose un po’ più semplici. Tanto che – denuncia Valeriano Canepari, presidente Caf Cisl e coordinatore consulta Caf – i centri di assistenza stanno lavorando oltre 8.000 pratiche al giorno“.
Intanto, vediamo chi è chiamato al versamento del saldo del 16 dicembre e come si deve comportare per non fare confusione, perché le due imposte, pur essendo molto simili nel calcolo, presentano delle diversità nelle aliquote e nelle detrazioni decise dai Comuni.
IMU
L’Imposta municipale unica introdotta dal governo al posto dell’Ici in piena emergenza conti pubblici e poi stabilizzata, non è più dovuta sull’abitazione principale e sulle relative pertinenze (box o posto auto, cantina o solaio) nei limiti di una per categoria catastale (C/2, C/6, C/7). Va, invece, versata per le abitazioni principali di maggior pregio, ossia quelle di categoria A/1 (immobili signorili), A/8 (ville) e A/9 (castelli e palazzi) e ha un’aliquota che può arrivare all’10,6 per mille del valore catastale.
Per il calcolo, ai fini Imu, per abitazione principale si intende un’unica unità immobiliare ad uso abitativo, nella quale il contribuente e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Con le due circostanze che devono coesistere.
Chi deve pagare
Devono versare l’Imu tutti i proprietari di immobili situati sul territorio italiano e tutti coloro che sono titolari di un diritto reale di godimento, come l’usufruttuario o chi ha il diritto d’abitazione. L’Imu colpisce anche gli immobili tenuti a disposizione (come le seconde case) e quelli affittati o sfitti. E si paga anche sugli immobili dati in uso gratuito a figli o parenti di primo grado, salvo i rari casi in cui il Comune li abbia assimilati all’abitazione principale, sulle pertinenze non della prima casa o comunque non agevolabili come ad esempio il secondo box oppure la seconda cantina. Se ci sono più comproprietari – o più contitolari di un diritto reale – l’Imu va pagata da ciascuno in proporzione alla propria quota e con versamenti separati. Per gli immobili in locazione finanziaria paga l’utilizzatore e non la società di leasing.
Il saldo si basa sulle aliquote decise dai singoli Comuni nel corso del 2014, mentre l’acconto di giugno era stato pagato sulla base dei parametri stabiliti per l’anno scorso. Un cambiamento che ha generato il solito caos, con le amministrazioni comunali che hanno approvato ben 8mila nuove delibere in cui dover rintracciare così aliquote e regole di calcolo.
TASI
La scadenza riguarda tutti i Comuni, sia quelli in cui si è pagato l’acconto a giugno sia quelli nei quali la prima rata è stata spostata a ottobre per il ritardo con cui sono state approvate le delibere. Per gli italiani che hanno già versato l’acconto, il calcolo è semplice: devono pagare esattamente lo stesso importo. Per tutti gli altri, va ricordato che la prima casa è sempre l’abitazione nella quale il proprietario abita ed è anagraficamente residente, a prescindere dal numero di immobili eventualmente posseduti. La legge consente poi ai Comuni – ai fini dell’imposta – di assimilare a prima casa gli immobili degli anziani in casa di cura, le abitazioni dei residenti all’estero e le case date in uso ai figli o ai genitori, purché con rendita catastale bassa (fino a 500 euro) o con Isee di chi vi abita entro un massimo di 15.000 euro.
Inquilino
L’appuntamento con la Tasi non risparmia chi abita in una casa presa in affitto: dovrà pagare la propria quota di tributo (tra il 10 e il 30% del totale a seconda delle delibere comunali) e l’aliquota prevista è “quella per gli altri immobili”. Al di sotto dei 12 euro non bisogna versare nulla.
COME SI PAGANO IMU E TASI
Detrazioni
Il primo passo da fare per il pagamento dell’Imu e della Tasi è verificare i contenuti della delibera del Comune nel quale è ubicato l’immobile sul sito del dipartimento delle Finanze, cliccando su “Delibere aliquote Tasi” e digitando il Comune da ricercare. Le amministrazioni che hanno aumentato le aliquote hanno anche introdotto delle detrazioni, generando una vera e propria giungla con circa 100.000 combinazioni diverse. C’è, infatti, chi ha previsto sconti in base al reddito, chi per il numero dei figli, chi guarda al valore catastale e chi invece all’Isee.
Calcolo
Si applicano le stesse regole sia per determinare la base imponibile (data dal valore catastale rivalutato del 5% e moltiplicato per 160, sia per le abitazioni che per le pertinenze) sia per quel che riguarda il concetto di prima casa. Su questo valore si applica, poi, l’aliquota comunale, con le eventuali detrazioni. Per la Tasi, però, l’aliquota è più elevata rispetto a quella prevista per le abitazioni che pagano anche l’Imu. Ma la somma delle due aliquote non può superare il 10,6 per mille o l’11,4 per mille se il Comune ha deciso anche la maggiorazione dello 0,8 per mille.
Esempio
Due coniugi che possiedono al 50% un appartamento con rendita catastale pari a 800 euro e aliquota stabilita dal Comune al 2,5 per mille:
800 x 1,05 x 160 x 2,5 / 1000 = 336 euro
Ogni coniuge pagherà 336 / 2 = 168 euro, di cui 84 euro già versata entro il 16 ottobre e 84 euro entro il 16 dicembre
Quanto si paga
Sarà di 156 euro (78 euro da versare con il saldo) il costo medio della Tasi, ma se si prendono a riferimento le città capoluogo l’importo sale a 197 euro medi (98 euro per il saldo). In testa alla classifica si colloca Torino con 403 euro medi a famiglia, seguono Roma (391 euro), Siena (356 euro) e Firenze (346 euro)
Bollettini e F24
I comuni avevano la possibilità di inviare i bollettini postali precompilati. Ma visto che nella maggior parte dei casi non lo hanno fatto, spetta ai contribuenti compilare il bollettino postale oppure il modello F24, senza dimenticare che anche quando Imu e Tasi riguardano lo stesso immobile, sono sempre e comunque imposte diverse, per cui occorre compilare due bollettini distinti o nello stesso F24 utilizzare due righi distinti indicando i diversi codici di riferimento che identificalo i due tributi.
I GRAZIATI DALLA TASI
Eppure dal delirio fiscale di delibere, bollettini e aliquote, c’è una manciata di italiani che si salva. Merito di alcune amministrazioni comunali più virtuose (o fantasiose) che hanno deciso di graziare i proprio cittadini con degli sconti. Per esempio a Fiumicino, Comune alle porte di Roma, grazie al forte recupero dell’evasione di tributi e multe, è stata decisa per la Tasi un’aliquota all’1,5 per mille. Mentre c’è l’abbattimento del 50% della Tari sui rifiuti a chi adotta un cane. Ancora più coraggiose sono state le giunte di Pordenone, dove l’asticella dell’aliquota è stata posta all’1,25 per mille e Aosta, dove si è osato arrivando all’1 per mille.
Per ora è, invece, solo una proposta quella del Comune di Rimini di rimborsare le tasse locali a quelle aziende che scelgono di avviare un’attività o di assumono personale. Idea che, tuttavia, non è tanto lontana da quello che dovrebbe accadere nei prossimi mesi in tutte le città, dal momento che nello Sblocca Italia, all’articolo 24, sono previste le “Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”. In altre parole, tutti i Comuni potranno deliberare degli sconti sulle tasse locali in cambio di “progetti” che gli stessi cittadini realizzeranno a favore dell’amministrazione. Sarà il caso, ad esempio, dei condomini che decidono di risistemare la strada davanti al palazzo o di prendersi cura del parco e delle aiuole.