Non lo ammetterà mai, neanche a se stesso, ma se lo immaginava più facile. Matteo Renzi era convinto che sarebbe bastato il 40% alle Europee, ottenute grazie a un’astensione record e al “terrore” che vincesse Grillo, per avere vita facile come Presidente del Consiglio. Purtroppo per lui, e soprattutto per l’Italia, non basta citare Jovanotti, Tonino Guerra e la Smemoranda per salvare un Paese che affonda. Ha ricominciato ad andare in tivù e a inondare gli italiani di videomessaggi post-berlusconiani perché è terrorizzato dall’astensione e dal calo di consensi. Resta il più forte, almeno nelle intenzioni di voto, ma ogni giorno scende (mentre sale chi non vota: il 44%, a cui va aggiunto il 2% di schede bianche e un 15-17% di indecisi. Tradotto: meno di 4 italiani su dieci, oggi, andrebbero al voto sapendo chi votare).
Il terremoto Mafia Capitale lo ha travolto. All’inizio si è limitato a dire “E’ uno schifo”, e tenendo conto che lui è al governo e che il Pd c’è dentro fino al collo sembrava un autoritratto (peraltro abbastanza condivisibile). Ci ha messo una settimana per biascicare che “serve una legge speciale” (mercoledì 3 dicembre, da Mentana, aveva detto che non serviva). Ovviamente la sua è una promessa, l’ennesimo annuncio, ma perché i suoi intenti diventino legge occorre che il Parlamento approvi quelle norme. Ed è assai difficile che vengano approvate(infatti Cicchitto punta già i piedi). Sarebbe stato molto meglio fare un decreto legge, sfruttando i requisiti di necessità e urgenza. E sarebbe ancora più bello se Renzi non aspettasse sempre le “emergenze” per parlare: la corruzione era un problema anche prima di Mafia Capitale, così come la prescrizione era un problema anche prima del processo Eternit.
Nel frattempo si scopre quello che si sapeva già, ovvero che alle cene di finanziamento renziane si imbucano in tanti. Anche chi non dovrebbe imbucarsi (come se non bastassero i Carrai). Per esempio Buzzi e la sua Cooperativa 29 giugno, a cui era iscritto anche l’ex Nar Carminati, il “Nero” di Romanzo Criminale. Il braccio destro di Buzzi, Claudio Bolla, intervistato da Piazzapulita e dal Fatto, ha rivelato che alla kermesse del Premier all’Eur c’era anche Buzzi. Si aggirava tra i tavoli e faceva l’amicone con i politici (del Pd). La sua Cooperativa, al centro di Mafia Capitale, ha versato in quell’occasione 10mila euro (così dice Bolla).
Renzi ha ragione quando ripete che, senza finanziamento pubblico, in qualche modo i soldi vanno trovati. Si dimentica però di dire che, quando ricevi soldi da certa gente, poi quella gente in cambio vuole qualcosa. E dunque il partito (cioè Renzi) deve dire chiaramente agli elettori chi sono i finanziatori: aveva promesso (tanto per cambiare) di farlo, ma adesso il partito balbetta stizzito che “c’è la privacy, non si possono fare nomi”. Anche l’idea di mandare a Roma il Commissario Orfini, uno che è cresciuto fianco a fianco con quella gente oggi indagata o comunque chiacchierata (senza accorgersi di nulla), fa ridere. Più che Wolf, il risolutore di problemi di Pulp Fiction, Orfini sembra Fabris di Compagni di scuola: un po’ debole, come detective.
Pur di vincere Renzi ha accettato quasi tutti nel suo partito, con buona pace della molto presunta “rottamazione“, e i risultati si vedono (non solo a Roma). Renzi era convinto che non ci sarebbero stati rivali alla sua ascesa, pensava che M5S e centrodestra fossero morti. Ora fa battute acide, straparla di Salvini che “fa terrorismo mediatico” e di Grillo “costretto a rifare spettacoli per colpa nostra”, ma finge di non sapere che Salvini è molto più furbo di lui (infatti si guarda bene dall’accettare un faccia a faccia con lui, come non accetta faccia a faccia con i giornalisti a lui profondamente sgraditi) e trascura il fatto che nel frattempo i 5 Stelle sono tornati in tivù e nonostante gli errori restano attorno al 20%.
Renzi credeva che fare il Premier fosse come fare il bombarolo a scuola. Solo che, quando si è ragazzi, se il più brutto della scuola ti dice che “ehi, sai che ho baciato quella della 4C?” oppure “sai che la ragazza della 5D me l’ha data?”, tu provi tenerezza per lui e ci credi, perché credere alle bugie a diciotto anni non costa nulla. Quando però reiteri gli stessi slogan a 40 anni e nel frattempo sei diventato Premier, e ripeti che “va tutto bene, l’ottimismo è il profumo della vita, abbasso i gufi” mentre il Paese va allo sfascio e il tuo partito è travolto da uno scandalo mediamente inaudito, prima o poi qualcuno che ti manda a quel paese – e non ti vota più – lo trovi. Eccome se lo trovi. Stai sereno, Matteo. O forse no.