Il primo cittadino Paolo Dosi ha annunciato che la tradizionale festa natalizia è annullata per colpa della manifestazione dei sindacati. Polemiche delle organizzazioni dei lavoratori: "Solo scuse"
A Piacenza persino Santa Lucia, la santa che per tradizione porta i doni ai bambini, è stata coinvolta nella disputa tra Pd e sindacati. Ma a rimanere con l’amaro in bocca, dallo scontro tra il sindaco Paolo Dosi e Cgil e Uil, sono prima di tutto i bambini delle scuole, che quest’anno si sono visti annullare la consueta festa del 12 dicembre a Palazzo Gotico, da sempre molto partecipata. La questione è nata dopo una nota del primo cittadino, nella quale si spiega che la tradizionale festa di Santa Lucia organizzata dal Comune quest’anno non avrà luogo “a causa della concomitanza con lo sciopero generale proclamato per la stessa data. Il sindaco Paolo Dosi – prosegue la nota – profondamente rammaricato, ha detto che lo sciopero potrebbe creare problemi di affluenza e organizzativi, nonché rendere difficile o impedire ai ragazzi di raggiungere piazza Cavalli (nel centro storico ndr), tenuto conto inoltre del fatto che molti di questi potrebbero addirittura non essere a scuola per l’assenza dei loro insegnanti”. Non solo, ha concluso: “Pertanto, la soluzione più saggia, trattandosi di un’iniziativa rivolta ai bambini, che richiede cura particolare, è quella di rinviare all’anno prossimo”.
Apriti cielo. Appena saputo della circostanza, i segretari di Cgil e Uil, riuniti alla Camera del lavoro per presentare le motivazioni dello sciopero generale del 12 dicembre, sono andati su tutte le furie. Gianluca Zilocchi, segretario provinciale della Cgil: “Questa è una provocazione, che non fa parte dello stile di questo sindaco ma è del tutto simile a quello del presidente del consiglio Matteo Renzi”. Una chiara allusione, da parte di Zilocchi, al fatto che la nota non sia solo farina del suo sacco, quanto dell’ala renziana del Pd, che da tempo ha messo le mani su palazzo Mercanti. Non è un mistero che Dosi si sia convertito al nuovo corso quando il premier e segretario del suo partito aveva ormai preso pieno possesso del Pd e soprattutto di palazzo Chigi, subentrando a Enrico Letta. Fino ad allora, infatti, si era distinto per il sostegno a Pier Luigi Bersani e la svolta gli aveva creato ben più di un grattacapo, con un contestatissimo rimpasto di giunta che aveva portato all’’epurazione’ di tre assessori bersaniani come Francesco Cacciatore (vicensindaco), Giovanna Palladini e Pierangelo Romersi.
Secondo i sindacati è davvero difficile sostenere che lo sciopero generale dei sindacati avrebbe potuto creare disagi ai bambini per la festa di Santa Lucia a Palazzo Gotico. Lo ha spiegato anche il segretario regionale della Uil, Massimiliano Borotti: “Sono giustificazioni meschine e fuorvianti, che non corrispondono alla realtà. Il nostro corteo mattutino arriverà in piazza Sant’Antonino, diversamente dal solito, proprio per non intralciare eventi natalizi”. E ha aggiunto: “Se non ricordo male il giorno di Santa Lucia è il 13 dicembre e non il 12 per cui, sapendo da tempo del nostro sciopero, che comunque non avrebbe creato problemi, il Comune avrebbe potuto organizzarsi”. Ma naturalmente, neanche lui si è lasciato scappare l’allusione che Dosi sarebbe potuto essere stato consigliato da qualcuno molto influente e non solo a livello locale: “C’è chi dice renziano, io ho aggiunto reggiano. Comunque sempre su quel filone”, ha detto Borotti. E il riferimento è chiaramente rivolto a Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza per due mandati e con un lungo curriculum di ruoli a lui affidati nell’ultimo anno e mezzo dal premier. Prima suo braccio destro alle primarie, poi sottosegretario all’Istruzione e da alcuni mesi dirottato alla direzione dell’agenzia del Demanio.
Il caso ha voluto che Reggi, proprio ieri, fosse a Piacenza per presentare in pompa magna a palazzo Farnese la firma di un protocollo per lo sblocco di alcuni beni demaniali in varie città, dalla Primogenita passando per Padova, Torino e Trieste. Il sindaco Dosi presente, sempre al suo fianco. Anche ricordando questa circostanza, sempre il segretario Borotti ha aggiunto: “Se non si può far funzionare un Iphone con un gettone telefonico (ricordando la celebre frase di Renzi, ndr), non si può nemmeno governare un paese con un tweet oppure amministrare una città raccontando balle”.