Pare una beffa che la pubblicazione delle 6000 pagine di rapporto che descrivono minuziosamente le sadiche tecniche di interrogatorio poste in essere dalla Cia nell’era post 11/9, arrivi proprio nel giorno del 64esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del trentesimo anniversario della Convenzione contro la tortura. Sembra un caso ma forse non lo è: il documento era pronto già da due anni ma tanto è durato il braccio di ferro per giungere ad un compromesso sulla terminologia da usare, almeno nelle 500 pagine della versione resa pubblica.
D’altronde non è solo l’orrore per le pratiche medievali che la potente intelligence avrebbe posto in essere ma il grado di “scientificità” di queste attraverso una sorta di protocollo del moderno “Torquemada” che include dettagli sugli effetti devastanti sul fisico e sulla psiche dei detenuti.
Non solo. Si è trattatto di abusi gratuiti, ossia che non hanno portato alcun risultato e quelli comunicati dall’Intelligence, soprattutto alla stampa, sono stati in larga parte inventati. Menzogne senza giustificazione per i risultati pratici nulli, a parte ovviamente decessi o disabilità procurati ai soggetti finiti nel girone infernale, ottenuti tra l’altro inventando frottole anche alla Casa Bianca: secondo il rapporto, George Bush era all’oscuro dei dettagli più truci e dell’uso regolamentato della tortura da parte dell’agenzia. Sembra addirittura che George W., non proprio un gandhiano nel pensiero, sia rimasto abbastanza scioccato nel leggere di un detenuto lasciato urinarsi e defecarsi addosso per giorni mentre appeso al soffitto della sua cella era stato vestito solo di un pannolone.
Questo macigno gettato in mare è il più pesante atto d’accusa di un’amministrazione americana all’indirizzo dell’Agenzia di Intelligence per eccellenza degli ultimi anni e segna anche il canto del cigno della maggioranza democratica, pronta a passare le consegne ai repubblicani. Se il macigno, fatto il tonfo, sprofonderà oppure provocherà un maremoto è difficile da dire: Amnesty International, Human Rights Watch e l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu chiedono venga aperto un procedimento contro i funzionari responsabili.
Fino ad ora erano stati osservatori internazionali e voci critiche interne a puntare il dito contro le sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dagli Usa e giustificate dall’obiettivo della “sicurezza nazionale”. Ma oggi è diverso: oggi è l’America a puntare il dito contro se stessa.