Se l’Italia e la Francia non procederanno con le riforme annunciate si arriverà “a un inasprimento della procedura sul deficit“. E “se alle parole non seguiranno i fatti, per questi Paesi le conseguenze saranno spiacevoli“. Lo ha detto il presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker, intervistato dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Le parole di Juncker arrivano dopo una tre giorni di alta tensione tra Bruxelles, Berlino e Roma, tra le uscite di Angela Merkel sulle “riforme insufficienti” di Roma e Parigi, gli appunti dell’Eurogruppo sulla legge di Stabilità italiana e le repliche piccate del titolare del Tesoro Pier Carlo Padoan secondo il quale non sarà necessaria alcuna manovra aggiuntiva. La minaccia di conseguenze spiacevoli, comunque, aggiunge poco a quanto già spiegato più volte dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici: il vero redde rationem sulla ex finanziaria messa a punto dal governo Renzi sarà a marzo. E, se l’Italia non farà “uno sforzo in più”, rischia una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Subito dopo il numero uno dell’esecutivo Ue ha comunque precisato: “Dovremmo dare fiducia agli italiani e ai francesi. E poi vedremo, proprio a marzo, come sarà andata”. E ha ricordato che “i governi hanno garantito che faranno quanto annunciato”.
Le eurodeputate Pd Simona Bonafé e Pina Picierno hanno risposto via Twitter facendo esplicito riferimento allo scandalo LuxLeaks sui privilegi fiscali concessi alle multinazionali dal Lussemburgo, allora guidato proprio da Juncker. Scandalo che proprio mercoledì si è arricchito di una nuova puntata, che vede coinvolti nuovi gruppi tra cui Telecom, Skype e Walt Disney. Bonafè, ritwittata dall’account ufficiale del Pd, ha scritto: “Ma è Juncker vero quello che parla contro l’Italia o è un leak?”. Picierno ha invece commentato: “Ma è lo stesso Juncker che apprezza il cammino delle riforme italiane? Non vorrei ci fosse un gemello in giro per Bruxelles!”.
Sempre mercoledì Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione Ue con le deleghe a Crescita e competitività, in un’intervista a Repubblica ha parlato del piano Juncker da 315 miliardi di investimenti – potenziali, visto che in concreto sul piatto ci sono solo 21 miliardi – dicendo che senza le riforme “tutto sarà inutile“. “Se restano ostacoli burocratici agli investimenti privati, se l’amministrazione è lenta, se ci sono incognite non finanziarie, il nuovo fondo Efsi (Fondo europeo per gli investimenti strategici, ndr) potrà far poco”. Poi l’ex primo ministro finlandese, considerato un “falco” del rigore, ha ribadito che “la risposta non è nel creare nuovo debito, ma nel focalizzarci sulle riforme che servono a stimolare la ripresa”. Riguardo a Italia, Francia e Belgio, le cui leggi di Stabilità sono appunto state “rimandate” a marzo, per Katainen “hanno avuto tempo aggiuntivo. Analizzeremo la situazione quando avremo le nuove cifre e le previsioni d’inverno. Torneremo sul caso. E allora tutto sarà possibile“.