Secondo l'accusa, il senatore intascò la promessa di una tangente da 200mila euro per la realizzazione del Centro Oli della Total in Basilicata. In primo grado il parlamentare - vicepresidente della Commissione parlamentare Rai - era stato assolto "per non aver commesso il fatto"
La Corte d’Appello di Potenza ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa) il senatore lucano del Pd Salvatore Margiotta per turbativa d’asta e corruzione in riferimento a un appalto per la costruzione del Centro Oli della Total in Basilicata.
In primo grado, al termine del rito abbreviato il 4 maggio 2001, il parlamentare – componente della commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato e vicepresidente della Commissione parlamentare Rai – era stato assolto “per non aver commesso il fatto”: la condanna fa riferimento a un’inchiesta condotta nel 2008 dal pm Henry John Woodcock (allora in servizio a Potenza) su presunte tangenti nella realizzazione del Centro Oli della Total nell’ambito della concessione “Tempa Rossa”, nella zona di Corleto Perticara (Potenza), e su un presunto “comitato di affari” per gestire tangenti sugli appalti delle estrazioni petrolifere in Basilicata. Il 16 dicembre del 2008 furono arrestati l’allora amministratore delegato della compagnia petrolifera, alcuni dirigenti della Total e un imprenditore.
Nell’ordinanza di custodia cautelare dell’epoca il gip di Potenza descriveva un ”comitato d’affari” composto da ”imprenditori, politici, pubblici funzionari, faccendieri” che aveva ”praticamente ‘svenduto’ la terra della Basilicata e le sue ricchezze”, trasformando il petrolio, da ”grande occasione di sviluppo” per tutta la regione, in ”un’occasione di arricchimento” personale. Secondo l’accusa, alcuni imprenditori avrebbero dato vita ad un’associazione per delinquere, insieme ai manager della Total, una delle società concessionarie delle attivita’ di estrazione petrolifera nella Val d’Agri, per ‘pilotare’ gli appalti relativi al cosiddetto ‘Progetto Tempa Rossa’. Margiotta, in particolare – secondo l’accusa all’epoca sostenuta dal pm Henry Woodcock – aveva fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader regionale del Pd per favorire l’aggiudicazione degli
appalti al gruppo capeggiato da Ferrara, in cambio della promessa di 200mila euro.