Natale: tempo di feste, celebrazioni, inviti. L’ultimo qualche giorno fa: cena con vecchi amici in un ristorante fuori porta, astenersi figliolanza. Non è il primo invito che ricevo nel quale viene richiesto – con più o meno garbo – di presentarsi senza marmocchi al seguito. In principio furono i matrimoni baby-free, poi arrivarono le feste di laurea, quelle per i primi quarant’anni e infine le reunion delle scuole superiori.
Bisogna essere onesti. In molte occasioni si viene circondati (a tradimento) da mine vaganti versione ‘terremoto e traggedia‘, palle d’energia urlanti e grondanti sudore, capaci di generare più inquinamento acustico di un concerto dei ‘Megadeth’. Quasi sempre però sono il risultato di genitori distratti e mollicci, incapaci di tenerli sui binari del comune senso civico.
Non poter portare i bambini con sé, mette automaticamente in una posizione di criticità logistica quando si è sguarniti di nonni. Oppure, avendoli a disposizione, la libera scelta di interpellarli per godersi una serata in relax, viene inficiata da un diktat a priori. E’ avvilente voler entrare nel microcosmo dei puristi del divertimento forever young, quando la selezione all’ingresso priva del bene più prezioso.
Da quando i bambini sono diventati un peso per una parte della società? Anche quando alle feste vengono accettati – un po’ come i cani – ci si affretta a metterli nel recinto dorato gestito da qualche agenzia di intrattenimento bimbi, che in sequenza organizzerà seduta di trucco per le femminucce, realizzazione di spade e cagnolini con palloncini gonfiabili e corso rapido di pasta al sale, mentre i genitori si sbronzano ballando ‘Maracaibo’.
Capita spesso, prima di partire per le vacanze, che mi chiedano se anche i bambini verranno con noi, domanda che mi lascia ogni volta attonita.
Ma la domanda in realtà non è per nulla balzana. Sempre più genitori infatti decidono di lasciare i figli con i nonni per scappare in qualche posto esotico o regalarsi un fine settimana romantico. Recentemente ho incontrato una coppia di americani in giro in Europa per il trentesimo compleanno di lei. Viaggiavano soli, il loro primogenito di quattro mesi l’avevano lasciato a casa con la nonna per una decina di giorni.
Anche le famiglie che i figli se li portano in vacanza spesso optano per soluzioni con baby parking e mini-club inclusi nel prezzo. E quelli che devono riprendersi dalle fatiche della nuova genitorialità (e disposti a spendere delle piccole fortune), possono dirigersi verso quelle strutture che accettano bimbi già dal primo mese di vita.
Ma se già dopo breve tempo sentiamo la necessità di liberarcene, che senso ha metterli al mondo?
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