Massacrato a colpi di mazza da baseball, chiuso in due sacchi neri dell’immondizia e gettato nel Po. E’ stato ammazzato così Fausto Bottura, il 48enne disoccupato, di Mangiacavallo (Mantova), ritrovato cadavere l’8 dicembre scorso sulle rive del fiume, impigliato tra le sterpaglie che ricoprono il vecchio idrometro a Bardelle, in provincia di Mantova. Il motivo? “Perché rompeva le palle”. A dirlo sono i tre ragazzi accusati dell’omicidio: il nipote Massimo Bottura, 19 anni e i due amici del cuore Alessio Magnani, 18 anni di Poggio Rusco e Armando Esposito, 19 anni.
Non una vicenda di eredità, dunque, come era sembrato in un primo momento, ma di tensioni via via crescenti tra i tre amici che avevano scambiato la casa di Fausto Bottura, che già condivideva i locali con la sorella e i nipoti, nel loro luogo di ritrovo. “Ragazzi vuoti dentro” li ha descritti il procuratore capo di Mantova Antonino Condorelli. “Quando ho chiesto loro perché l’hanno ucciso – ha raccontato il magistrato – hanno riferito semplicemente ‘perché ci rompeva le palle’. Le indagini vanno avanti, ma siamo riusciti a ricostruire la vicenda, anche se ancora mancano alcuni tasselli e stiamo sentendo altri testimoni, altri amici. Ma su tutta la vicenda c’è molta omertà”.
Secondo quanto raccontato dal procuratore, l’omicidio sarebbe avvenuto mercoledì 3 dicembre, ancora non è stato chiarito se all’interno dell’abitazione o nel garage che si trova in cortile. I tre si erano ritrovati a casa di Fausto come facevano spesso per guardare la tv, giocare con la play-station e preparare le uscite in locali vicini con altri amici. Fausto Bottura, che già condivideva l’abitazione con i parenti, era sempre più insofferente di trovarsi per casa altre persone. Da qui i continui litigi con loro e il nipote. Pare che anche mercoledì della scorsa settimana sia scoppiata una lite tra i quattro tanto che ad un certo punto “i tre ragazzi hanno deciso di ucciderlo” ha detto il procuratore.
Per farlo l’avrebbero prima tramortito con una mazza da baseball (per ora è stata ritrovata in garage solo una custodia), e poi sarebbero ritornati in casa. Sarebbero usciti di nuovo a picchiarlo fino ad ammazzarlo. “Un omicidio a tappe” lo ha definito Condorelli. L’autopsia ha confermato che Fausto Bottura è stato colpito varie volte alla testa e a tutti e tre i ragazzi è stato contestato l’omicidio volontario e l’occultamento di cadavere con l’aggravante della premeditazione e della crudeltà.
Una volta ucciso lo hanno messo nei due sacchetti, caricato, pare, sulla Punto della madre di Massimo e portato lungo l’argine di Bardelle, ad una trentina di chilometri dalla casa, poi gettato in acqua, in una notte di pioggia. “Abbiamo preso qualcosa di leggero” avrebbero ammesso i tre quando gli investigatori hanno chiesto se avessero assunto droghe. Gli inquirenti devono ancora ricostruire che cosa i tre abbiano fatto dopo essersi liberati del corpo e se qualcuno della cerchia di amici abbia saputo dell’omicidio. Inoltre si sta accertando se in casa qualcuno, la sorella con gli altri due figli, abbia sentito qualcosa: la villa in effetti è grande, e su due piani. Massimo Bottura verrà interrogato dal Gip per la convalida dell’arresto, mentre gli altri due giovani saranno sentiti sabato.