Il vicepresidente della Camera manda l'ennesimo messaggio in bottiglia ai Cinque Stelle: “Giochino un ruolo nel processo di riforma elettorale. Dentro l'Italicum c'è tutto quello che hanno chiesto a Renzi”. E torna sul no alle preferenze: “Il sistema delle preferenze cioè il fatto che tu per fare una campagna elettorale a Roma devi spendere tra i 70mila e i 150mila euro di per sé crea un contesto nel quale è facile sconfinare in cose negative”
Se provano ad accostare il suo nome al Campidoglio, perde la pazienza: “Per fare il sindaco bisogna avere capacità. Io non mi sento all’altezza”. Certo, il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti (Pd) non appare sorpreso dalle paginate riempite con le informative di Mafia capitale. Qualche giorno fa al Qn raccontava di quando era capo di gabinetto di Rutelli (1993-2001): “Ho firmato centinaia di miliardi di appalti, in quella stagione e non abbiamo mai avuto uno scandalo per corruzione, un’ impugnativa della Corte dei Conti e un solo morto nei cantieri”. Ma l’inchiesta romana lo spinge a insistere su un pallino: il no alle preferenze nella nuova legge elettorale. “Ora che abbiamo abolito il finanziamento pubblico, devi creare le condizioni per non sposare un sistema che fa esplodere i costi dei candidati”. E quindi le loro esigenze di finanziamento in una gara “selvaggia” come quella delle preferenze. E sull’Italicum manda (l’ennesimo) messaggio in bottiglia ai Cinque Stelle: “Sono ancora in tempo, provino a mettere davvero in crisi il patto del Nazareno e giochino un ruolo da protagonisti”.
Onorevole Giachetti, lei da certi giochi si è tirato fuori per anni. Si iscriveva al Pd nazionale e non a quello di Roma.
Io, che il tesseramento, così come veniva fatto, fosse un sistema quantomeno discutibile, lo dissi fin dall’inizio. E proprio in polemica, per il fatto che, attraverso il tesseramento si decidevano cose fondamentali nell’articolazione democratica del partito, mi iscrissi per alcuni anni al partito nazionale e non al partito di Roma.
Questo mette in discussione lo strumento delle primarie a livello nazionale?
No, le primarie sono un’altra cosa. La scelta di fare le primarie è stato un fatto rivoluzionario. Ma non possono funzionare senza essere regolamentate. Vanno inserite tutta una serie di accortezze. Se alle primarie c’hai Renzi-Bersani, la partecipazione va oltre gli iscritti. Quindi hai un rischio di inquinamento, ma anche la facilitazione di una partecipazione più ampia. E quindi i padroni delle tessere perdono campo. Quando le primarie sono come le parlamentarie e portano a votare quasi solo gli iscritti è chiaro che i padroni delle tessere hanno la meglio. Io pensavo di essere morto, ce l’ho fatta perché sicuramente mi ha votato un pezzo consistente di radicali e perché ho preso un po’ di voto d’opinione per gli scioperi della fame e la possibilità di andare in televisione più di altri. Ma ci ricordiamo tutti com’è andata: i call center, i messaggini, qualcuno aveva i tabulati con tutti i numeri di telefono di quelli che votarono alle primarie per chiamarli uno per uno per dire ‘Vota questo’, altri non hanno visto manco una virgola e andavano a mani nude.
Se succede questo per i congressi, come fa la politica a non arrivare più sempre dopo i carabinieri?
Il problema è che la politica si deve porre il problema che ci sono tanti fenomeni che pur stando all’interno della legalità e quindi senza incidenza sul piano giudiziario sono fenomeni di malcostume. E li deve correggere la politica.
Come?
Intanto facendo il tesseramento in modo diverso. Con un controllo serio. Non che uno si presenta con i pacchetti di tessere.
E poi?
Secondo, bisogna riprendere a fare iniziativa politica. Io dopo la consiliatura Alemanno ho visto tanti manifesti del Pd ma poca iniziativa politica e, vuoi anche per la distorsione delle preferenze, c’è una tendenza più a crearsi una forza elettorale del singolo piuttosto che lavorare per un progetto politico e per la collettività e questo snatura la funzione di un partito. Però quando parliamo di partiti che sono diventati tutti piccoli potentati, purtroppo è così.
Preferenze. Sono settimane che lei dice che è un errore introdurle. Mafia capitale, la storia di Gramazio, sembrano una conferma. Ma le rispondono: guarda che hanno rubato anche quelli eletti con il Porcellum.
Sì, ma quelli sono, ahimè, fenomeni che possono profilarsi in qualunque settore della società. Cioè la persona che delinque o che improvvisamente diventa fragile e non resiste a determinate cose sono ovunque. Ma sono episodi. Il sistema delle preferenze cioè il fatto che tu per fare una campagna elettorale a Roma devi spendere tra i 70mila e i 150mila euro di per sé crea un contesto nel quale è facile che sconfini in cose negative. Questo sul piano giudiziario.
Sul piano politico?
Avete idea quanto costa affiggere dei manifesti a Roma che durano un’ora sui tabelloni? Sono decine di migliaia di euro. Non perché compri le preferenze, ma per affiggere i manifesti con la tua faccia, il tuo slogan devi avere finanziamenti. Se non li vai a rubare, è chiaro che arrivano dalla cooperativa, dall’imprenditore, dal gruppo d’interesse. Diamo per scontato che non intervieni per fare la turbativa d’asta. Ma una sudditanza politico-psicologica da chi ti dà dei soldi nel momento in cui devi essere eletto inevitabilmente si manifesta e non è un bene. E’ legale? Sì, lo è. Ma appunto non ti puoi porre il problema solo quando arriva l’avviso di garanzia. Tanto più ora che abbiamo abolito il finanziamento pubblico, devi creare le condizioni per non sposare un sistema che fa esplodere i costi della politica e di ogni singolo candidato. Il sistema delle preferenze anche nell’accezione migliore, porta a quello.
Dunque togliere almeno le preferenze, ridurrebbe il danno.
Perché io preferisco i collegi uninominali? Perché il partito si assume la responsabilità (magari attraverso le primarie regolate per legge) di mettere quel candidato. Così trasformi anche quella che è una perversione di una competizione tutta interna al partito e della lista in quello che è utile e ridà fiato alla politica che è lo scontro tra opzioni diverse: centrosinistra, centrodestra, cinque stelle e via dicendo.
Gli arresti e le paginate di giornale, le richieste trasversali di pulizia danno maggiori possibilità di ascolto?
Secondo me no, ma la mia storia è segnata dall’essere stato sempre poco ascoltato. Io sono per il ritorno al Mattarellum. Ma sono anche per fare una riforma elettorale perché sull’altare del ‘facciamo la migliore legge elettorale’ noi ci siamo tenuti – centrosinistra governante – il Porcellum per anni con i danni che ha fatto. Nella minoranza del pd ci sono gli alfieri delle preferenze come la migliore delle rappresentazioni democratiche gli stessi che fino a 3 anni fa dicevano che le preferenze erano l’abominio. Quindi io sono per il Mattarellum ma non ci sono i numeri per fare il Mattarellum. Ma non ci sono i numeri, oggi. Un anno e mezzo fa i numeri c’erano.
Ma il Pd votò contro la sua mozione.
Era il Pd di Epifani e Letta. Ma l’Italicum non è peggio del Porcellum. Quando lo sento dire mi si drizzano i capelli. L’elettore con il Mattarellum entrava nell’urna e sulla scheda trovava un simbolo, una riga e un nome segnato sopra. Sceglieva in funzione del partito ma anche in funzione del nome. Ricordo vittime eccellenti: Mastella in Campania. Con l’Italicum apri la scheda e trovi il simbolo e tre nomi. Non 50. Il Porcellum negava tutto questo perché c’era solo il simbolo, le liste stavano nei corridoi e tu votando il simbolo ti portavi a casa 20 persone che non sapevi chi fossero. Se devo scegliere tra preferenze e Italicum, dico Italicum. Certo, quello che stanno pensando adesso con i capilista bloccati per cedere un’altra volta al ricatto della minoranza interna…
E di una parte della maggioranza di governo.
Di Alfano. Ma bisognerebbe dire che Alfano urla per le preferenze, ma è al riparo perché ha chiesto le pluricandidature. Quindi lui e i suoi saranno garantiti. Tutto questo invece cadrà addosso al Pd perché siccome si prevede che 100 saranno gli ‘uninomali’, gli unici che avranno a che fare con le preferenze saranno gli altri 210-230 deputati del Pd.
Il Mattarellum una volta era tra le opzioni dei Cinque Stelle. Ora c’è l’Italicum. Secondo lei, il Movimento può avere ancora un ruolo o è già tutto definito?
Di fatto i 5 stelle hanno già anche votato per il Mattarellum con quella mia mozione. Di Maio cominciò a dire ‘mattarellum, mattarellum’ finché Renzi non entrò in campo e propose anche il Mattarellum. Grillo smentì Di Maio e disse: non se ne parla, ora si va a votare con il Consultellum. Però la politica è anche riflettere e aggiustare il colpo. Loro sul patto del Nazareno possono ancora avere un ruolo. Nell’incontro in streaming loro chiesero il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, loro chiesero la soglia per il premio al 40%, loro chiesero l’azzeramento della soglia di sbarramento e quando la porti dall’8 al 3% è una mediazione accettabile, loro chiesero le preferenze. e dissero che era la condizione per partecipare. I punti cardine ci sono. Adesso mi spieghino per quale motivo invece di dire ‘tutta merda, tutta merda’ almeno non entrano nel vivo e non provano a incidere. Loro hanno la possibilità di mettere in crisi il patto del Nazareno perché se fossero determinanti i voti dei Cinque Stelle sul premio di maggioranza, c’hanno anche una partita anche loro: ‘Vediamo se quella cosa fa saltare il patto del Nazareno’. Però vedo purtroppo che la risposta resta la stessa.
Napolitano dice che “mai era accaduto l’avvio in Parlamento di metodi e atti concreti di intimidazione fisica, di minaccia, di rifiuto di ogni regola e autorità”. È possibile collaborare con il M5s?
Quello che è accaduto nelle aule parlamentari in questa legislatura è sotto gli occhi di tutti ma credo che il giusto richiamo di Napolitano ad una politica più seria e concludente soprattutto in Parlamento non sia rivolto solo al M5s che pure hanno compiuto atti gravi. Ricordo sommessamente che il capo questore (Dambruoso, ndr) è stato sospeso per 15 giorni per aver dato un pugno ad una deputata 5 stelle e che il leghista Buonanno fu espulso per aver agitato una spigola in Aula, solo per fare due esempi di una lista lunghissima. Ecco, partendo da questo richiamo di Napolitano non solo c’è spazio ma c’è il dovere per tutti di mettere da parte la politica urlata e scomposta e di contribuire, ognuno dalla propria posizione a ristabilire un clima serio, leale e costruttivo.