“Per Roma la legge al momento non viene applicata. Nella vicenda in esame siamo già a fatti penalmente rilevanti e sussistono tutti i presupposti per sciogliere l’ente. La gravità è tale da dovere incidere in modo inequivocabile su un tessuto inquinato a vari livelli”. Il vice prefetto Maria Rosaria Ingenito Gargano, segretario nazionale dell’Unadir, sindacato dei funzionari prefettizi, spiega così l’urgenza, a norma di legge, di avviare l’iter per lo scioglimento del comune di Roma. Un caso, sollevato a poche ore dagli arresti, dal Fatto Quotidiano evidenziando gli episodi che rendono necessario l’invio di una indagine ispettiva. Ora il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha delegato il prefetto in tal senso. “L’intercettazione ‘ci compriamo mezza prefettura’, pubblicata sui giornali, nei giorni scorsi, deve essere urgentemente chiarita, bisogna capire quale ruolo ha svolto la prefettura e il prefetto deve chiarire l’incontro che ha avuto, a proposito dell’emergenza rom, con Salvatore Buzzi. Per Roma – continua Ingenito – non stanno rispettando la legge, basti pensare alle parole della ministra Boschi”. La responsabile delle riforme costituzionali ha spiegato che non ci sono gli estremi del commissariamento. La norma, invece, è profondamente diversa.

La prima volta toccò a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, e Casandrino, in provincia di Napoli. Era il 1991, l’anno di approvazione della legge che consente lo scioglimento per condizionamento mafioso. Una misura preventiva. La norma, nel 2000, viene recepita nel testo unico sugli enti locali, nel 2009 viene modificata in senso restrittivo.

In 23 anni sono stati 251 i Comuni e le Asl azzeratiper collusione. A differenza di quanto ripetuto in questi, giorni lo scioglimento per mafia scatta solo all’esito di una indagine ispettiva e ha una natura preventiva. Il primo atto è l’invio da parte del prefetto di una commissione di accesso, verificato il condizionamento si avvia l’iter di scioglimento per mafia, ratificato dal consiglio dei ministri, disposto da un decreto del Presidente della Repubblica. Sono decine i casi di invio di una commissione di accesso con elementi non dissimili, a volte minori, rispetto al caso Roma.

Quest’anno è stato sciolto il comune di Joppolo, in provincia di Vibo Valentia. Il prefetto ha inviato un monitoraggio a partire da una serie di esposti e di un’inchiesta della magistratura dalla quale emergevano “tentativi di condizionamento” delle elezioni amministrative. All’esito dell’attività ispettiva si è proceduto allo scioglimento, poco prima della firma del decreto la magistratura ha indagato il primo cittadino, per fatti gravi riferiti alla sua attività professionale che nulla hanno aggiunto nell’iter di scioglimento.

Altro caso quello del comune di Cellino San Marco, in provincia di Brindisi. Esposti, episodi intimidatori e frequentazioni con pregiudicati hanno portato all’attivazione dell’ispezione. Alla fine è arrivato lo scioglimento, nella relazione si leggono gli elementi che hanno portato all’azzeramento: frequentazioni di alcuni amministratori con soggetti legati alla criminalità organizzata; un esercizio comunale, ceduto a titolo gratuito, a un pregiudicato, l’affidamento di appalti a ditte di fiducia, l’affidamento di numerosi servizi a cooperative sociali, dove lavoravano pregiudicati e altro ancora.

Senza andare oltre nei casi, bisogna pensare a quanto dichiarato dal prefetto della capitale che ha ammesso: “Se le stesse vicende avessero riguardato un’amministrazione meridionale, lo scioglimento probabilmente sarebbe scattato”. Nel caso di Roma abbiamo coinvolti nell’inchiesta giudiziaria, stadio avanzato rispetto agli elementi sufficienti all’indagine prefettizia, un assessore e un presidente del consiglio comunale, poi dimissionari. Senza trascurare che il commissario trasparenza del comune è stato, emerge dagli atti, scelto in un pranzo alla presenza del boss Massimo Carminati. Oltre, ovviamente, al capitolo appalti e commesse.

L’indagine ispettiva al comune di Roma potrebbe far emergere, nella valutazione degli atti, una infiltrazione oppure l’assenza di elementi condizionanti. Salvatore Carli, oggi componente del direttivo dell’associazione antimafia Antonino Caponnetto, ha alle spalle decine di partecipazioni a gruppi ispettivi. E’ stato componente della commissione di accesso che portò allo scioglimento, per la prima volta in Italia, di una azienda sanitaria locale. “L’azione del prefetto è di prevenzione avanzata, sono sufficienti elementi indiziari, sintomatici del condizionamento dell’amministrazione – spiega Carli. Nel caso di Roma l’esposizione al pericolo di condizionamento, emerso dagli atti, è sufficiente alla nomina di una commissione di accesso che assuma elementi cognitivi per verificare se sussiste anche nell’attualità il pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata”.

twitter: @nellotro

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