A Roma via de Lollis è una delle strade più conosciute del quartiere San Lorenzo. Attraversa la zona dell’Università La Sapienza. Da un lato c’è la città universitaria, dall’altro le strutture occupate dall’Adisu, la casa dello studente e poi, delimitato da via dei Dalmati, un lotto recintato, inedificato.
Per anni c’è stato un campo da calcio, proprietà della casa dello studente. Su quel terreno di 4.600 metri quadrati, che d’inverno diventava una pozza d’acqua e d’estate un rettangolo di polvere, si è rincorso un pallone. Fino a quando non è diventato un cantiere. Fermo da almeno un anno. Le indagini archeologiche preliminari effettuate nel secondo semestre del 2013 hanno rilevato l’esistenza dei resti di una grande villa romana, con tanto di pavimentazioni marmoree e a mosaico. Vicino un tratto considerevole di una strada basolata fornita di crepidini e marciapiedi laterali. Con un articolato sistema fognario che assicurava lo smaltimento e il deflusso delle acque piovane. Quanto identificato, solo parte di ciò che scavi estensivi avrebbero potuto rilevare.
Guardando come possibile oltre i teli sistemati sui due accessi al cantiere lungo via de Lollis, lo spettacolo è desolante, anche se non inaspettato. Le aree di scavo delimitate dalla rete di plastica color arancio si riconoscono a malapena. In più punti il terreno è franato, mentre la vegetazione, cresciuta indisturbata, ha iniziato a riappropriarsi di diversi spazi. Nei moduli prefabbricati sistemati su uno dei bordi dell’area, utilizzati per le esigenze del cantiere, vivono da qualche mese alcuni senza dimora della zona.
Fuori nessuna indicazione sulle indagini archeologiche. In compenso, quasi all’angolo con via dei Dalmati c’è un pannello con i riferimenti al progetto per l’area. Quello iniziale, approvato dal Provveditorato alle Oopp, che prevedeva la realizzazione da parte di Roma Capitale di una piscina sovrastante due piani di parcheggio. Un progetto che viene da lontano. E’ l’aprile 2003 quando il Comune di Roma con deliberazione n. 76 approva “[…] l’adeguamento alle nuove esigenze di decongestionamento delle strutture universitarie e la riqualificazione dei quartieri limitrofi”. Ne segue il progetto d’intervento, redatto dal Provveditorato alle O0pp, con stralcio funzionale “per la realizzazione di strutture quali palestra, piscina, campi da tennis e calcetto nell’area di via dei Dalmati”.
E’ il giugno 2009 quando l’Agenzia del Demanio-Filiale Lazio, il Comune di Roma, Laziodisu, il Municipio II del Comune di Roma e l’Università “La Sapienza” firmano un protocollo d’intesa che prevede la realizzazione di un parcheggio multipiano da 252 posti auto, “al mattino … a disposizione della comunità universitaria e nella fascia oraria pomeridiana e serale… di tutta la cittadinanza”.
In realtà l’unica certezza riguarda il parcheggio, la piscina è un optional. Infatti nell’ambito dell’accordo è soltanto ipotizzata “in futuro” la costruzione, sulla superficie di copertura del parcheggio, di strutture quali palestre, piscina, campi di tennis e calcetto attraverso lo strumento del project financing. Seguiranno ancora ritardi, motivati dalla doppia proprietà, la più piccola dell’Ateneo, la più consistente del Comune.
Finalmente nel 2011 l’ente universitario acquista il terreno. Cedendo a Roma Capitale il diritto di superficie sull’intera area per consentire l’edificazione dell’impianto natatorio. Il bando di gara del Provveditorato alle Oopp del 4 gennaio 2011 stabilisce per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori relativi al progetto definitivo generale 7.624.657,24 euro.
Le opere da realizzarsi sono un parcheggio multipiano interrato e la riqualificazione di superficie tra via C. De Lollis e via dei Dalmati e un impianto natatorio. Opere per le quali sono previste tempistiche differenti. Per il parcheggio e la riqualificazione si fa riferimento a “Progettazione esecutiva ed esecuzione dei Lavori”, per la piscina si parla di “Procedura negoziata entro tre anni dalla stipula del contratto delle opere precedenti”.
E così si arriva al 2013 quando si concretizza l’ipotesi di una vendita mista a permuta con la determinazione monetaria delle differenti operazioni. Fissando in 2.716.973,00 l’acquisto della proprietà e in 2.182.664,00 la cessazione del diritto di superficie. Con un conguaglio da versare a Roma Capitale di 537.358,00. Il cantiere prende avvio. Con le indagini archeologiche. I resti antichi “individuati nel 50% dell’area del cantiere”, come si legge nel verbale della seduta del 18 marzo 2014 del Consiglio di Amministrazione dell’Università La Sapienza che approva l’acquisto-vendita dell’area comunale di via De Lollis, “hanno determinato la sospensione temporanea dei lavori da parte del Provveditorato O0pp” e quindi “la necessità di riprogettare l’opera”.
Detto fatto. Il parcheggio non sarà più interrato, ma fuori terra. I comitati locali, con la Libera Repubblica di San Lorenzo in testa, che seguono dagli inizi la vicenda hanno ripreso coraggio. La scoperta dei resti antichi ha fornito lo strumento per chiedere che quel rettangolo dove si giocava a pallone torni ad essere uno spazio comune. Insomma, niente parcheggio, tanto più ora che i piani dovrebbe essere fuori terra. Ma sì alla piscina, struttura sportiva ad uso e consumo del quartiere. Parte di uno spazio nel quale protagonista, anche relativamente all’ingombro, dovrebbe essere l’archeologia. Quello proposto dai comitati un progetto ambizioso ma anche ragionevolmente ispirato alla situazione della zona. Densamente abitata e con luoghi comuni che non siano piazze, inesistenti. Peraltro in presenza già di progetti che prevedono la densificazione dell’attuale maglia urbana, come avviene per l’area della dogana.
La riqualificazione di parti della città è auspicabile passi anche attraverso operazioni di autentica valorizzazione. Continuare a schiacciare San Lorenzo tra la città universitaria e le sue proliferazioni e i locali della movida rischia di cancellare l’identità del quartiere. Di omologarlo, almeno in parte, alle recenti urbanizzazioni da una parte e dall’altra del Gra.
La scrittrice Sibilla Aleramo visitando il quartiere alla fine dell’Ottocento ne aveva ricavato una sensazione spiacevole, “l’oscuro istinto della distruzione”. Quella stessa che la guerra più avanti provocò. Ma il pensare che le molte zone d’ombra che ancora rimangono possano rinascere aggiungendo funzioni tutt’altro che necessarie sembra irragionevole. A San Lorenzo forse più che nuovi pieni svuotati dalle vecchie funzioni servono spazi aperti, comuni. Nei quali l’identificazione culturale crei anche socialità.
Per dare avvio a questa storia nuova di tutti, non sarebbe male partire proprio dal progetto della Libera Repubblica di San Lorenzo per il rettangolo di via de Lollis. Un progetto nel quale l’urbanistica integri l’archeologia senza cannibalizzarla.