Non sono solito fare commenti ai fatti di cronaca nera. Anzi non ho mai amato, anche nel mio passato da redattore dei giornali locali, occuparmi di nera. Ma stavolta non riesco a togliermi dalla testa quelle urla “Assassina, assassina”, verso Veronica Panarello, la mamma di Loris Stival, trovato morto a 8 anni. Quella ragazza, scrive il gip ha “un’indole malvagia”.
Di lei abbiamo letto tutto e di più. Abbiamo ascoltato il suo ex fidanzato parlare alle telecamere, i racconti della madre, le parole della sorella, la narrazione della maestra. Veronica non ha avuto una vita facile. Certo questo non giustifica l’atto violento, assurdo, impietoso. Ma non giustifica nemmeno chi non ha fatto tutto il possibile per evitare questa tragedia. Nessuno nasce mafioso. Nessuno nasce nemmeno con un’indole malvagia. Lo diventa. Possibile che nessuno si sia accorto che quella ragazza, mamma di due bambini, stava male? Com’è potuto accadere che nessuno abbia accompagnato questa donna in quel difficile cammino della vita che doveva affrontare ogni giorno? Nessuno si è accorto della sua infelicità? Della sua follia, se così si può chiamare?
Chi fa l’educatore, chi sta in classe ogni giorno, sa più di ogni altra persona, che i primi anni dell’infanzia e della scuola primaria, sono le fondamenta dell’esistenza di un individuo. Così come, chi sta in classe ogni giorno spesso percepisce, intuisce, avverte i disagi di una famiglia, il disorientamento di una mamma, il suo analfabetismo materno, la sua inadeguatezza. Nessuno nella scuola che frequentava Loris si è accorto che c’era qualcosa che non andava? Nessuna amica di Veronica aveva raccolto qualche confidenza? Quella donna era diventata madre a 17 anni, con alle spalle una vita fragile. Sembra che avesse tentato il suicidio per due volte: nessuno lo sapeva? Forse ora dovremmo puntare il dito contro l’indifferenza, la vera colpevole di questo omicidio.
Qualcuno ci dev’essere che si è girato dall’altro parte. Che ha fatto finta di non sapere che quella ragazzina aveva bisogno di aiuto. Troppo facile, ora, gridare “assassina” a Veronica. Quante Veronica incontriamo nella nostra vita: a noi maestri capita di vederle ai colloqui; i medici le ascoltano nei loro studi; i preti nel segreto di un confessionale; chi amministra una città, nell’appello disperato lanciato davanti alla porta di un assessorato ai servizi sociali. E’ proprio vero quello che diceva il Censis qualche giorno fa: siamo più soli e più cinici. Loris è morto anche per questo.