Giuseppe Castiglione, ex presidente della provincia di Catania e oggi sottosegretario all'Agricoltura del Nuovo Centro Destra del ministro dell'Interno, nel 2011 volle l'ex vicecapo di gabinetto di Veltroni come esperto nel consorzio per l'accoglienza dei rifugiati. In un intercettazione tra Odevaine e Parabita spunta la democratica Anna Finocchiaro. Lei smentisce ogni rapporto
A volerlo come esperto al Cara di Mineo fu Giuseppe Castiglione, ex presidente della provincia di Catania e oggi sottosegretario all’Agricoltura, luogotenente del Nuovo Centro Destra e di Angelino Alfano in Sicilia. È grazie a Castiglione se Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni in Campidoglio, l’uomo della Mafia Capitale negli affari dell’immigrazione, finito agli arresti con l’accusa di corruzione aggravata nell’inchiesta della procura di Roma Terra di Mezzo, entra già nel 2011 nel gruppo dirigente del centro richiedenti in provincia di Catania. E se da una parte è il leader del Nuovo Centro Destra a volere Odevaine al Cara, dall’altra l’uomo della Mafia Capitale evoca la democratica Anna Finocchiaro in un’intercettazione, mentre discute della nuova gara d’appalto per gestire Mineo. “Non ci saranno altre offerte cioè, con chi stanno parlando, si sono tenuti tutti alla larga da Mineo perché è troppo complessa, cioè non è venuto nessuno venerdì – dice Odevaine parlando con Carmelo Parabita. “A me – aggiunge – m’ha detto Salvatore Buzzi che è andato a parlare dalla Finocchiaro”. Poi aggiunge: “E la Finocchiaro gli ha detto ‘lascia perdere quella gara è già assegnata’”. La senatrice del Pd ha smentito ogni incontro con Buzzi, mentre è ormai certo il rapporto che lega Odevaine agli affari del centro richiedenti asilo.
Un rapporto iniziato poco dopo la nascita del Cara, nel 2011, quando dopo lo scoppio dell’emergenza sbarchi, il governo Berlusconi dichiara lo stato di emergenza: le 403 villette del Residence degli Aranci, costruite quattordici anni prima dalla Pizzarotti srl di Parma e lasciate sfitte dai militari statunitensi, vengono dunque trasformate nel più grande centro richiedenti asilo d’Europa. Il consorzio dei comuni Calatino Terra di Accoglienza diventa, quindi, ente attuatore del centro richiedenti asilo etneo, che con quattromila ospiti può contare su circa cinquanta milioni di euro di fondi all’anno. A presiedere il consorzio è Castiglione, all’epoca presidente della provincia etnea, poi nominato sottosegretario nel governo guidato da Enrico Letta, incarico conservato con Matteo Renzi. Ed è proprio l’esponente del Nuovo Centro Destra ad indicare come esperto del consorzio Odevaine: un incarico pagato con 8.217 euro fino al dicembre 2013. Poi arriva la proroga e quindi la riconferma fino al 31 dicembre 2016, al costo di 11.712 euro. A nominarlo, questa volta, è il sindaco di Mineo Anna Aloisi, anche lei esponente del partito di Alfano che ha preso il posto di Castiglione alla guida del consorzio Calatino Terra di Accoglienza: sarà la stessa Aloisi a sospendere Odevaine dall’incarico pochi giorni fa, solo dopo che l’ex vicecapo di gabinetto di Veltroni finirà in manette.
Nel frattempo, il 20 giugno del 2014, Odevaine era stato nominato anche collaboratore a tempo determinato della direzione generale del Consorzio al costo di 12.872 euro. “Era un esperto del settore immigrazione” spiega oggi il sottosegretario Castiglione. E in effetti, a leggere la richiesta di custodia cautelare della procura di Roma, non si può certo negare che il principale settore di competenza di Odevaine fosse l’immigrazione. “Senza ambiguità, proprio in forza di quel ruolo che artatamente era riuscito a custodire, confidava la sua capacità di orientare i flussi dei migranti transitanti per Mineo, verso centri di accoglienza vettori di suoi privati interessi” scrivono i pm romani.
E lo stesso Odevaine, intercettato, non fa mistero della sua influenza nel settore dei centri d’accoglienza, dato che oltre all’incarico di esperto del Cara di Mineo era anche membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione, ovvero l’ente che valuta gli appalti per l’affidamento della gestione dei Cara. “Chiaramente stando a questo tavolo nazionale – diceva Odevaine, intercettato – e avendo questa relazione continua con il ministero, sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da giù, anche perché spesso passano per Mineo e poi vengono smistati in giro per l’Italia”. “Io c’ho rapporti con Luca (ovvero Odevaine, ndr) quindi va bene lo stesso… lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese, ogni mese, ed io ne piglio quattromila” dice in un’altra intercettazione Salvatore Buzzi, capo della cooperativa 29 luglio, al centro dell’inchiesta sulla Mafia Capitale.
Ma c’è di più: il ruolo di Odevaine al Cara di Mineo non si fermava soltanto ad una consulenza. L’ex vicecapo di gabinetto di Veltroni sedeva, infatti, anche nella commissione incaricata di scegliere i nuovi gestori del centro richiedenti asilo. Il 25 giugno scorso viene infatti bandita la nuova gara d’appalto da quasi cento milioni di euro per tre anni: a vincerla la stessa associazione temporanea d’imprese che ha gestito il Cara negli ultimi tre anni. Cambia solo il capogruppo: prima c’era la Sisifo, ora c’è il Consorzio Casa della Solidarietà. Per il resto i gestori del Cara di Mineo rimangono una cordata a larghe intese: c’è la Cascina Global Service, vicina a Comunione e Liberazione, che a sentire alcune intercettazioni agli atti dell’inchiesta romana, girava ad Odevaine somme di denaro. “Loro mi davano su Mineo 10 mila euro al mese come, diciamo così, contributo” dice il diretto interessato, mentre le cimici del Ros registrano le sue parole.
Tra i vincitori della nuova gara d’appalto per Mineo rimane la stessa Sisifo, iscritta a Legacoop, coinvolta nello scandalo della doccia antiscabbia con cui venivano trattati i migranti al Cie di Lampedusa, una specie di asso pigliatutto dell’accoglienza dato che ha vinto anche l’appalto per Cara di Foggia e amministra il Cspa (Centro di soccorso e prima accoglienza) di Cagliari. Su quell’appalto da cento milioni di euro, assegnato da Odevaine e vinto dagli stessi gestori dell’ultimo triennio, però, pesa un ricorso all’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici: lo presenta la cooperativa Cot Ristorazione di Palermo, azienda esclusa dalla gara, che però denuncia alcuni “paletti” che fanno pensare ad un bando “cucito addosso” ai vecchi gestori. “Ma con Alfano non ce fa, perché poi te manda da quell’altro…cioè il vero il vero responsabile” dice Fabrizio Testa intercettato. “Da Castiglione, non riuscimo ad arrivà a Castiglione?” replica Buzzi. “E che ne so io – risponde Testa – il problema è che lui m’ha detto: io son qua dai siciliani, se i siciliani”. “Perché – spiega Buzzi – deve uscire la gara de Mineo, è la gara più grande che deve usci: quella dove c’è Odevaine”.