Cronaca

Roma, Marino rivuole il palazzo dato gratis da Alemanno a Fondazione ‘amica’

Uno stabile di pregio con vista su piazza del Popolo a Roma è stato affidato dall'ex sindaco in comodato d'uso gratuito alla Fondazione Rcif. Ai vertici prima il suo podologo e poi un ex senatore di An. Il Comune: "Spendiamo decine milioni di euro in affitti, quei locali ci servono"

Doveva essere il palazzo simbolo della spending review del sindaco di Roma Ignazio Marino (Pd). Mille metri quadrati su uno dei punti panoramici più belli al mondo: il Pincio, che si affaccia su piazza del Popolo. Un prestigioso edificio in via Gabriele D’Annunzio concesso a luglio del 2012 in comodato d’uso gratuito per la durata di sei anni dall’ex sindaco Gianni Alemanno ad una fondazione, la Rcif (Roma Capitale – Investments Foundation). Ai vertici della stessa sedevano Alemanno, con la carica di presidente onorario fino ad un anno e mezzo fa, e alcuni amici di vecchia data dell’ex primo cittadino. Tra questi Fabio Ulissi, podologo, amico ed ex collaboratore dell’ex primo cittadino con la carica nella Fondazione di ‘responsabile dei rapporti con le aziende’. Oggi Ulissi non figura più nei quadri dirigenziali della fondazione. 

Il podologo è stato anche coinvolto in un’inchiesta giudiziaria legata alla campagna elettorale delle regionali del 2010. La Procura di Roma ha chiesto per lui e per Alemanno il rinvio a giudizio per finanziamento illecito. Altro nome vicinissimo all’ex ministro dell’Agricoltura è Domenico Kappler, ex senatore di An, attualmente membro del Cda della Fondazione. Nei quadri della Fondazione, figura poi l’avvocato Carlo Rienzi. Presidente dell’associazione dei consumatori Codacons. L’immobile di pregio, un ex convento, se si leggono le carte a confronto, è stato dato in concessione gratuita prima ancora che venisse sottoscritto l’atto costitutivo della fondazione stessa. La delibera sull’affidamento del palazzo è del 25 luglio 2012, la costituzione della Rcif è del 26 luglio 2012.

Da sette mesi la giunta Marino ha revocato la concessione, ma la fondazione (coadiuvata dal Codacons) ha fatto ricorso al Tar del Lazio per riottenere il palazzo. Un braccio di ferro tra il sindaco attuale e i sodali del suo predecessore. E dagli atti del Comune depositati al Tar escono fuori anche le cifre che l’amministrazione capitolina spende ogni anno per canoni da versare a terzi. L’immobile potrebbe essere utilizzato per esigenze di pubblica utilità come sede parziale, ad esempio, dei gruppi consiliari del Comune di Roma, visto che fino a luglio scorso il Campidoglio ha pagato, solo per questi uffici, un affitto oneroso alla società ‘Milano 90’ di Sergio Scarpellini di 5 milioni di euro all’anno. “Il Comune – si legge poi negli atti dell’avvocatura comunale depositati al tribunale – sostiene come canoni passivi per sedi istituzionali e decentrate (scuole, biblioteche, centro anziani) una spesa di 57,2 milioni di euro l’anno e solo per gli per uffici centrali 33.750.739,40 milioni”. L’utilizzo dell’edificio da parte del Campidoglio permetterebbe quindi di risparmiare un bel po’ di soldi pubblici.

La fondazione, attraverso un ricorso al Tar ha ottenuto per ora la “sospensiva” dello sgombero. Il nove gennaio prossimo il Tar dovrà stabilire se la delibera di revoca dell’immobile sia o meno legittima. Intanto ilfattoquotidiano.it è andato a bussare alla porta della fondazione. Nel board figurano decine di liberi professionisti, ma ad aprire alle nostre telecamere (in un giorno lavorativo) c’è solo il nuovo responsabile delle relazioni esterne. “Sono tutti fuori oggi. Siamo tutti volontari qui dentro” dichiara ai microfoni. “Di cosa si occupa la fondazione da due anni e mezzo? Promuovere e realizzare progetti strategici che abbiano un impatto duraturo sulla città”. Di norma uno dei presupposti fondamentali per affidare un immobile pubblico ad una fondazione, o associazione, è la pubblica utilità dell’attività svolta dalla stessa. “Ad oggi nessun progetto di pubblica utilità – prosegue – è stato portato a termine. Abbiamo solo concluso alcuni lavori per le aziende socie della fondazione”. Abbiamo anche chiesto di intervistare il presidente della fondazione, Giorgio Heller, ma non siamo mai stati ricontattati.

Ma a quanto ammonterebbe il solo valore dei canoni immobiliari? Secondo una stima di esperti circa 15mila euro al mese. A sostegno del Comune si sono schierati in tribunale associazioni come Cild (Centro di Iniziativa per la Legalità Democratica), Cittadinanzattiva Lazio ed il Comitato per il progetto urbano di San Lorenzo e la salvaguardia del territorio. “Ci sono associazioni no profit che operano nel sociale da anni – spiega l’avvocato di Cild, Stefano Rossi – che non hanno mai ottenuto sedi a titolo gratuito, come invece sarebbe legittimo”. “Oltre alla palese inopportunità – continua il legale – tale assegnazione pare essere illegittima visto che la delibera del Comune non è stata seguita da alcuna convenzione o atto di assegnazione dell’immobile, per cui l’iter procedimentale non si è perfezionato”. “E’ ammissibile che i rappresentanti del potere politico cittadino a fine consiliatura – si legge nell’atto depositato al Tar dalle associazioni – si ‘portino a casa propria’ beni demaniali appartenenti alla comunità governata?”. Una domanda più che legittima “in un contesto economico – prosegue il documento  – che penalizza tutti i cittadini senza distinzione, ed impone, per evidenti ragioni, la necessità dolorosa di evitare spese ed utilizzare al meglio ogni risorsa esistente”.

di Eleonora Lavaggi e Luca Teolato

 

Dal Codacons riceviamo e pubblichiamo

Caro ilfattoquotidiano.it,

vi scrivo per darvi qualche informazione in più sulla vicenda da voi trattata nell’edizione del 13.12.2014 relativa allo sfratto della Fondazione Roma Capitale. Io non so se il Comune ha fatto bene o male a dare quella sede abbandonata dalle suore che la occupavano e semi distrutta in via Gabriele D’Annunzio in comodato alla Fondazione. Probabilmente ciò è stato dovuto alla circostanza che, per statuto, era il sindaco stesso presidente onorario della Fondazione. Ma nemmeno mi interessa. Fatto sta che il Codacons: 1- è entrato volentieri nella redazione di due grandiosi progetti ambientali portati avanti dalla Fondazione, uno per la trasformazione dei bus turistici in elettrici grazie ai cinesi (quello di cui si vantava l’assessore Improta pochi giorni fa); l’altro per la raccolta differenziata a valle della spazzatura con il sistema israeliano arrowbio. Il primo dopo un incontro con Improta è stato messo tra le priorità del Comune; il secondo – richiesto proprio da Marino in un incontro fatto anche alla mia presenza- vede in corso di redazione il piano finanziario, sempre a costo zero per il comune.

Ma il Codacons sta a fianco della Fondazione soprattutto per contrastare un modo di gloriarsi di spoil system politici agendo con arroganza e senza rispetto dei diritti della persona umana come ha fatto il Comune di Roma in questo caso: senza nemmeno preavvertire gli sfrattati, con corredo di nascosta ripresa filmata dell’operazione in violazione di tutte le regole di privacy, subito messa su Youtube, come trionfo del vicesindaco Luigi Nieri, ai miei tempi paladino dei diritti civili, e lo spiegamento di 4 pattuglie di vigili e una mezza dozzina di avvocati comunali, che avevano evidentemente molto tempo da perdere anziché concentrarsi sulle centinaia di appalti truccati della città. Non a caso ben 8 giudici (3 del Tar e 5 del Consiglio di Stato) hanno già bocciato l’azione di Nieri che ora tenta di recuperare inventandosi fandonie che un giornale serio come ilfattoquotidiano.it avrebbe fatto bene a  verificare prima: 1- la necessità di trasferire gli uffici di via delle vergini (1400 metri quadri) nei 130 metri quadri di via G. D’Annunzio.

Ora se la Fondazione perderà la sede sicuramente ne troverà un’altra e spero che i progetti che Marino vuole realizzare con l’ente vadano avanti. Noi del Codacons ci batteremo perché vadano avanti nell’interesse della città.

Carlo Rienzi,
Presidente del Codacons e ex consigliere di amministrazione della Fondazione Roma Capitale con sede – nonostante il vicesindaco – a via Gabriele D’Annunzio

Controreplica

Apprendiamo dalla replica del Codacons che il suo presidente, Carlo Rienzi, ha lasciato il posto da consigliere di amministrazione della Fondazione RCIF. Andrebbe quindi subito aggiornato l’organigramma pubblicato sul sito della fondazione stessa. La metratura di circa mille quadrati per lo stabile di via Gabriele D’Annunzio è quanto scritto negli atti depositati al Tar. Sui progetti presentati all’amministrazione capitolina su bus e rifiuti, abbiamo chiesto all’assessorato all’Ambiente e quello ai Trasporti. Ecco quanto ci ha inviato oggi l’Assessorato alla Mobilità e ai Trasporti di Roma Capitale: “Abbiamo avuto un incontro con il Presidente Heller e il Dr. Rienzi di Codacons il 5 agosto u.s. nel corso del quale si è parlato della possibile fornitura di bus elettrici ad aziende private che operano a Roma nel settore dei servizi ‘Gran Turismo’, incontro rimasto senza seguito. Mai ci è stata prospettata una eventuale partnership con Atac, azienda che ha invece destato l’interesse da parte di altre realtà imprenditoriali (e alle quali l’assessore Improta ha fatto recentemente riferimento). Pertanto nessun progetto della Fondazione Roma Capitale, né tantomeno del Codacons, risulta al momento all’esame dell’Assessorato capitolino alla Mobilità e ai Trasporti”.

E.L. e L. T.