Uno schermo a grandezza uomo riproduce la tua sagoma e indica in ogni zona la temperatura, la pressione, la densità, la gravità di ogni singolo pixel del tuo corpo. Di fianco un altro, ma questa volta le coordinate sono diverse: sono sempre le tue, ma nel caso ti trovassi in quel momento su Marte. Poco più avanti, alcuni monitor trasmettono alcuni interventi degli astronauti del Texas, che stanno lavorando sulla missione, e puoi interagire con loro con un touchscreen (le domande che puoi fargli sono predefinite, ma non te ne accorgi, perché le puoi improvvisare al momento, ed è coperto un ampio spettro di possibili quesiti). Dopo aver attraversato un gradiente di temperatura notevole, e al buio, ti ritrovi a toccare la crosta di Marte, e puoi anche portarti a casa un sasso se riesci a trovarlo per terra (o si dice per marte?) durante il percorso che stai facendo.
Subito dopo, viene il bello: mentre su un pannello sono elencate le curiosità del pianeta rosso (la temperatura media è -23°C e si raggiungono anche i -96°C; Marte non ha campo magnetico ma ci sono indizi che portano a pensare che lo abbia avuto; durante l’inverno il 20% dell’aria congela; Marte è più leggero della Terra, è solo 1/10 della sua massa; solo un terzo delle sonde inviate su Marte hanno avuto successo; nessun essere umano può sopravvivere alla bassa pressione di Marte; il colore rosso è dovuto all’ossido di ferro; l’atmosfera di Marte è composta da biossido di carbonio; se si guida un’auto a 10 km/h si impiegano 271 anni e 221 giorni per raggiungere Marte dalla Terra) davanti a te ci sono i poster con i più grandi film, romanzi, fumetti, racconti ambientati sul pianeta. Da “La guerra dei mondi” di H.G. Wells, a “Cronache marziane” di Ray Bradbury, ad Asimov. E poi ancora “Mars Attack!” e “Mission to Mars” e “La guerra dei mondi” di Spielberg (noi avremmo aggiunto “Fascisti su Marte” di Guzzanti, ma va beh, lo hanno fatto loro…). E anche le copertine di alcuni fumetti della Marvel e Nathan Never. Tutti enormi, immensi, giganti.
E mentre cammini, una voce diffusa per tutta la stanza ti accompagna durante tutto il viaggio. La bandiera americana (di quelle con il bastone enorme, dritto, bianco) è già piantata in un piccolo cratere, e adesso la visuale diventa a 360°: puoi girarti su te stesso quanto vuoi, guardi sotto, in alto, di lato, ovunque intorno a te c’è Marte. Sei un marziano. E la sensazione è bellissima. Ti senti quasi a tuo agio, finalmente. La consacrazione è avvenuta, adesso puoi tornare sulla Terra. E ogni cosa che ti disturba, ti infastidisce, e devi affrontare nelle tue giornate la riduci a quello che è. C’è questo posto magnifico alla Nasa di Mountain View, a San Francisco.
Ci sono stata da poco, quando ho fatto il mio reportage (ecco il link) e poi sono stata nella Silicon Valley e ho raccontato anche quella (ecco l’altro link). Anche se su Marte l’uomo ci metterà piede solo nel dopo il 2030, penso che gli studenti americani delle high school (che fanno questa visita obbligatoriamente alla fine dell’anno), siano molto fortunati. Anche perché oggi ha esattamente quell’età l’uomo che per primo andrà su Marte tra vent’anni. Magari era di fianco a me durante la scoperta di questa sala. Magari è quello che ha trovato il sasso e se lo è portato casa, e ora lo sta mostrando a tutti.