Musica

Tying Tiffany, bionda icona indie “da esportazione”: da CSI alla Russia

Dici Tying Tiffany e ti si apre un mondo. Scrivi il suo nome sui social network e vieni sommerso da valanghe di citazioni, commenti, visualizzazioni, selfie di massa del concerto dopo. Cerchi sue foto su Google Immagini e resti inesorabilmente colpito dal fascino sensuale alternativo sì, ma al naturale, di questa ragazza dinamica, socievole e un po’ “Pazza” che si è costruita, da brava (post) punk, tutto da sé. E la sensazione è che “Tiff”, nostra cantante electro-pop da esportazione, base a Bologna e il pianeta per necessità e destino, abbia spiegato solo in parte le sue ali di Dea del nuovo rock che si balla. Intanto si è tolta qualche clamorosa soddisfazione. Alcuni suoi brani sono stati inseriti in due episodi della serie tv cult americana “CSI: Las Vegas” e “CSI: New York”. Un’altra sua canzone, “Drownin”, ha fatto parte della soundtrack del popolarissimo gioco di calcio per pc e console “FIFA 2012”. Con il progetto parallelo “T.T.L”, ha realizzato le musiche per i trailers di blockbuster hollywoodiani come “The Hunger Games”, “Battleship” e “Coriolanus“. È reduce da una doppia partecipazione al SXSW, Festival di Austin, e da un tour americano costellato di sold-out. Il suo ultimo cd, “Drop”, uscito quest’anno, è stato recensito con calore, tra gli altri, da Usa Today e dal mitico New Musical Express. Ultimamente Tying Tiffany ha sbancato persino in Russia, che non ama quindi solo gli Al Bano e i Toto Cutugno. Insomma si può uscire benissimo vivi, anzi migliori, dagli anni ottanta e novanta, se solo si trova il coraggio di mescolare new wave e dark, industrial e punk, gothic, pop sintetico e dance intelligente…

Tying, da teenager cosa ascoltavi?
Di tutto. Suonavo il basso e ballavo. Passavo dal concerto hardcore nel Centro sociale alla serata in discoteca a Riccione. E negli anni novanta lo scontro tra le due tribù era ancora aspro. Poi è fiorito il crossover tra i generi: l’elettronica è convolata a giuste nozze con quello che chiamiamo rock.

Il tuo debutto, “Undercover”, è del 2005. Tutti iniziano a parlare di te.
L’album è nato quasi per scherzo. Facevo le mie cose in camera mia, ma non pensavo affatto di pubblicarle. Sinceramente non mi sarei mai aspettata tutta l’attenzione che poi c’è stata. Non sapevo come comportarmi.

Dal 2010 sei impegnata in un neverending tour che ti ha vista protagonista nei principali club e festival globali. Hai suonato persino insieme a Iggy Pop. Che tipo è, l’iguana?
Con Iggy non ho avuto modo di interagire molto, perché in questi mega-festival è tutto sincronizzato al secondo; ma da quel poco che ho visto, ho avuto piena conferma del gran personaggio che è. Un uomo umilissimo, autoironico, alla mano, e dalla battuta folgorante. Una persona vera. Quando ti confronti con artisti dalla storia pazzesca, il loro carisma trasuda integrità e verità. Invece poi capiti in una rassegna minore, con band alle prime armi, e queste magari se la tirano all’ennesima potenza.

Cosa si prova a essere un’icona indie?
Continuo a non sentirmi nulla di tutto ciò. Per me non è cambiato niente.

Vieni da una favolosa tournée in Russia. Mi chiedo: mai che si parli della Russia “rock”. E se succede, è il solito pretesto per riparlare di Pussy Riot.
Guarda, per quello che ho visto e sentito, forse ci si è marciato un po’ troppo su questa storia. Ai miei concerti c’era di tutto: ragazzi tatuatissimi, lesbiche, gente meravigliosa dotata di una carica e un’energia esorbitante. Nonostante Putin, sono riuscita a fare roba come stage diving epocali che in Italia oggi sarebbero inservibili. Molti artisti escludono la Russia in linea di principio come posto dove andare a suonare. Eppure i russi possiedono una grande tradizione musicale popolare. Li sento molto vicini agli italiani. Anche per la situazione politica.

Tu che giri di continuo, cara Tiff, dimmi: come ti sembra il mondo della notte odierno?
Non c’è più una nazione o una generazione trainante, una nuova scena di Seattle o di Liverpool. In Rete la musica, le culture e le scene corrono talmente velocemente che è venuta a mancare ogni distinzione profonda tra i diversi territori. Quello che ti colpisce a Los Angeles lo puoi trovare benissimo anche a Copenaghen.

Su Internet sei perfettamente a tuo agio, e continui ad avere un rapporto speciale con i tuoi fans.
Sono attivissima sul web sin dai tempi di Myspace: non potendo contare su grossi budget, ho scelto fin da subito di autogestire la mia promozione. Resto in contatto con quasi tutti quelli che vengono ai miei concerti. Certo, ultimamente, tra mail, facebook, twitter, instagram, tumblr, soundcloud, è diventato un lavoro nel lavoro, che ti succhia un mucchio di tempo.

Scrivi prima le musiche oppure i testi delle tue canzoni?
Viene prima la musica. Non sono né sarò mai una cantautrice vecchio stampo. Procedo per immagini.

Ti piacciono le Femen?
Il loro messaggio è giusto, ma è il modo in cui lo propongono che non mi trova spesso d’accordo. E non perché sfoggino tette al vento. Ci mancherebbe altro. Basta non farsi strumentalizzare”.

Ti piace Renzi?
No, non mi convince. È un personaggio mediatico anche lui. Mancano i fatti.