E’ storia vecchia, che l’influenza statunitense su Centro/Sud–America e Caraibi sia una tara cronica, accentuata nel dopoguerra. Però le batoste militari prese in Corea, Vietnam e Iraq, oltre all’esposizione mediatica, targata Cia, delle manipolazioni ai fini di golpe, e conseguenti governi-fantoccio, hanno costretto l’Impero a un cambio di strategia.
I fatti di Argentina, Cile, Nicaragua, dimostrano come brutalità, torture, sparizioni di massa, alla fine siano contro producenti in un mondo che si evolve; la censura, se funziona ancora con la grande stampa e Tv nazionali, non riesce però a controllare del tutto Internet.
Oggi anche lo scatto di uno smartphone messo in rete da un privato cittadino, può compromettere anni di lavoro spesi a tessere trame destabilizzanti.
L’alternativa si basa sulle sinergie tra organizzazioni internazionali e società private, finanziate sottobanco da agenzie governative, con i soldi dei contribuenti.
(Ehm)
La ricetta New Millennium; si scelgono nazioni con problemi d’infrastrutture e bassa produttività, piene però di materie prime preziose; nel caso sud-americano, soprattutto idrocarburi e gas naturali, interrati nel sottosuolo amazzonico, e piccoli Paesi caraibici come la Giamaica, prima al mondo per la bauxite; si prendono gruppi familiari locali, legati o meno ai governi in carica, possibilmente proprietari di circuiti mediali, e tramite loro si cerca di arrivare ai posti di comando.
Lo schema è semplice: società di consulenza e progettazione, come l’Halliburton, organizza prestiti-monstre ai Paesi in via di sviluppo, offrendo compensi a governanti e intermediari; tali prestiti sono avallati da Fmi e Banca Mondiale, remunerati da sostanziosi interessi. Condicio sine qua non, è che le ditte incaricate della progettazione di dighe, autostrade, o trivellamenti, e società di servizi, vedi General Electric., siano rigorosamente statunitensi. In pratica la montagna di denaro che si muove, non lascia i confini federali, ma è solo trasferita dalle sedi degli istituti a quelle delle corporations.
I mostruosi interessi maturati negli anni, impoveriscono il welfare sociale delle nazioni, legandole mani e piedi ai creditori, che aggiungono il business di scuole e cliniche private, alla colonna dei profitti.
Il Pil del Paese in questione, ovviamente cresce, giustificando agli occhi dell’opinione pubblica benestante i corposi investimenti in atto, anche a fronte d’impatti ambientali devastanti, ai danni principalmente di tribù indigene, non interessanti ai fini dei giochi elettorali, che si rassegnano nel tempo a fornire manodopera, e prostituzione, ai lavori in corso.
In questo modo gli spargimenti di sangue, deleteri a livello immagine del sogno Americano, sono ridotti al minimo. Al posto degli obsoleti killer della Cia, modello Guerra Fredda, nuovi personaggi, mirabilmente descritti dal romanzo-verità di John Perkins: sono gli Ehm (Economic Hit Men) i sicari dell’economia, ai quali l’autore apparteneva. Codesti hanno anche il compito di manipolare statistiche e convincere gli esperti bancari a concedere i prestiti, esaltando i possibili profitti derivanti da queste operazioni.
Individui pagati dalle stesse società di servizi che si apprestano a entrare in campo, e gestire i fondi elargiti. Gli Ehm infiltrati indagano sulle debolezze degli organi territoriali, cercando di individuare in loco i possibili referenti. Se trovano sulla loro strada oppositori incorruttibili, il lavoro sporco è delegato ai sicari tradizionali, che hanno però il compito di limitare eccidi sanguinari sostituendoli con incidenti ad hoc, o sparizioni misteriose.
Sorge l’Alba
Il libro di Perkins fu pubblicato nel 2004; proprio in quell’anno, nacque, anzi sorse, l’Alba, (Alianza Bolivariana para América Latina) su iniziativa del Presidente venezuelano Hugo Chàvez e Fidel Castro, come inter scambio tra il petrolio del Venezuela e il supporto medico cubano. Nel gennaio 2006, Evo Morales, ex coltivatore di coca, fu eletto primo Presidente indigeno della Bolivia, paese alla fame, però ricco di giacimenti di gas naturale. Le sue prime riforme riguardarono l’autoriduzione dei salari di presidenza e amministrazione pubblica, la maggioranza statale del 51% sul possesso dei giacimenti di gas, la fine del latifondo con la distribuzione delle terre ai campesinos poveri, e la destinazione della maggior parte dei proventi statali del gas al welfare sociale. Ad Aprile la Bolivia aderì all’Alba.
Ai primi del 2007, Rafael Correa Delgado, economista laureato in Usa, divenne presidente dell’Ecuador, una piccola nazione, che siede però sul sottosuolo amazzonico, riserva inesauribile di petrolio. L’Ecuador era stato letteralmente spolpato dagli interessi passivi, e il greggio estratto dalle sue foreste pluviali, appannaggio per il 75% delle compagnie statunitensi.
Correa dichiarò illegali i Bond emessi dal precedente governo a tutela del prestito, facendoli crollare in Borsa, per ricomprarli due anni dopo al 35% del loro valore, emancipando così il suo Paese dal ricatto economico. Nei tre anni del suo primo mandato, ebbe il merito di ridurre l’enorme povertà, soprattutto nella capitale Quito, oggi città modello sud-americana a livello sicurezza e welfare sociale, e lungo la Sierra andina. Il petrolio contribuisce ai fondi pensione, sanità, istruzione, e programmi sociali quali la lotta al feminicidio, piaga latino-americana per eccellenza. Nel 2009 l’Ecuador aderì all’Alba, che nel frattempo aveva registrato anche le adesioni di Dominica, Nicaragua, e vari Paesi caraibici, quali Saint Vincent, Grenadine, Antigua e Barbuda.
L’appoggio esterno del Brasile garantì l’emancipazione degli Stati in questione dal Nord-America. Le attuali riconferme elettorali di Correa, Morales e quella al Fotofinish, di Dilma Rousseff non garantiscono però un futuro roseo. La pressione delle classi alte in Brasile, ai fini di un riavvicinamento con gli Stati Uniti, patrocinato dai conservatori, mette a rischio il governo in carica.
Il persistere a Cuba di un regime autoritario che reprime l’opposizione, di una censura costante su internet, e di una burocrazia avida che sfrutta il turismo, danno fiato all’anti-castrismo di Miami.
Le recenti rivolte in Venezuela, la mediocrità di Maduro, e un’inflazione oltre il 60%, mina le sorti del bolivarismo.
La crisi alimentare e il lavoro minorile in Bolivia, sono piaghe persistenti che rendono arduo il nuovo mandato di Morales.
Le proteste delle popolazioni indigene in Ecuador, contro lo sfruttamento indiscriminato dei giacimenti nel parco nazionale di Yasunì, circa tre milioni di ettari concessi alle compagnie estrattive cinesi, gettano benzina sul fuoco della stampa ecuadoriana, da sempre ostile al Presidente. Il problema-clou è il rapporto economico nei confronti della Cina. Secondo Ong, l’Ecuador deve al colosso di Pechino sette miliardi; il petrolio è l’unico modo per pagarlo.
Lo stesso Brasile, membro dei Brics, è minacciato nelle sue esportazioni dalla concorrenza cinese, più a buon mercato.
La fame energetica dei due voraci moloch Usa e Cina, non dà respiro alla giovane Alba che dovrà lottare per evitare il suo prematuro tramonto.
Flavio Bacchetta
Reporter indipendente e fotografo
Mondo - 14 Dicembre 2014
America Latina e Caraibi: l’Alba resiste al tramonto
E’ storia vecchia, che l’influenza statunitense su Centro/Sud–America e Caraibi sia una tara cronica, accentuata nel dopoguerra. Però le batoste militari prese in Corea, Vietnam e Iraq, oltre all’esposizione mediatica, targata Cia, delle manipolazioni ai fini di golpe, e conseguenti governi-fantoccio, hanno costretto l’Impero a un cambio di strategia.
I fatti di Argentina, Cile, Nicaragua, dimostrano come brutalità, torture, sparizioni di massa, alla fine siano contro producenti in un mondo che si evolve; la censura, se funziona ancora con la grande stampa e Tv nazionali, non riesce però a controllare del tutto Internet.
Oggi anche lo scatto di uno smartphone messo in rete da un privato cittadino, può compromettere anni di lavoro spesi a tessere trame destabilizzanti.
L’alternativa si basa sulle sinergie tra organizzazioni internazionali e società private, finanziate sottobanco da agenzie governative, con i soldi dei contribuenti.
(Ehm)
La ricetta New Millennium; si scelgono nazioni con problemi d’infrastrutture e bassa produttività, piene però di materie prime preziose; nel caso sud-americano, soprattutto idrocarburi e gas naturali, interrati nel sottosuolo amazzonico, e piccoli Paesi caraibici come la Giamaica, prima al mondo per la bauxite; si prendono gruppi familiari locali, legati o meno ai governi in carica, possibilmente proprietari di circuiti mediali, e tramite loro si cerca di arrivare ai posti di comando.
I mostruosi interessi maturati negli anni, impoveriscono il welfare sociale delle nazioni, legandole mani e piedi ai creditori, che aggiungono il business di scuole e cliniche private, alla colonna dei profitti.
Il Pil del Paese in questione, ovviamente cresce, giustificando agli occhi dell’opinione pubblica benestante i corposi investimenti in atto, anche a fronte d’impatti ambientali devastanti, ai danni principalmente di tribù indigene, non interessanti ai fini dei giochi elettorali, che si rassegnano nel tempo a fornire manodopera, e prostituzione, ai lavori in corso.
In questo modo gli spargimenti di sangue, deleteri a livello immagine del sogno Americano, sono ridotti al minimo. Al posto degli obsoleti killer della Cia, modello Guerra Fredda, nuovi personaggi, mirabilmente descritti dal romanzo-verità di John Perkins: sono gli Ehm (Economic Hit Men) i sicari dell’economia, ai quali l’autore apparteneva. Codesti hanno anche il compito di manipolare statistiche e convincere gli esperti bancari a concedere i prestiti, esaltando i possibili profitti derivanti da queste operazioni.
Individui pagati dalle stesse società di servizi che si apprestano a entrare in campo, e gestire i fondi elargiti. Gli Ehm infiltrati indagano sulle debolezze degli organi territoriali, cercando di individuare in loco i possibili referenti. Se trovano sulla loro strada oppositori incorruttibili, il lavoro sporco è delegato ai sicari tradizionali, che hanno però il compito di limitare eccidi sanguinari sostituendoli con incidenti ad hoc, o sparizioni misteriose.
Sorge l’Alba
Il libro di Perkins fu pubblicato nel 2004; proprio in quell’anno, nacque, anzi sorse, l’Alba, (Alianza Bolivariana para América Latina) su iniziativa del Presidente venezuelano Hugo Chàvez e Fidel Castro, come inter scambio tra il petrolio del Venezuela e il supporto medico cubano. Nel gennaio 2006, Evo Morales, ex coltivatore di coca, fu eletto primo Presidente indigeno della Bolivia, paese alla fame, però ricco di giacimenti di gas naturale. Le sue prime riforme riguardarono l’autoriduzione dei salari di presidenza e amministrazione pubblica, la maggioranza statale del 51% sul possesso dei giacimenti di gas, la fine del latifondo con la distribuzione delle terre ai campesinos poveri, e la destinazione della maggior parte dei proventi statali del gas al welfare sociale. Ad Aprile la Bolivia aderì all’Alba.
Ai primi del 2007, Rafael Correa Delgado, economista laureato in Usa, divenne presidente dell’Ecuador, una piccola nazione, che siede però sul sottosuolo amazzonico, riserva inesauribile di petrolio. L’Ecuador era stato letteralmente spolpato dagli interessi passivi, e il greggio estratto dalle sue foreste pluviali, appannaggio per il 75% delle compagnie statunitensi.
Correa dichiarò illegali i Bond emessi dal precedente governo a tutela del prestito, facendoli crollare in Borsa, per ricomprarli due anni dopo al 35% del loro valore, emancipando così il suo Paese dal ricatto economico. Nei tre anni del suo primo mandato, ebbe il merito di ridurre l’enorme povertà, soprattutto nella capitale Quito, oggi città modello sud-americana a livello sicurezza e welfare sociale, e lungo la Sierra andina. Il petrolio contribuisce ai fondi pensione, sanità, istruzione, e programmi sociali quali la lotta al feminicidio, piaga latino-americana per eccellenza. Nel 2009 l’Ecuador aderì all’Alba, che nel frattempo aveva registrato anche le adesioni di Dominica, Nicaragua, e vari Paesi caraibici, quali Saint Vincent, Grenadine, Antigua e Barbuda.
L’appoggio esterno del Brasile garantì l’emancipazione degli Stati in questione dal Nord-America. Le attuali riconferme elettorali di Correa, Morales e quella al Fotofinish, di Dilma Rousseff non garantiscono però un futuro roseo. La pressione delle classi alte in Brasile, ai fini di un riavvicinamento con gli Stati Uniti, patrocinato dai conservatori, mette a rischio il governo in carica.
Il persistere a Cuba di un regime autoritario che reprime l’opposizione, di una censura costante su internet, e di una burocrazia avida che sfrutta il turismo, danno fiato all’anti-castrismo di Miami.
Le recenti rivolte in Venezuela, la mediocrità di Maduro, e un’inflazione oltre il 60%, mina le sorti del bolivarismo.
La crisi alimentare e il lavoro minorile in Bolivia, sono piaghe persistenti che rendono arduo il nuovo mandato di Morales.
Le proteste delle popolazioni indigene in Ecuador, contro lo sfruttamento indiscriminato dei giacimenti nel parco nazionale di Yasunì, circa tre milioni di ettari concessi alle compagnie estrattive cinesi, gettano benzina sul fuoco della stampa ecuadoriana, da sempre ostile al Presidente. Il problema-clou è il rapporto economico nei confronti della Cina. Secondo Ong, l’Ecuador deve al colosso di Pechino sette miliardi; il petrolio è l’unico modo per pagarlo.
Lo stesso Brasile, membro dei Brics, è minacciato nelle sue esportazioni dalla concorrenza cinese, più a buon mercato.
La fame energetica dei due voraci moloch Usa e Cina, non dà respiro alla giovane Alba che dovrà lottare per evitare il suo prematuro tramonto.
Articolo Precedente
Elezioni Giappone, exit poll: Shinzo Abe conquista i due terzi dei seggi
Articolo Successivo
Ernesto Guevara jr, la ‘Poderosa’ e il turismo guerrigliero
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Da telefonata Trump-Putin primo passo per la pace: stop attacchi a linee energetiche. “Tregua? Basta armi a Kiev”. Scholz-Macron: “Noi continueremo a inviarle”
Politica
Meloni sminuisce il piano di riarmo Ue: ‘Un annuncio roboante rispetto a realtà’. E attacca: ‘Chi parla di tagli al welfare inganna i cittadini’
Zonaeuro
Von der Leyen spinge l’Ue verso lo scontro con la Russia: “Se vuole evitarlo, si prepari alla guerra”
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.