Per una volta una assemblea si è conclusa all’insegna dell’unità di intenti e della condivisione di progetti futuri.
Ci riferiamo all’assemblea nazionale di Articolo21 e alla decisione di costruire una sorta di rete che tenterà di “Illuminare le periferie del mondo”, favorendo la riemersione dal “nero mediatico e politico” di mondi, temi e personaggi spesso oscurati perché considerati non graditi allo “spirito del tempo” o alle ragioni della raccolta pubblicitaria.
Questa rete riunirà siti, blog, associazioni che, in vario modo e con linguaggi diversi e che tali vogliono restare, già cercano di dare spazio a temi quali le guerre cancellate, le spese militari, il femminicidio, la violenza contro le donne, le forme di contrasto alla esclusione sociale, al razzismo, alla xenofobia, la denuncia contro le morti sul lavoro, i delitti ambientali…
La qualità delle prime adesioni spiega il senso del progetto meglio di qualsiasi altra considerazione: Liberainformazione, Tavola della Pace, Rete delle Reti, Riccardo Noury (Amnesty Italia), Andrea Iacomini (Unicef), Rivista San Francesco, il mensile Confronti, l’associazione familiari vittime dell’ amianto di Casale Minferrato, Giulio Vasaturo dello Sportello antiquerele, l’Osservatorio dei Tg, il premio Roberto Morrione, Premio Luchetta…e l’elenco è in continuo aggiornamento.
Peraltro alcune delle adesioni vengono da associazioni e da persone che già scrivono su questo libero spazio che ci ha offerto la piattaforma del Fatto.
Insieme cercheremo di darci un coordinamento, di promuovere periodiche campagne civili con l’obiettivo di sostenere e di dare visibilità e forza a chi rischia di essere condannato al silenzio e all’oscuramento, e non a caso su questo tema hanno richiamato l’attenzione Lirio Abbate, Graziella Di Mambro e Francesca Barra, giornalisti che non hanno esitato a denunciare mafia e malaffare e che, anche per questo, hanno ricevuto il nostro premio dedicato al ricordo di Paolo Giuntella e di Federico Orlando.
Raccogliendo il loro appello ci sembrerebbe giusto dedicare la prima campagna comune alla denuncia della legge bavaglio camuffato da legge sulla diffamazione. Il testo, arrivato ora in terza lettura alla Camera, rischia di essere ulteriormente peggiorato.
Non solo restano le multe, non solo si equiparano i nuovi media a quelli tradizionali, ma addirittura nulla si prevede in materia di “querele temerarie ” e cosí continuerà la campagna di intimidazione verso quei cronisti che ancora osano “Illuminare” le tante discariche della malapolitica. Il tutto viene nascosto sotto la bandiera della abrogazione del carcere per i giornalisti, peraltro chiesto in modo formale delle istituzioni europee.
Se il Parlamento volesse potrebbe recepire queste indicazioni e buttare tutto il resto. Nell’attesa sarà meglio promuovere una grande campagna e chiedere l’affossamento della proposta, perché quello che non ci piaceva ieri, sotto i governi Berlusconi, non c’è motivo alcuno per farselo piacere oggi.