Dopo le elezioni del 25 maggio alcuni parlamentari sono andati a Strasburgo. E i "nuovi" sono stati scelti ancora con la "porcata" di Calderoli. Ma secondo diversi costituzionalisti (da Guzzetta a Sorrentino) il meccanismo da seguire sarebbe dovuto essere quello del Consultellum. I democratici avrebbero quindi 4 seggi in meno
Non solo 148 parlamentari “abusivi”” perché prodotto del premio di maggioranza ritenuto dalla Consulta “incostituzionale” (e tra loro c’è anche il ministro Maria Elena Boschi). Ma ora anche altri 7 che a Montecitorio potrebbero essere ritenuti “illegittimi”. Si tratta dei deputati subentrati dopo l’elezione all’Europarlamento di Alessandra Moretti, Alessia Mosca, Simona Bonafé, Enrico Gasbarra, Pina Picierno, Massimo Paolucci, Kashetu Cecile Kyenge. Da settimane la giunta per le elezioni della Camera discute della convalida dei 630 parlamentari “ai fini di una verifica sui profili della sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014”. Una discussione all’ultimo codicillo che complica ancor più lo scenario al punto che nel bel mezzo della seduta del 22 ottobre il berlusconiano Ignazio Abrignani ha preso la parola e si è concesso la seguente precisazione: “Da quanto ci ha esposto il professore Guzzetta, emergono una serie di situazioni limite che certamente la sentenza ha complicato più che risolvere, o, perlomeno, ha deciso lasciando però dei punti ambigui o dei punti oscuri”.
E fra i punti “oscuri” c’è anche la questione sollevata dal M5s sui 7 subentri dopo le Europee che hanno seguito ancora i meccanismi del Porcellum e non il modello di legge elettorale ridisegnato dalla Consulta, il proporzionale puro senza premio di maggioranza. In questo modo, lamentano i deputati Cinque Stelle, il Pd ha ottenuto 4 seggi di troppo perché non si sarebbe applicata la ripartizione proporzionale. Se si fosse applicato il Consultellum, la ripartizione sarebbe stata la seguente: 3 Pd, 2 M5s, 2 Forza Italia. I parlamentari che potrebbero essere in parte “in bilico” a questo punto sono sette: Paolo Rossi, Emiliano Minnucci, Camilla Sgambato, Anna Maria Carloni, Francesco Prina, Giuseppe Romanini, Vanessa Camani.
La questione sollevata dai grillini è stata confermata anche da autorevoli costituzionalisti, come Giovanni Guzzetta, che insegna istituzioni di diritto pubblico all’università di Tor Vergata di Roma, ex capo di gabinetto di Brunetta ministro e non certo simpatizzante del M5s. Stesso orientamento quello dei colleghi Federico Sorrentino, Saverio Regasto, Claudio De Fiores e Lorenzo Spadacini. Tutti concordi nel dire che “sulla proclamazione di subentranti a deputati cessati dal mandato si applica la decisione della Corte”. Dunque, la legge elettorale che esce fuori dalla sentenza della Consulta dello scorso gennaio. Altrimenti, sottolinea il professore Sorrentino, “se voi fate subentrare il primo dei non eletti, applicata la legge dichiarata incostituzionale”. Del resto, rincara Guzzetta, “sicuramente, con riferimento ai subentranti, mi sembra difficile che si possa dichiarare non applicabile la sentenza della Corte”.
Sono stati auditi 7 autorevoli costituzionalisti, e fra questi anche il professore Massimo Luciani, stretto collaboratore del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, il quale insieme alla professoressa Angela Nicotra (docente di diritto costituzionale all’università di Catania), ha dissentito dalla maggioranza dei colleghi intervenuti a Montecitorio. Luciani ha messo a verbale che si può procedere alla convalida complessiva dei 630 parlamentari, e per i 7 subentri è possibile applicare il Porcellum. Il motivo? “Potete legittimarvi facendo un buon lavoro parlamentare…”.