“No Jobs Act!“. Sotto, un pugno chiuso. Lenny Bottai, 37 anni, pugile livornese e “campione del popolo” (come si definisce), è salito sul ring dell’MGM di Las Vegas indossando una maglietta rossa contro la riforma del lavoro del governo Renzi.
Un messaggio chiaro quello dell’atleta toscano che non ha mai nascosto le sue idee politiche, ribadite anche la scorsa sera prima del gong di inizio della semifinale mondiale dei Superwelter Ibf, nella quale ha affrontato lo statunitense Jermall Charlo, 24 anni di Houston. Il combattimento però non ha avuto storia: Bottai è finito ko al terzo round e ha visto svanire il sogno di arrivare in finale.
“Dalla dressing room rassicuro tutti. Sto benissimo – ha scritto il pugile sulla sua pagina Facebook dove ha anche pubblicato la fotografia con indosso la t-shirt – ho mandato anche in c… il dottore che mi ha chiesto dove sono. Quindi sono io. È andata come forse era preventivabile doveva andare. La boxe è dura, qui di più. Lo so io, lo sanno quelli che giudicheranno da una comoda sedia ed una tastiera. Avversario di altra categoria, in tutti i sensi. Stamattina al secondo controllo era già 74,4. Stasera chissá quanto. Io la guerra so fare, quella faccio. Il fioretto – ha detto ancora Bottai – non mi viene e non sono venuto qui a fare le riprese altrimenti forse sarebbe andata diversamente. È stata in ogni caso una grande esperienza, spero di aver trasmesso qualcosa anche nella mia sconfitta. Vi abbraccio tutti”.