Mentre il Movimento Cinquestelle, unica speranza italiana di altra/buona politica degli ultimi anni, si vanifica tra il cannibalismo dei suoi guru G&C (affetti come Saturno del viziaccio di mangiarsi i propri figli), la sottomissione acquiescente di troppi eletti (affetti da vassallaggio psicologico nei confronti di chi controlla i meccanismi elettivi) e beghe incomprensibili sui rimborsi spese, vale la pena prestare attenzione a quanto avviene altrove. Ci aiutano a farlo due ragazzi simpatici e un po’ ribaldi – Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena – che stanno andando in giro alla ricerca di esperimenti sorgivi nel riorganizzare la politica. L’avevano fatto l’altro anno in Grecia con “Syriza”, lo fanno ora in Spagna con “Podemos!”. Sempre per l’editore romano Alegre.
In questo momento il partito guidato da Pablo “Codino” Iglesias è quanto di più nuovo e in crescita l’asfittico panorama europeo possa offrire: ha conquistato l’8% alle scorse europee partendo da zero e i sondaggi lo segnalano in via di superare gli stessi socialisti iberici. Ma – al di là dei dati – a noi italiani potrebbero interessare alcuni aspetti “sostanziali” di un’esperienza ancora in formazione.
- anche Podemos considera superata la distinzione destra/sinistra (cui preferisce quelle sopra/sotto, dentro/fuori), ma ciò dipende dalla presa d’atto dei fenomeni collusivi con la destra che hanno definitivamente screditato la tradizionale sinistra organizzata. Ben lontano da tale scelta l’intento (alla Casaleggio) di acchiappare voti dappertutto cavalcando ogni forma di protesta, financo la più becera (tipo il terrorismo anti-immigrati che mette Beppe Grillo in competizione con Matteo Salvini: scontro tra due borghesi piccoli, piccoli);
- I “nuovi” spagnoli utilizzano sistematicamente pure loro la Rete, ma senza il feticismo inoculatosi (grazie al semplificazionismo da consulenza milanese) tra i Cinquestelle. In effetti la rete consente soltanto espressioni binarie sì/no, funzionali a pratiche referendarie, non per articolare analisi riflessive su fenomeni complessi. Del resto dovrebbe essere chiaro cosa si può chiedere effettivamente al web: circuitazione di informazioni e messaggi mobilitanti. Non certo clik-democracy diretta o altri velleitarismi tipo il crowdsourcing (perfino la strombazzatissima Net-Costituzione islandese è stata approvata da un passaggio parlamentare nella logica della democrazia rappresentativa). Ormai risulta sufficientemente chiaro che la forma-partito del Terzo Millennio nascerà da un’intelligente ibridazione tra la potenza connettiva dell’ICT (le nuove tecnologie della comunicazione) e il recupero dell’efficacia relazionale della politica radicata nei luoghi. Difatti Podemos ha già fatto sorgere in un anno la bellezza di 1.500 circoli territoriali.
- Resta il problema della leadership. La brutta parola che in casa M5S non si deve pronunciare (l’ipocrisia dell’uno vale uno, smascherata dall’autoritarismo del proprietario del marchio che sbatte fuori i dissidenti al grido di “fuori dai c.”), che i cugini spagnoli affrontano onestamente; non nascondendosi quanto Pablo Iglesias sia ingombrante, oltre che efficace nei confronti diretti (a differenza di Grillo, che funziona solo nei monologhi). Probabilmente in una fase di avvio, in un contesto altamente mediatizzato quale l’attuale,non si può fare a meno di una leadership personalizzata. Lo stesso vale per i greci con Alexis Tsipras. Resta il pericolo che diventi irreversibile la struttura a “partito personale” (un incancrenimento che in Italia sembra ormai avvenuto). Ad Atene e a Madrid se ne è consapevoli e si va alla ricerca di soluzioni. Da noi si occulta il problema.
Queste le indicazioni ricavate dalla scorribanda di Matteo e Giacomo. Che potrebbero essere davvero utili per ritrovare il necessario protagonismo dell’altrapolitica, mentre il renzismo scivola nell’entropia e le collusioni evidenziate dai recenti scandali romani rivelano situazioni comatose e necrotizzazioni del tessuto politico inquietanti.
Bisognerà ripartire rapidamente. Del resto, come dice il sempre generoso Moni Ovadia nella prefazione al libro dei miei amici, “podemos, tambien nosotros”.