Dal 18 dicembre al 22 marzo 2015 l’appuntamento è con "Zero", la prima grande retrospettiva allestita nel cuore del quartiere romano di Testaccio, a La Pelanda, Centro di Produzione Culturale
Renato Zero non è semplicemente un cantautore. Per i suoi fan storici, i “sorcini”, è uno di famiglia, una sorta di fratello maggiore, autentico, affettuoso, protettivo, irriverente. Probabilmente perché, in tempi culturalmente più difficili, con le sue canzoni e i suoi travestimenti ha sfidato le convenzioni sociali e l’opinione pubblica, ponendosi come baluardo della libertà di essere se stessi. Proprio per i suoi “sorcini”, che lo seguono da più di quarant’anni, e per tutti quelli che amano le sue canzoni, dal 18 dicembre al 22 marzo 2015 l’appuntamento è con “Zero“, la prima grande retrospettiva che racconta la vita e l’arte di Renato. La mostra sarà allestita nel cuore del quartiere romano di Testaccio, a La Pelanda, Centro di Produzione Culturale, in collaborazione con il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Sei ambienti ad alta tecnologia raccoglieranno documenti inediti, suoni, immagini, musica, costumi e cimeli. Un allestimento monumentale e multisensoriale per raccontare un artista che ha segnato la storia della canzone italiana. Attraverso materiale inedito, si potranno rivivere travestimenti, battaglie e metamorfosi di Renato Zero, compiendo un viaggio nella parte ancora sconosciuta del suo pianeta.
A partire dagli anni Sessanta, quando “sui suoi zatteroni, tra sogno e degrado, palco e periferia”, quel ragazzo dalla mente libera, senza pregiudizi né tessere di partito, entrava nel Piper, lo storico locale romano di via Tagliamento, apprendendo i “trucchi” del mestiere e cominciando a costruire il suo personaggio. Poi nel 1973 arriva l’esordio discografico con l’album No! Mamma, no!. È da quel momento che l’eccentrico Renato, grazie ai suoi travestimenti, agli atteggiamenti ambigui e ai temi delle sue canzoni, ha iniziato a far breccia nel cuore della gente, sfidando gli occhi indiscreti e scandalizzati di un’Italia non ancora pronta a personaggi irriverenti come lui. Ma soprattutto spiazzata davanti alle canzoni che arriveranno poco dopo: Il triangolo, Mi vendo, Sbattiamoci.
In un Paese in continuo cambiamento, tra vizi, virtù e contraddizioni, negli anni Settanta Zero si è ritagliato il suo spazio nella musica e nello spettacolo senza cedere agli sguardi inquisitori. Con i suoi successi, Il cielo, Amico, Il carrozzone, ha scalato le classifiche e conquistato intere generazioni. Nel corso della sua carriera ha vissuto anche momenti difficili, soprattutto intorno alla metà degli anni Ottanta quando la sua popolarità ha conosciuto un momento di stallo. Ma alla fine, grazie ai “sorcini” che gli sono rimasti sempre accanto, Renato si è rialzato ed è tornato al successo. E ha trovato il rilancio definitivo al Festival di Sanremo del 1991 con Spalle al muro, brano scritto per lui da Mariella Nava. Da quel momento non si è più fermato: dal progetto Fonopoli, nato per dare spazio e voce ai giovani, agli stadi, dai palasport alle piazze. Sempre un pienone di vecchi e nuovi “sorcini”. Sì, perché la “zerofollia” è una sindrome contagiosa, che si trasmette dai genitori ai figli, di generazione in generazione. Ecco perché oggi ai suoi concerti si possono trovare persone dai 5 ai 90 anni.
Proprio per questa sua trasversalità generazionale, alla mostra è stata affiancata un’iniziativa dedicata agli adolescenti, promossa dall’associazione culturale Fonopoli: si tratta del concorso Zero in letteratura – percorsi poetici e sociali di Renato Zero. Il progetto è rivolto ai ragazzi delle scuole superiori di Roma e provincia che, fino al 31 gennaio, potranno analizzare i testi di alcuni suoi brani, scelti tra quelli proposti, attraverso un commento scritto o un’elaborazione visiva, un disegno o un lavoro informatico. Le canzoni e le tracce sono legate a temi di attualità dai molteplici risvolti sociali: La favola mia – Le nostre maschere, essere ed apparire, La tua idea – Disagi e opportunità nel mondo dei giovani, Dal mare – Storie di immigrazione e politiche di accoglienza, Immi Ruah – Ecumenismo e dialogo interreligioso e Qualcuno mi renda l’anima – I rischi della condizione infantile.
Gli elaborati saranno valutati da un comitato composto da Vincenzo Incenzo, scrittore e paroliere che da anni collabora con Zero, dal giornalista Malcom Pagani e dal condirettore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio. Il vincitore e l’istituto superiore di appartenenza riceveranno due premi dal valore di 1000 euro ciascuno. Sarà Renato stesso a premiarli, dando il via a una nuova generazione di “sorcini”.