Bisogna ancora parlare di donne. Le cronache dei giornali sono pieni di omicidi di genere. Chiamarli femminicidi o meno non cambia la sostanza delle cose. Si parla anche troppo delle donne perché un giorno se ne parli meno, soprattutto per quel che riguarda le violenze, domestiche e non. Ma parlare e ragionare, raccontare e scrivere di donne, come fa da tanti anni (tredici con sede a Calenzano, comune alle porte di Firenze) il gruppo Teatro delle Donne, non significa soltanto, sarebbe molto riduttivo, descrivere aggressioni e minacce, stalking e percosse familiari. Anche. Ma c’è tutto un mondo attorno, complesso, complicato, inesplorato, insondabile, e per questo generatore di incomprensioni e tensioni tra i sessi. Ci vuole informazione per non dover, in futuro, più parlare di fenomeni o di emergenze.
Al Teatro Manzoni, una vera e propria bomboniera di neanche novanta posti, le donne dirigono, recitano, organizzano. Tra tutte loro ha trovato casa e residenza artistica la penna fine di Stefano Massini che ogni anno inanella una serie di successi e consensi sempre più ampi. Quest’anno il drammaturgo, e regista, fiorentino ha in stagione il debutto del suo “7 minuti” per la regia di Alessandro Gassman ed in scena Ottavia Piccolo, e la sua trilogia della “Lehman Brothers”, diretta da Luca Ronconi che a fine gennaio, con un cast d’eccezione, vedrà la luce nel massimo teatro italiano, il Piccolo di Milano, culla di Strehler, dove Massini molti anni fa, non immaginandosi nemmeno questo momento, cominciò la sua avventura come aiuto regia del Maestro.
La Sandrelli sarà in “Tale madre, tale figlia” (10, 11 gennaio), di Laura Forti, per entrare in quel rapporto, amoroso e conflittuale, che si genera tra due diverse generazioni di donne, l’una che guarda all’altra come era, la seconda che, in molti casi, tutto vorrebbe diventare da grande tranne che come la genitrice. La coppia Ragonese e Luisa Cattaneo entrano dentro la vicenda dell’uccisione della reporter Rai Ilaria Alpi con “African Requiem” (22 gen), tema che lo stesso Massini aveva già affrontato con “Lo schifo” con la recentemente scomparsa Lucilla Morlacchi. Argomenti tosti, che non lasciano indifferenti, impegno sociale, civile. Si parla di donne ma non di temi femminili. Altri nomi in cartellone: Marion D’Amburgo e Silvia Frasson.
Tra tutte queste figure di donne uno spettacolo ed un attore che parlano della figura per eccellenza maschile. “La parola padre” (18 aprile) dei Cantieri Koreja di Lecce, testo e regia di Gabriele Vacis, dove sei donne, di nazionalità italiana, bulgara, macedone e polacca, portano il loro vissuto e la loro autobiografia in relazione alla figura del padre, a volte tarpante, ingombrante o protettiva. E Saverio La Ruina con il suo nuovo testo “Polvere” (28 marzo) dove autore e attore di testi come “Dissonorata” o “La borto” sviscera il rapporto a due dentro le quattro mura domestiche, le scuse, le giustificazioni, le cose non dette, appunto la polvere che troppo spesso finisce sotto il tappeto. La stagione si chiude con la novità “Shenzen significa inferno” (dal 7 al 17 maggio) che la prolifica scrittura massiniana affida, in prima nazionale, alla cura di Luisa Cattaneo che sarà la voce delle donne cinesi di una delle più grandi fabbriche d’assemblaggio componenti per smartphone del mondo che da lavoratrici si trasformano ben presto in schiave.
Le tournée di “Tale madre, tale figlia”: a gennaio il 10-11 Calenzano, il 17 a Montalcino; a febbraio il 26 a Monte Urano, Ferrara, il 27 a Pollenza, Macerata; a marzo: 1 Pergola, Pesaro-Urbino; 4 Porteferraio, Isola d’Elba; 7 Montemurlo; 8 Vicchio; 10 Sansepolcro; 13 Frascati; 14 Cassano allo Ionio, Cosenza; 20 Altopascio; 21 Cecina.
“African Requiem”: a gennaio il 22 Calenzano; il 24 Lecco; il 25 Cirié, Torino; l’1 febbraio a Civitanova Marche.
Teatro delle Donne, Teatro Manzoni di Calenzano