C’è un importante ex dirigente della Cassa di risparmio di Cesena indagato nell’inchiesta della procura della Repubblica di Forlì, che lunedì 15 dicembre ha inviato alla sede dell’istituto bancario romagnolo gli uomini della Guardia di finanza. Le fiamme gialle di Cesena, comandate dal capitano Arturo Tavani, affiancate da quelle del Nucleo Speciale di polizia valutaria arrivate da Milano (e competenti nelle materie di vigilanza bancaria), comandate dal colonnello Gabriele Procucci, si sono presentate su mandato del procuratore capo di Forlì, Sergio Sottani. Sono rimaste a lungo negli uffici, hanno acquisito molti documenti e potrebbero ancora tornare nei prossimi giorni per terminare il loro lavoro. Il magistrato ha infatti aperto una inchiesta per i due reati di false comunicazioni sociali e ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia. L’indagine (ancora in fase embrionale e le ipotesi di reato tutte da verificare), nasce a seguito di una ispezione fatta dagli uomini di Palazzo Koch risalente al 2013 da cui sarebbero emerse alcune ipotesi di irregolarità.

Tra i molti documenti che la Guardia di Finanza ha acquisito presso la direzione generale della Cassa di Risparmio di Cesena ci sono anche quelli relativi alla distribuzione dei dividendi per l’esercizio 2012. Secondo quanto segnalato dagli ispettori di Bankitalia, agli azionisti sarebbero stati infatti distribuiti dividendi per 1,9 milioni di euro sulla base di un bilancio che non avrebbe tenuto conto della svalutazione che gli immobili di proprietà della Banca avevano subito a causa della crisi economica e immobiliare.

Sempre a Cesena, altri uomini delle Fiamme gialle hanno acquisito documentazione anche nella sede di un altro istituto bancario del territorio, la Banca Romagna Cooperativa. Il tutto nell’ambito di un’altra indagine della procura della Repubblica nata sempre da una ispezione della Banca d’Italia del 2013. La Brc, nata nel 2008 dalla fusione di Banca Romagna Centro e Bcc Macerone, è stata commissariata nel novembre 2013 e i commissari inviati dalla Banca d’Italia, Claudio Giombini e Franco Zambon, avevano collaborato con la Guardia di finanza fornendo materiale relativo alle gestioni precedenti il commissariamento.

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