Secondo un rapporto del gruppo antimolestie Harassmap, diffuso dalla stampa egiziana la settimana scorsa, il 95,3 per cento delle donne del Cairo ha subito molestie sessuali, molto spesso in pieno giorno, mentre camminavano o erano a bordo dei mezzi di trasporto pubblico della capitale.
Questo risultato emerge da un questionario distribuito a 300 donne e 150 uomini residenti nel territorio metropolitano della Grande Cairo. Il 77,3 per cento degli uomini ha ammesso di aver fatto molestie sessuali.
Fa riflettere la diversa definizione, emersa dai focus group organizzati da Harassmap, che le donne e gli uomini danno delle molestie sessuali: per le prime, comprendono anche i gesti osceni, le espressioni verbali scurrili, i pedinamenti e gli inseguimenti; per i secondi, si limitano all’aggressione fisica, altrimenti è semplicemente un “provarci”.
L’81,8 per cento delle donne si è sentito ferito o disgustato dall’esperienza della molestie sessuali: azioni non contrastate nel momento in cui accadevano (solo il 17,7 per cento degli intervistati ha detto di essere intervenuto per difendere le donne) né perseguite sul piano penale (per il timore di essere stigmatizzate sul piano sociale e familiare, poche donne hanno denunciato i molestatori).
I risultati della ricerca di Harassmap riflettono quelli di un altro studio, pubblicato quest’anno dal Centro di ricerche sociali dell’Università americana del Cairo e dal gruppo delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, sull’incidenza delle molestie sessuali nei quartieri di Ezbet al-Haggana, Mansheyet Nasser e Imbaba.
L’80 per cento delle donne intervistate ha riferito di aver subito molestie sessuali.
Le risposte sulle cause delle molestie sessuali sono sconfortanti (ma non particolarmente nuove anche dalle nostre parti): per l’85 per cento degli intervistati, le molestie sessuali sono incoraggiate dalle donne, dal modo in cui vestono o per come “camminano”. Non poche sono le donne che si colpevolizzano per le molestie, mentre altre risposte le attribuiscono alla disoccupazione, all’assenza di sicurezza, alla droga, ai mezzi d’informazione e alla mancanza di educazione religiosa.
Dopo lo scandalo degli stupri di gruppo e della violenza sessuale di massa in piazza Tahrir e nei suoi dintorni durante le periodiche manifestazioni e i raduni per gli anniversari della rivoluzione del 25 gennaio 2011, le autorità egiziane non riescono ancora a eliminare questa piaga. La nuova legge è vista con scetticismo, le condanne sono ancora poche. Le donne del Cairo continuano ad aver paura.