La direttrice Rossella Orlandi ha detto che la decisione "dispiace" anche perché dopo il rientro della holding di Prada "molti gruppi stanno valutando di tornare". E ancora: "In Germania ci sono aliquote come le nostre ma nessuno immagina che la Mercedes vada via"
“Credo che nessuno abbia immaginato che la Mercedes possa andare via dalla Germania”. E’ in questa frase tranchant il giudizio di Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle Entrate, sulla scelta di Fiat, dopo la fusione con Chrysler, di trasferire la sede legale in Olanda e soprattutto prendere residenza fiscale a Londra, dove le tasse sui profitti di impresa sono molto più basse che in Italia. Alla richiesta di un giudizio sul rapporto delle multinazionali con il fisco italiano Orlandi ha detto che “c’è libertà di spostare la propria sede dove si ha l’attività” ma “dopo il rientro del gruppo Prada (che alla fine dello scorso anno ha regolarizzato la propria posizione pagando alle Entrate 400 milioni e ha riportato in Italia la holding, ndr) ce ne sono altri che stanno valutando di ritornare”.
Poi la stoccata alla Fca guidata da Sergio Marchionne, finita nei giorni scorsi al centro di accese polemiche per le indiscrezioni, poi smentite, sulla possibilità che anche la residenza fiscale di Ferrari venisse trasferita lontano dall’Italia. La scelta di Fiat “ci spiace“, anche se “ha spiegato le ragioni. Ma certo, anche dopo la vicenda del Lussemburgo (lo scandalo LuxLeaks, ndr) e con la maggiore attenzione che c’è a livello europeo (l’Ecofin ha appena varato nuove norme per impedire ai gruppi multinazionali di eludere il fisco, ndr) ci sono vari segnali di rientro. Serve orgoglio di appartenenza”. Orgoglio che, secondo Orlandi, alcune aziende straniere dimostrano più delle italiane: “In Germania ci sono le aliquote come quelle italiane eppure non credo che nessuno abbia immaginato che la Mercedes possa andare via dalla Germania”.
Orlandi, nel corso di un convegno a L’Aquila su corruzione e legalità, ha anche parlato degli attesi decreti sull’abuso del diritto e la riforma delle sanzioni penali tributarie, auspicando che si mantengano tempi più lunghi per la decadenza per l’evasione fiscale che ha risvolti penali. “Bisogna prevedere un allungamento dei tempi per le ipotesi di evasione più insidiose: se non il raddoppio per tutte le tipologie almeno un allungamento, così che si permetta di avere il tempo necessario per evitare che accertamenti complessi vengano vanificati dai tempi di prescrizione”. Ma le bozze di decreto sull’abuso di diritto prevedono che il raddoppio – introdotto da un decreto del 2006 – scatti solo se le Entrate hanno fatto denuncia alla Procura entro i termini ordinari di decadenza.