Nella riforma delle Province del governo Renzi, a rimetterci potrebbero essere soprattutto i dipendenti, che con i previsti tagli ai costi del personale rischiano di trovarsi a casa da un giorno all’altro. L’allarme lo lanciano i lavoratori della Provincia di Parma, che con i sindacati lunedì 15 dicembre hanno occupato la sede dell’ente per un’assemblea di due ore in cui hanno espresso la loro preoccupazione per il futuro. I numeri per ora sono solo stime, ma a Parma si parla di circa 200 persone che rischiano un posto di lavoro garantito da anni da un contratto firmato con lo Stato, a cui hanno avuto accesso tramite concorso pubblico. I sindacati Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl guardano con apprensione al 16 dicembre, quando a Roma sarà votato un emendamento che potrebbe compromettere la stabilità finanziaria degli enti provinciali. A Parma la sforbiciata prevista è di oltre il 15 per cento sul bilancio e ciò significa che a farne le spese saranno la liquidità dell’ente, gli stipendi dei lavoratori che non avranno copertura per tutto il 2015, ma anche lo stesso livello occupazionale.
Per questo, dopo un primo confronto con l’amministrazione provinciale, i rappresentanti delle sigle hanno chiesto una revisione delle posizioni organizzative e del salario accessorio per garantire a tutti almeno il salario tabellare, ripartendo equamente i sacrifici imposti, e hanno organizzato un presidio nella sede della Provincia. “Vogliamo chiarezza sul futuro dei lavoratori – ha spiegato Matteo Casetti di Fp Cisl – chiediamo all’amministrazione che venga fatto un percorso condiviso e trasparente per garantire l’occupazione e le professionalità dell’ente”.
La manifestazione avrebbe dovuto svolgersi in concomitanza con l’assemblea provinciale dei sindaci, per portare le istanze dei lavoratori anche agli amministratori del territorio, ma la seduta alla fine è slittata alla settimana successiva. Il presidente della Provincia Filippo Fritelli però ha fatto sapere che “vi è la totale disponibilità ed attenzione a dialogare con le organizzazioni sindacali per avviare un processo di revisione e redistribuzione dei carichi e delle competenze di questo ente, oltre che un processo di eventuale mobilità di dipendenti verso gli altri enti del territori”.
La situazione di Parma rispecchia quella delle altre province dell’Emilia Romagna. Molti dei lavoratori in esubero dagli enti riformati dovrebbero essere riassorbiti da altre pubbliche amministrazioni, “ma la Regione – spiega Salati di Fp Cgil – ha già fatto sapere che non potrà farsi carico dell’onere totale perché rischierebbe il default”. I sindacati hanno chiesto l’apertura di un tavolo in prefettura e hanno chiesto al consigliere provinciale Paolo Bianchi, delegato al Personale, di promuovere un’azione da parte della Provincia per attivare un protocollo a livello territoriale in cui si coinvolgano tutti gli enti pubblici, per attingere al personale dell’ente prima di indire concorsi. Intanto si attende che da Roma arrivino indicazioni più chiare sul destino delle Province e dei loro dipendenti. “Oggi non siamo ancora in grado di valutare pienamente gli effetti del decreto sul personale – ha dichiarato Bianchi – perché mancano dei tasselli importanti: la legge delega del governo e il riordino della Formazione professionale e dei servizi per il lavoro e quello delle forze di polizia. Inoltre non si conosce chi dovrà gestire le materie delegate, poiché ancora la Regione non l’ha definito. E le funzioni trasferite dovrebbero portarsi dietro il personale. La legge di stabilità, dovrebbe anche prevedere dei prepensionamenti con la normativa pre-Fornero, e aspettiamo la Conferenza Stato – Regioni sulle funzioni. Quanto richiesto dai dipendenti potrà essere utilizzato per garantire almeno il salario tabellare.”