Migliaia di giovani – e meno giovani – italiani arrivano ogni mese a Londra. In molti per rimanerci, altri per starci pochi mesi, altri ancora, invece, spesso tornano nel Belpaese, il più delle volte con la coda fra le gambe. Una realtà variegata, che va dai lavapiatti ai manager della finanza, una moltitudine un po’ “schizofrenica”, come ora un nuovo documentario prodotto da un giovane regista italiano, il siciliano Luca Vullo, vuole rappresentare. Cervelli in fuga, chiaro, ma non solo. Se questa definizione viene spesso usata in modo improprio e se la realtà è molto più complessa di come la si possa rappresentare sui giornali, questo giovane regista e documentarista, emigrato a Londra da Caltanissetta due anni fa, cerca proprio di spezzare gli stereotipi.
“La mia è una ricerca per cercare di capire che cosa stia succedendo qui a Londra – spiega – e come stiano nella capitale britannica gli italiani che hanno deciso di cambiare vita. Si tratta di un punto di vista che parte da chi sta qui”. Una “autoanalisi collettiva”, quindi, che ha molto di “psicologico”. E quello che emerge è che “spesso siamo forgiati male da una società e da un sistema famigliare che un po’ ci deformano, e questo emerge quando si va lontano da casa. Emerge un quadro schizofrenico dove c’è chi ce la fa, e Londra lo consente, ma dove c’è anche chi viene qui a Londra assolutamente impreparato, senza una strategia, senza sapere la lingua, senza un progetto, senza una cognizione”.
Influx è il nome del documentario. Le riprese sono già state fatte dal team di Vullo e ora si sta procedendo con un crowdfunding per riuscire a raccogliere il denaro necessario alla post-produzione. L’intenzione è quella di terminare il lavoro per marzo, di mandare il film in diversi festival – anche grazie al supporto delle istituzioni italiane a Londra, come il consolato, l’ambasciata e l’istituto di cultura italiano – e “di farlo uscire anche se non dovessimo raccogliere la totalità dei fondi necessari”. Vullo, 35 anni con studi al Dams di Bologna e con diversi documentari alle spalle, è assai determinato. “Ce la farò, sono testardo”, dice, e intanto ha già rilasciato alcuni teaser ufficiali del lungo lavoro per il quale è servito un anno di progettazione, seguito da un mese di riprese. Un lavoro che alla fine porterà a un grande risultato: “Far vedere che Londra non è l’Eldorado, facciamo vedere ogni lato della medaglia, sottolineando che qui a Londra si trova tanto di quello che non si può trovare in Italia, così come nel nostro Paese, quando si emigra, si lasciano cose che è impossibile trovare nel Regno Unito”.
Dentro c’è veramente di tutto. Dai vip italiani a Londra – come la giornalista di Al Jazeera Barbara Serra e Gianluca Vialli – ai lavapiatti, da chi lavora nella finanza agli ex tossicodipendenti di San Patrignano che ora lavorano nei ristoranti dello chef televisivo Jamie Oliver, da scienziati e studenti a diplomatici di primo livello, da Joe Ricotta del famoso Nonna’s Kitchen a Leonardo Orlando, manager di successo, che per primo ha creduto nel documentario. “Per portare a termine Influx abbiamo scelto il finanziamento dal basso – continua Vullo – perché vogliamo che questo film diventi un processo collettivo. Ne faremo una versione per il cinema, una televisiva e una ‘crossmediale’ che possa andare sui Internet e sui social media. E devo dire che tutto questo si sta realizzando grazie alla sinergia fra istituzioni, privati, liberi cittadini, emigrati italiani e persone che semplicemente credono nel progetto”.
Le istituzioni, appunto. Il console generale d’Italia per Inghilterra e Galles, Massimiliano Mazzanti, crede fermamente nel progetto di Influx: “Ci aspettiamo una bella fotografia, a tratti anche divertente, di un fenomeno in crescita. Non per nulla, il consolato di Londra è il secondo al mondo per importanza in termini di numero di italiani presenti. Ogni mese l’Aire, il registro italiano dei residenti all’estero, su Londra riceve duemila nuove iscrizioni, ma si sa che quelli che arrivano e non si registrano sono molti di più, forse il triplo o il quadruplo. Stimiamo almeno mezzo milione di persone solo fra Inghilterra e Galles”, quasi una grande città italiana trasferitasi in massa al di qua della Manica. Il consolato continuerà a supportare Vullo anche nei prossimi mesi. “La mia idea è di mostrarlo il più possibile – spiega Mazzanti – e secondo me avrà un grande successo proprio per la sua caratteristica principale: un documentario in grado di sottolineare le grandi contraddizioni di questo mondo italiano a Londra, fatto sì di successi ma anche di fallimenti“.