L’Italia festeggia in questi giorni i suoi primi 50 anni nello spazio con lo storico sbarco della missione Rosetta sul suolo gelato di una cometa – impresa in cui è fondamentale il contributo scientifico e tecnologico italiano – e il lancio della missione “Futura”, che ha portato a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss), la prima astronauta italiana, Samantha Cristoforetti. È passato mezzo secolo da quando il nostro Paese ha lanciato in orbita – terza nazione al mondo dopo i giganti Usa e Urss in corsa, in piena guerra fredda, per la conquista dello spazio – un suo satellite, il San Marco 1.

Eppure, gli investimenti nello spazio, settore in crescita negli ultimi cinque anni in Europa con più di 36mila occupati nel 2013, pari a un incremento dell’1,5% rispetto al 2012, stentano a decollare. Secondo il Piano triennale di attività 2013-2015 dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), il budget annuale dell’Asi, di circa 500 milioni di euro, è diminuito all’incirca del 20% negli ultimi cinque anni. In Francia, per fare un esempio, nel 2014 ogni cittadino ha speso per i programmi spaziali 32,3 euro, contro i quasi 9 euro pro-capite dell’Italia. Il governo tedesco, inoltre, ha recentemente dichiarato di voler aumentare gli investimenti per i prossimi anni e far pesare maggiormente il proprio ruolo in Europa. Una posizione analoga a quella del Regno Unito.

Gli investimenti, settore in crescita negli ultimi 5 anni in Europa con più di 36mila occupati nel 2013 stentano a decollare

E l’Italia? Nella recente “ministeriale” dello spazio – il vertice dei ministri e delle agenzie spaziali europee – il nostro Paese ha dichiarato di voler continuare a credere in questo settore, e ha confermato di voler investire nella capacità autonoma di accesso allo spazio e nel proseguimento sia del programma europeo di esplorazione di Marte, “Exomars”, sia delle attività relative alla Stazione spaziale internazionale. “Per la ricerca non abbiamo molti soldi da spendere, ma l’impegno del governo è per il finanziamento allo spazio”, ha dichiarato alla cerimonia per i 50 anni dell’Agenzia spaziale europea (Esa) il ministro per l’istruzione, l’università e la ricerca Stefania Giannini, annunciando uno stanziamento di 740 milioni di euro in sei anni nella Legge di stabilità per le attività in ambito Esa.

“Per quanto riguarda i programmi nazionali, purtroppo, non si può certo dire lo stesso – si legge in una lettera aperta all’esecutivo del gruppo dirigente di Thales Alenia Space Italia, joint venture tra la francese Thales e Finmeccanica, dal titolo eloquente “Lo spazio che non c’è: perché il governo dimentica l’industria spaziale italiana?” -. Nonostante le rassicurazioni ricevute e gli impegni assunti, di fatto nella Legge di stabilità non è stato previsto il finanziamento adeguato e vitale per il settore spazio, fra cui il supporto finanziario alla realizzazione della seconda generazione del programma Cosmo-SkyMed. Il governo – prosegue la missiva – ha deciso di non riservare la necessaria attenzione a quei programmi spaziali del nostro Paese che non solo forniscono all’Italia lustro e prestigio, ma contribuiscono anche ad alimentare un tessuto industriale nazionale, fatto di piccole e medie imprese, grandi industrie e mondo scientifico e universitario”.

Nella legge di Stabilità non è stato previsto il finanziamento adeguato e vitale alla realizzazione della seconda generazione del programma Cosmo-SkyMed

Il programma Cosmo-SkyMed, è un progetto con applicazioni non solo scientifiche, ma anche di protezione civile. L’ultima richiesta d’intervento ha riguardato proprio l’Italia, durante le operazioni di soccorso per la recente alluvione in Liguria. Un progetto, quello di seconda generazione, che prevede la messa in orbita nei prossimi anni di due nuovi satelliti in sostituzione dei vecchi. Ma che potrebbe interrompersi. A pagina 6 del Piano triennale 2013-2015 dell’Asi si legge, infatti, che “alcuni programmi, seppure di evidente rilievo, quale il progetto bandiera Cosmo-SkyMed di seconda generazione, sono al momento congelati, per mancanza di copertura economica”.

“Il rischio – lamentano i dirigenti di Thales Alenia Space – è che l’attuale politica di riduzione dei finanziamenti nazionali causi l’uscita dell’Italia dal settore delle telecomunicazioni satellitari, con pesanti ricadute sull’occupazione e la perdita di competenze uniche”. Un primo segnale positivo sembra arrivare nelle ultime ore da un emendamento alla legge di Stabilità, recepito dal governo, che prevede lo stanziamento di 30 milioni l’anno nel triennio 2015-2018. Una cifra giudicata ancora insufficiente rispetto ai 100 milioni stimati, ma che potrebbe impedire lo stop del programma. La parola passa adesso all’aula di palazzo Madama, dove approda nei prossimi giorni il testo della legge di bilancio.

Aggiornamento da redazione web ore 18.55

La seconda generazione dei satelliti CosmoSky-Med potrà essere terminata grazie ai fondi per lo spazio previsti nella Legge di Stabilità. A mettere fine alle preoccupazioni sul completamento della costellazione italiana di satelliti di osservazione della terra Cosmo Sky-Med è stato Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italia. “Nella legge di stabilità è stato inserito in Senato un emendamento del governo che prevede fondi pari a 30 milioni di euro l’anno per tre anni per lo spazio che, uniti al contributo Miur di 27 milioni di euro, ci consentirà di portare a termine i due satelliti di seconda generazione di Cosmo-Sky Med” ha detto Battiston parlando con i giornalisti a margine delle celebrazioni per i 50 anni delle attività spaziali italiane, promosse oggi nella sede dell’Asi, a Tor Vergata, alle porte di Roma.

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