Il giorno 10 dicembre 2014 c’e’ stata una esplosione a Ravenna, non lontano dal centro cittadino, con scoppi, botti, evacuazione e fiamme di varie decine di metri nei pressi nella centrale di smistamento del gas della Snam. Per fortuna nessuno si è fatto male. A me sono arrivate varie segnalazioni:
“… è stato davvero impressionante. Abito a qualche chilometro dal posto dov’è successo e i vetri vibravano talmente forte che sembrava un vento tremendo. Ho aperto le finestre e vento non ce n’era, c’era solo un rumore stranissimo tipo quello che di sprigiona dai cannelli del gas degli operai che saldano le guaine catramate nei tetti”
“è stato pauroso, vedevo le fiamme da casa mia, i vetri vibravano fortissimo, sembrava che ci fosse un gran vento e invece erano le fiamme” .
E non era neanche la prima volta che succede: a settembre 2014 c’è stata una esplosione simile non molto distante da questo scoppio, con simili fiammate, evacuazioni e paura.
E’ normale tutto questo? Io credo di no, e credo che pensi allo stesso modo qualcunque persona di buon senso. Si obietterà che queste sono cose costruite tanti anni fa, e che il gas ci serve, e varie altre giustificazioni. Ma dalle lezioni del passato occorre pure imparare qualcosa, e la domanda è: vogliamo continuare così? A riempire i centri cittadini d’Italia di pozzi e di centrali e di oleodotti e di raffinerie?
E non ci sono solo centrali di smistamento in centri cittadini, ma anche pozzi di gas trivellati vicino a centri residenziale e peggio ancora, faglie sismogenetiche. A Bordolano, per esempio, in provincia di Cremona, sono stati costruiti sette nuovi pozzi di stoccaggio di gas pericolosamente vicini ad una faglia attiva. Si tratta della Itcs002, che scorre a soli duecento metri di profondità maggiore rispetto al più profondo dei sette pozzi. Secondo l’Istituto Nazionale di Vulcanologia, Sismologia e Tettonofisica, la faglia Itcs002 è capace di generare terremoti di magnitudo massima 6.1.
O vogliamo parlare dello stoccaggio di Brugherio a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano che è invece attraversato a metà dalla tangenziale Nord di Milano?
Tuttapposto.
Ma alla fine, la saggezza sta nelle parole semplici e chiare del Tar della Puglia. Qui la filiale italiana della Medoilgas, ditta inglese ora passata alla Rockhopper delle isole Falkland e proponente fra l’altro di Ombrina Mare, aveva proposto di trivellare un pozzo esplorativo di gas a pochi chilometri dal centro di Foggia, come parte della concessione Torrente Celone. Chicco Testa, il noto opinionista che non perde l’occasione di difendere le trivelle, è stato nominato “non executive director” della Medoilgas nel 2012.
Siamo a circa cinque chilometri e mezzo dal centro di Foggia e il Comitato Via espresse parere negativo, già il giorno 19 Giugno 2012, per la vicinanza al centro pugliese. La Medoilgas ha fatto ricorso al Tar il quale ha confermato la bocciatura di Masseria Sipari 1 dir il giorno 3 Dicembre 2014, con queste semplici parole: “il pozzo esplorativo interessa un’area troppo prossima al centro residenziale”.
Chiaro e semplice. Non è tuttapposto – proprio per niente.
Ecco, spero che ci siano altri tribunali, ed altri funzionari che sappiano usare questa sentenza pugliese e vietare qualsiasi nuova opera petrolifera a cinque chilometri dai centri abitati, grandi o piccoli che siano. Quello che è pericoloso per Foggia, lo è anche per Cremona, Ravenna, Ortona, Ragusa e Rossano Calabro. Nessuno deve vivere con l’angoscia che la centrale o il pozzo sotto casa possano scoppiare da un momento all’altro.