Il pretendente non è riuscito a dimostrare solidità finanziaria: si parlava di un investimento da 100 milioni di euro, ma di fatto non aveva a disposizione nemmeno i 25 milioni di euro del suo capitale sociale. E così, ha fatto il suo ingresso nella partita, all'ultimo momento, il gruppo Metec
Tutto da rifare. Dopo tre anni di trattative andate a vuoto, il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, fermato da Fiat nel 2011, si gioca in quindici giorni. Decade definitivamente l’ipotesi Grifa, la newco nata nel marzo scorso, che si proponeva di produrre auto ibride, ma che di fatto si è rivelata l’ennesimo bluff. L’azienda che pure nelle scorse settimane dopo mesi di trattative aveva firmato un pre accordo con il ministero dello Sviluppo economico, non è riuscita a dimostrare solidità finanziaria: si parlava di un investimento da 100 milioni di euro, ma di fatto non aveva a disposizione nemmeno i 25 milioni di euro del suo capitale sociale. E così, ha fatto il suo ingresso nella partita, all’ultimo momento, il gruppo Metec specializzato in componentistica auto. E mentre ancora deve delinearsi il piano del nuovo cavaliere bianco, le istituzioni si apprestano a mettere sul piatto 290 milioni di aiuti pubblici, con la firma di un apposito accordo di programma.
L’ultimo colpo di scena, per altro ampiamente prevedibile e previsto, è arrivato all’incontro di martedì 16 dicembre a Roma tra i sindacati e il ministero dello Sviluppo Economico. “Davanti alla mancata capitalizzazione, – ha spiegato il viceministro Claudio De Vincenti – il governo ha archiviato l’interlocuzione con Grifa e, per la reindustrializzazione del sito ex Fiat di Termini Imerese, ha cercato di battere altre vie fino ad arrivare alla svolta maturata negli ultimi giorni”. All’incontro al Mise, Metec non era presente. Nulla si sa del suo piano industriale, se non che, come riferiscono fonti sindacali, dovrebbe articolarsi in due fasi, una prima da svilupparsi in tempi brevi con la produzione di componentistica e una seconda che richiederebbe tempi più lunghi con la produzione di autovetture. Il viceministro De Vincenti ha assicurato che l’azienda riassorbirà tutti i dipendenti. Metec fa parte del gruppo Stola e i suoi numeri parlano, nel 2013, di un fatturato di 242 milioni di euro e di un utile pari a 6 milioni.
Come già nel caso di Grifa, che vedeva molti suoi manager provenire dalla galassia del Lingotto, così anche Metec è fortemente legata a Torino. Nel suo ultimo bilancio, si legge che “i principali clienti sono rappresentati dalle varie società del gruppo Fiat (in Italia e all’estero) e dalla Sevel“, che è una joint-venture tra la casa italoamericana e il gruppo Psa Peugeot Citroen. Non a caso, le società controllate da Metec si trovano a Rivoli, Carmagnola, Orbassano, tutte in provincia di Torino. E nel capoluogo piemontese aveva sede anche l’azienda madre, prima di spostarsi a Lanciano, vicino a Chieti. Non solo. L’amministratore unico di Metec è Roberto Ginatta, un manager, anch’egli torinese, che vanta un lungo passato in Magneti Marelli, altra azienda del gruppo Fiat. Nel 2010, era stato fatto il suo nome come possibile acquirente della casa editrice Einaudi, ma poi l’affare non era andato in porto. Si spera in un diverso esito, invece, per un’altra trattativa che vede coinvolta Metec: l’azienda, a giugno, ha manifestato un interesse per rilevare la Om Carrelli di Bari, che produce elevatori, ma a fine novembre i lavoratori hanno indetto una protesta, perché a distanza di sei mesi mancava ancora un piano industriale.
E mentre le parti in causa devono ancora conoscere bene il nuovo arrivato, ecco che le istituzioni si preparano a sborsare quasi 300 milioni di euro di aiuti pubblici. “La Regione Sicilia – spiega Daniela De Luca, segretaria Cisl Palermo – ci ha comunicato di aver approvato l’accordo di programma quadro per la reindustrializzazione di Termini, che prevederebbe lo stanziamento di 290 milioni di euro, 140 regionali e 150 nazionali, e su nostra richiesta, la salvaguardia con gli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori“. La firma dell’intesa è prevista entro giovedì 18 dicembre: la cifra è addirittura superiore a quei 250 milioni di aiuti pubblici che aveva preventivato Grifa prima che il suo progetto fallisse. Ma tutto, naturalmente, è vincolato all’esito della vertenza. Come lo è, del resto, anche l’incentivo all’esodo promesso da Fiat. Il Lingotto, nei giorni scorsi, ha proposto ai lavoratori una buonuscita di 40mila euro per un massimo di 130 persone. Il tutto per un totale di 5,2 milioni di euro. I sindacati si sono riservati di verificare il numero di operai disposti ad accettare, ma l’offerta di Torino è valida solo nel caso in cui si verifichi il passaggio d’azienda, una circostanza al momento tutt’altro che scontata. “Siamo naturalmente molto preoccupati – spiega Gianluca Ficco, coordinatore nazionale Uilm Uil – il tempo e’ quasi scaduto e Metec appare oggettivamente come l’ultima possibilità di reindustrializzazione del sito di Termini Imerese per evitare i licenziamenti. Era da tempo che chiedevamo di fare le dovute verifiche su Grifa”. Gli fa eco Roberto Mastrosimone, segretario regionale della Fiom Cgil Sicilia: “E’ inaccettabile questo modo di fare. Ci hanno portato in una discussione eterna e ora ci dicono che Grifa non c’è più e andiamo in un’altra direzione”. Il tempo a disposizione, infatti, è ormai agli sgoccioli: il 30 dicembre scade la cassa integrazione per i 1100 dipendenti dello stabilimento ed entro quella data si dovrà concludere il passaggio d’azienda da Fiat a Metec.