Un servizio di Striscia la Notizia andato in onda il 15 dicembre scorso, mostra in diretta l'abbattimento di un animale apparentemente in salute. L'accusa è quella di aver soppresso gli esemplari ‘imperfetti’ attraverso la somministrazione del Tanax, un farmaco veterinario utilizzato per l’eutanasia
A Vergato, in provincia di Bologna, lo chiamano già tutti “l’allevamento degli orrori”. Perché in quell’appezzamento di terra collocato a pochi chilometri dal centro della città, in pieno Appennino, decine di cani di razza sarebbero stati soppressi e poi sepolti in fosse comuni a causa del loro aspetto: in salute, ma non abbastanza perfetti da vincere un concorso canino di bellezza. Si tratta dell’allevamento Vignola dei Conti di proprietà di Alberto Veronesi, membro del comitato direttivo di Federfauna e presidente dell’Associazione allevatori cinotecnici italiani, che da vent’anni, come si legge sulla pagina Facebook dell’azienda, alleva cani molossidi di razza Corso. Una realtà pluripremiata e pluridecorata che però, secondo quanto denunciato da un servizio di Striscia la Notizia andato in onda il 15 dicembre, dove si vede in diretta l’abbattimento di un cane apparentemente in salute, avrebbe soppresso gli animali ‘imperfetti’ attraverso la somministrazione del Tanax, un farmaco veterinario utilizzato per l’eutanasia animale. E poi seppellendo le carcasse in fosse comuni scavate all’interno del perimetro dell’allevamento, individuate dal Corpo forestale dello Stato nel corso di una perquisizione. Nell’abitazione di Veronesi sono state anche rinvenuti ingenti quantitativi del medicinale, e sostanze stupefacenti.
Su questi fatti ora indaga la Procura di Bologna con il pm Riccardo Rossi. A Veronesi e al veterinario sorpreso dalle telecamere di Striscia con il Tanax ancora in mano, Paolo Merella, infatti, sono contestati il reato di cui all’articolo 544 bis del codice penale, relativo alla soppressione di animali “senza necessità”, e le modalità di smaltimento delle carcasse. Come spiega l’avvocato di Veronesi, Umberto Rossi, a ilfattoquotidiano.it, poi, dall’allevamento sono stati sequestrati tre cani, gli altri esemplari, cioè, che avrebbero dovuto essere abbattuti la mattina del blitz della forestale, e un’area vicina all’allevamento, quella dove le carcasse degli animali soppressi venivano “smaltite”. In giornata, inoltre, è atteso anche il referto dell’autopsia fatta all’ultimo cane abbattuto, che potrebbe portare ad altre contestazioni relative a soppressioni non necessarie per Veronesi e Merella. “Per ora – spiega il legale rappresentante dell’allevatore – non abbiamo ancora il decreto di convalida del sequestro, effettuato d’iniziativa dal Corpo Forestale, tuttavia immagino che la procura di Bologna l’abbia confermato, quindi attendiamo di averne copia per contestarlo. Va precisato, comunque, che Veronesi sopprimeva cani con patologie che i veterinari ritenevano non compatibili con le finalità dell’allevamento, e che la prospettiva di un allevatore è diversa da quella di un normale cittadino”.
Il titolare di Vignola dei Conti, invece, punta il dito contro il veterinario che si è occupato materialmente dell’abbattimento dei cani. “Io ho chiesto di fare una cosa – racconta Veronesi al Fatto – il professionista ha sicuramente fatto un errore, però è lavorando che si sbaglia. Non voglio difendere quello che ha fatto, mi ha causato un danno incredibile”. Per quanto riguarda invece il futuro dell’allevamento, su Facebook Veronesi ha già pubblicato un post per annunciare che i cani (che ancora oggi si trovano tutti a Vignola dei Conti) saranno regalati, o ceduti ad altri allevamenti “di comprovata affidabilità”, proprio a causa “del venir meno delle condizioni economiche minime che mi consentivano l’esercizio della attività, e preso atto delle recenti iniziative, anche giudiziarie, che mi hanno coinvolto, e che mettono in discussione l’essenza stessa della professione di allevatore”. “Sono 23 anni che faccio questo mestiere e l’ho sempre fatto rimettendoci dei soldi, quindi evidentemente ero appassionato, ma ora non posso che chiudere – scrive il titolare – so come funziona la macchina, e so che verrò tritato. Quindi prima di tutto devo mettere gli animali da parte così che abbiamo una vita buona, e possibilmente qualcuno porti avanti il mio lavoro. Se non sarà possibile regalerò i cani ai privati. Comunque tempo e soldi li ho buttati via. Poi penserò a difendermi”.
A Vergato, nel frattempo, dicono di non essere mai stati a conoscenza della situazione. “E’ un fatto gravissimo – commenta il sindaco di Vergato, Massimo Gnudi – ciò che è accaduto ci lascia basiti, va al di là di qualsiasi immaginazione. Ora ci stiamo muovendo per approfondire la situazione e capire eventualmente quali responsabilità ci sono. Molte funzioni, anche di controllo, non competono al Comune, la parte sanitaria ad esempio spetta all’Asl, ma entro le prossime 48 ore faremo chiarezza”.
L’Ente nazionale protezione animali ha dato mandato al proprio ufficio legale di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. “A seguito delle sconcertanti uccisioni di cani nell’allevamento di Vergato – attacca anche l’Enpa – abbiamo chiesto di porre in essere tutte le iniziative necessarie, compreso il sequestro di tutti cani, per tutelare gli animali dell’allevamento ma anche per fare definitiva chiarezza su una vicenda che sembra lasciare pochi margini di dubbio. Se i fatti documentati dal servizio di Striscia la Notizia venissero confermati ci troveremmo in presenza di una serie di reati ignobili e ripugnanti”.