Prosegue l’escalation a tappe del coinvolgimento italiano nella guerra all’Isis. Come anticipato oltre tre mesi fa da IlFattoQuotidiano.it, il governo italiano ha deciso di inviare sul nuovo fronte di guerra iracheno anche una squadra di forze speciali. La conferma ufficiale è arrivata questa mattina dal ministro della Difesa Roberta Pinotti nel corso di un’audizione di fronte alle commissioni parlamentari riunite di Esteri e Difesa.

“Probabilmente saranno una cinquantina di unità – spiega l’esperto militare Gianandrea Gaiani di Analisidifesa.it – e svolgeranno quella che è la missione principe delle forze speciali, ovvero quella di military advisor: consiglieri militari che operano in prima linea a fianco delle forze locali. Come lo faranno dipenderà dai ‘caveat’ nazionali alle loro regole d’ingaggio, come avvenne inizialmente in Afghanistan. Queste forze speciali sono state richieste agli alleati dal comando americano per costituire dei team da aggregare ai reparti curdi e iracheni che combattono in prima linea, come già fanno le forze speciali statunitensi, britanniche e australiane nelle zone di Mosul, Baji e Ramadi”.

Non sono state fornite informazioni sulla composizione del team, ma è scontato che ne faranno parte uomini provenienti dalle unità d’élite della ‘Task Force 45‘ appena rientrate dal fronte afgano (che comprendeva incursori di Marina del Comsubin, 9° reggimento d’assalto Col Moschin, 185° reggimento acquisizione obiettivi della Folgore, 17° stormo incursori dell’Aeronautica, Ranger alpini del 4° reggimento Monte Cervino, Gis dei Carabinieri) e quindi ora disponibili per nuovi impieghi. Altrettanto certo, dice Gaiani – è che “queste unità non andranno in giro in automobile: il loro impiego presuppone l’invio di mezzi specifici come i blindati Lince e gli elicotteri Ch47 e Nh90. L’invio di questi ultimi in Iraq è notizia certa”.

L’impegno militare italiano contro l’Isis a questo punto comprende 500 soldati (80 consiglieri militari tra forze speciali ed esperti di sminamento, 200 istruttori e 220 uomini dell’Aeronautica), due droni Predator e quattro cacciabombardieri Tornado (che per ora, come ha spiegato la Pinotti, si limitano a “scoprire e identificare le forze ostili disperse sul territorio” che poi vengono colpite dagli aerei alleati) un aerocisterna KC767 (per il rifornimento in volo dei bombardieri alleati) e i mezzi terrestri e aerei per le forze speciali.

I parlamentari cinquestelle Luca Frusone e Maria Edera Spadoni hanno sottolineato in commissione come un tale dispiegamento di forze avvenga su richiesta americana senza copertura legale internazionale (le risoluzioni Onu 2170 e 2178 citate dalla Pinotti non autorizzano operazioni militari), senza una copertura finanziaria autorizzata dal Parlamento e senza che questo abbia approvato con un voto tale iniziativa militare: l’aula ha approvato lo scorso 20 agosto solo l’invio di armi ai combattenti curdi, non l’invio di truppe e mezzi, di cui le commissioni sono state solamente informate a cose fatte. La Pinotti ha replicato che questa operazione verrà sottoposta all’approvazione del Parlamento con l’esame del prossimo decreto missioni: un approvazione a posteriori, appunto.

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