Tra gli emendamenti approvati in commissione Bilancio al Senato ce n'è uno che riconosce un credito di imposta sull'Irap a artigiani, commercianti e piccole imprese senza lavoratori. Per compensarli dell'aumento retroattivo dell'aliquota. Stessa cosa per fondi pensione e casse previdenziali, a patto che facciano investimenti. Meno tagli ai patronati
Gli sgravi Irap si allargano, arrivano scappatoie per ridurre l’impatto dell’aumento delle aliquote su casse previdenziali e fondi pensione, calano i tagli ai patronati e sale il tetto massimo di reddito sotto il quale i lavoratori autonomi possono beneficiare del regime fiscale agevolato “dei minimi”. In più spuntano fondi a pioggia per l’alluvione di Genova, le adozioni internazionali, l’Unione italiana ciechi, lo screening neonatale. Sono gli ultimi ritocchi al cantiere (apparentemente) senza fine della legge di Stabilità, arrivati attraverso emendamenti del relatore Giorgio Santini presentati in commissione Bilancio al Senato. Da cui il ddl, stando al calendario ipotizzato dalla conferenza dei capigruppo, dovrebbe uscire definitivamente venerdì sera per arrivare sabato in commissione alla Camera e approdare domenica in aula per la discussione congiunta dei due rami del Parlamento. Il via libera finale al testo è atteso per lunedì 22.
Le nuove richieste di modifica, che seguono gli 80 emendamenti depositati dal governo, allargano ulteriormente i cordoni della borsa, suscitando inevitabilmente qualche domanda sull’adeguatezza delle coperture. Perché, come è noto, i saldi finali della manovra sono “blindati” e in questa fase è possibile aggiungere risorse sotto una voce solo togliendole da un’altra. Ma tant’è. Mercoledì la Bilancio ha detto sì, tra il resto, a un credito di imposta del 10% sull’Irap per le società con zero dipendenti e i lavoratori autonomi, soggetti che per ovvi motivi non beneficeranno della deducibilità del costo del lavoro dalla base imponibile, uno dei pilastri della Stabilità renziana. Come è noto, a fronte di quello sgravio il governo ha deciso di ripristinare con effetto retroattivo le aliquote che il decreto Irpef dello scorso aprile aveva ridotto del 10 per cento. Di conseguenza professionisti, artigiani, commercianti e piccole imprese senza dipendenti avrebbero subìto un rincaro senza godere del vantaggio. Pronto il soccorso della maggioranza, che stando alla relazione tecnica costerà 163 milioni di euro l’anno dal 2016 al 2018. Viene poi ridotto da 238 a 208 milioni nel 2015 il taglio al Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello.
Alle casse previdenziali privatizzate e ai fondi pensione, che subiranno un aumento dell’aliquota di tassazione rispettivamente dal 20 al 26% e dall’11,5 al 20%, viene poi riconosciuto un credito di imposta, a condizione però – come previsto da una mozione approvata alla Camera nei giorni scorsi – che utilizzino i proventi per investimenti infrastrutturali sostegno dell’economia. Per le casse il credito sarà “pari alla differenza tra l’ammontare delle ritenute e imposte sostitutive applicate nella misura del 26% sui redditi di natura finanziaria dichiarate e certificate dai soggetti intermediari o dichiarate dagli enti medesimi e l’ammontare di tali ritenute e imposte sostitutive computate nella misura del 20%, a condizione che i proventi assoggettati alle ritenute e imposte sostitutive siano investiti in attività di carattere finanziario a medio e lungo termine individuate con apposito decreto del Mef”. Per quanto riguarda invece i fondi pensione, la percentuale sarà “pari al 9% del risultato netto maturato”. L’onere complessivo previsto è di 80 milioni di euro dal 2016. I patronati, che durante l’iter della legge alla Camera avevano già incassato un dimezzamento da 150 a 75 milioni dei tagli previsti pur a fronte di paletti rigidi per l’accesso ai contributi, ottengono poi un ulteriore riduzione a 35 milioni.
Per i lavoratori freelance, che lamentavano di essere danneggiati dalla modifica del regime dei minimi, arriva poi una revisione della soglia di accesso all’imposta sostitutiva agevolata: potranno goderne tutti coloro che hanno redditi complessivi – da lavoro dipendente e assimilati e da incarichi a partita Iva – non superiori a 20mila euro. La prima versione della Stabilità abbassava invece la soglia a 15mila.
Altri emendamenti assegnano fondi, in ordine sparso, all’Unione italiana ciechi e ipovedenti (6,5 milioni annui dal 2015), al Centro nazionale di adroterapia oncologica (15 milioni nel 2015, 10 nel 2016 e 5 nel 2017), a Genova per fronteggiare le conseguenze dell’alluvione di ottobre (8 milioni), al fondo per le politiche della famiglia per sostenere le adozioni internazionali (5 milioni), allo screening neonatale per la diagnosi precoce di patologie metaboliche ereditarie (altri 5 milioni).