Il deputato Chaouki attacca: "Pecoraro spieghi a tutti i cittadini qual è stato il suo ruolo durante gli anni dell’amministrazione Alemanno". Orfini, commissario del Pd romano: "Fa più interviste di Salvini". Storace: "Segnale minaccioso"
Il Partito Democratico apre più di un fronte di polemica con il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che lunedì ha nominato la Commissione di accesso agli atti incaricata di svolgere indagini sul Comune di Roma per stabilire se esistono o meno gli estremi per lo scioglimento dopo lo scandalo di Mafia Capitale. Comincia in mattinata Matteo Orfini: “Tra le tante curiosità della situazione romana c’è anche quella di avere un prefetto che fa più interviste e dichiarazioni di Salvini”, scrive su Twitter il presidente del Partito Democratico, cui Matteo Renzi ha affidato il commissariamento del Pd romano dopo lo scandalo di Mafia Capitale. Più circostanziate le critiche mosse da Khalid Chaouki, deputato Pd e Coordinatore dell’Intergruppo parlamentare immigrazione: “Troviamo stucchevole la propensione del Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro a rilasciare interviste quotidiane sul possibile scioglimento del Comune di Roma, quando dovrebbe, per senso di responsabilità, chiarire a tutti i cittadini qual è stato il suo ruolo durante gli anni dell’amministrazione Alemanno in materia di gestione della cosiddetta ‘emergenza rom‘, oltre alla gestione e dovere di controllo su gare d’appalto e gestione dei centri dedicati all’accoglienza dei rifugiati”.
Il deputato, poi, ricorda “che il prefetto Pecoraro venne nominato dal Governo Berlusconi il 30 maggio 2008 ‘Commissario delegato per il superamento dell’emergenza Rom’ per la regione Lazio e la città di Roma. Una gestione secondo procedure d’emergenza, concordata con l’allora ministro dell’interno Roberto Maroni e il sindaco Gianni Alemanno, in deroga a tutte le procedure ordinarie e successivamente bocciata nel suo complesso da una sentenza del Consiglio di Stato per ‘carenza dei presupposti di fatto idonei a legittimare una declaratoria di emergenzà”. “Invece di ergersi a castigatore pubblico del sindaco Ignazio Marino, vero argine a ‘Mafia Capitalè, come emerso dalle intercettazioni – conclude Chaouki – il Prefetto di Roma farebbe bene a lavorare in silenzio nella sua importante opera di verifica interna al Campidoglio e, magari, anche a spiegarci come sia potuto accadere che, durante la sua gestione, siano potute verificarsi speculazioni milionarie gestite da bande criminali e mafiose ai danni della dignità di rom, rifugiati e tutti i cittadini romani”.
Anche il sindaco Ignazio Marino ha rilasciato una dichiarazione sibillina sull’operato del prefetto: “Io immagino che il prefetto Pecoraro sappia molte cose e probabilmente non le può dire proprio perché fa il prefetto e quindi deve collaborare con le forze dell’ ordine. Io certamente mi sono accorto che molte cose non andavano bene“, ha risposto il primo cittadino durante la trasmissione “Pane Quotidiano” alla giornalista che gli ha chiesto a suo parere come ha fatto il prefetto in sei anni a non capire cosa stesse succedendo.
Il centrodestra accusa il Pd di esercitare pressioni sul prefetto. “Dal mondo di sottosopra è giunto il segnale minaccioso al prefetto – attacca Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra – Orfini ha dettato i compiti a Pecoraro. Alfano abbia un sussulto di dignità e dica a Renzi di zittire i suoi uomini. Se a sinistra c’è il terrore di Buzzi e Odevaine non è’ un motivo per sabotare la prefettura”. “Orfini attacca il prefetto perché promuove controlli sulla gestione del Campidoglio palesemente infiltrata da un indagato? Male. Molto male. Un chiaro avvertimento“, ha twittato il senatore Maurizio Gasparri.