Dopo la decisione della Corte suprema indiana, interviene anche il ministro della Difesa Pinotti: "Siamo irritati. Latorre non può lasciare l'Italia"
“Di fronte a un atteggiamento così grave il governo si riserva i passi necessari a partire dall’urgente richiamo per consultazioni dell’ambasciatore italiano a Nuova Delhi”. Dopo la decisione della Corte suprema indiana di non attenuare la libertà vigilata e di respingere quindi le istanze dei due marò Latorre e Firone, arriva la risposta del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. “Non si tratta di rottura delle relazioni diplomatiche – precisa il titolare della Farnesina – Ma voglio ribadire l’irritazione del governo italiano per le decisioni prese dalla Corte suprema che ha respinto le richieste di carattere umanitario”.
Massimiliano Latorre chiedeva un’estensione del suo soggiorno in Italia, che gli era stato concesso dopo l’ictus che lo aveva colpito a settembre e che scadrà il 13 gennaio. Mentre Salvatore Girone voleva il permesso per poter trascorrere le festività natalizie in Italia. Ma sono proprio le condizioni di salute del sottufficiale a preoccupare. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, sottolinea che il pieno recupero di Latorre “è una priorità del governo e nulla sarà fatto per mettere a rischio le sue condizioni”. Proprio per questo il ministro annuncia: “Non ci sono le condizioni per far partire dall’Italia Latorre. Non è un atto di sfida né una volontà di scontro, ma una serena e ferma presa d’atto di una situazione”. “Seguo quotidianamente – ha aggiunto – la vicenda e sono conscia perfettamente della situazione medica di Latorre”. “Siamo non solo delusi ma anche irritati dalle decisioni indiane. Prima di procedere con le nostre istanze ci eravamo consultati e ci aspettavamo un risultato diverso”, aggiunge il ministro. In questi anni nessuno dei governi italiani che si sono susseguiti non hanno mai attivato la procedura dell’arbitrato internazionale, nonostante le rassicurazioni dello scorso aprile dell’allora ministro degli Esteri Federica Mogherini. Il caso dei due marò è stato gestito sul piano esclusivamente politico, ma adesso quella dell’arbitrato – dice Gentiloni – “non è un’ipotesi da escludere”.
Subito dopo la decisione di Nuova Delhi era intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che con una nota si diceva “fortemente contrariato”. I due Fucilieri del Battaglione San Marco sono trattenuti in India da più di due anni con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani mentre erano impegnati in una missione antipirateria. Il presidente della Corte suprema indiana, H.L. Dattu, ha sostenuto che le richieste dei due marò non potevano essere accettate perché l’inchiesta della morte dei due pescatori “non è finita” e “i capi di accusa non sono stati ancora presentati”. “Anche le vittime – ha concluso – hanno i loro diritti”.