Una vecchia freddura diceva più o meno: “si cura con l’enciclopedia medica e muore per un errore di stampa”. La versione moderna di questa battuta si può trovare più o meno in tutti i siti internet che si occupano di salute, avvisi come “le notizie riportate in questo sito non possono sostituire il parere del medico”, oppure “ciò che trovate in questo video non costituisce parere medico” e l’obiezione nasce spontanea: se quello che dici non sostituisce il medico, perché lo dici?
Sono sempre di più le persone che ricorrono ad internet per curarsi. Puntualizziamo, non si ricorre ad internet solo per trovare informazioni o per conoscere meglio le caratteristiche di ciò di cui soffriamo, cosa che sarebbe anche comprensibile e potrebbe aprire un enorme dibattito su quanto i medici siano disponibili a spiegare e semplificare ciò che dicono al proprio paziente, ma si cercano cure. Sono circa il 18% gli italiani che si curano secondo quanto trovato su internet (e non ne parlano con il proprio medico) e più del 20% quelli che discutono la diagnosi e le decisioni del medico perché hanno trovato informazioni sul tema proprio sul web.
Questo atteggiamento è profondamente superficiale e pericoloso, tanto che in Belgio hanno creato una campagna per mettere in guardia i navigatori: non cercare su Google le tue soluzioni per la salute perché c’è gente che con questa scelta ci ha lasciato le penne, si è fidata dell’incompetenza ed ha sbagliato. Forse è un comportamento normale, forse, visto che sappiamo come noi umani cerchiamo sempre la soluzione più semplice ai problemi più grandi, il fatto è che quasi sempre la soluzione più semplice è quella sbagliata. Come si può spiegare il fatto che si scelga una cura cercando su internet? Sembrerebbe scontato dire che la maggioranza dei siti internet che parlano di salute sono inattendibili, propagandano false cure (quando non pericolose), diffondono notizie inventate, teorie personali, cure mai testate. Si rischia così superficialmente di farsi del male?
Nulla di misterioso, si tratta di un comportamento assolutamente umano, pericoloso ma umano e chi fa il medico sa quante volte ci si trova di fronte a persone che con il “fai da te” sono arrivate a stadi avanzati e spesso irrecuperabili di malattia. In fondo, non abbiamo un parere pronto per tutto, anche in campi che non ci competono? Riparare un’auto? In fondo è semplice. Costruire un palazzo? Qualche misura, una matita ed un righello, che ci vuole? Ci vuole, eccome, ignoriamo semplicemente secoli di cultura e conoscenze. La società è divisa in settori, in conoscenze: non possiamo fare a meno di chi sa usare il forno per il pane come di chi cura le malattie, non potremmo vivere senza chi coltiva e non sappiamo progettare un treno se non abbiamo studiato come farlo. D’altronde io mi preoccuperei di sapere che qualcuno abiti in un palazzo progettato con le mie (nulle) competenze di ingegneria, allora perché in molti non si preoccupano delle conseguenze dei loro “consigli per la salute”? Siamo semplicemente inconsapevoli di essere incompetenti.
L’uomo in effetti ha spesso percezioni sbagliate delle cose, delle sue capacità, persino delle sue conoscenze, in sociologia questo si chiama “effetto Dunning e Krueger”, ovvero il non rendersi conto di essere incompetenti (la definizione originale dello studio dei due ricercatori è “unskilled and unaware of it”, cioè “incompetenti ed inconsapevoli di esserlo”).
Il fenomeno è molto interessante. Non solo chi è incompetente non si rende conto di esserlo ma chi lo è crede che in fondo, un po’ tutti, abbiano le nozioni necessarie per capire concetti specialistici. Un medico crede che la maggioranza delle persone, sappia cos’è il cuore e quindi saprà sicuramente che dal cuore prende origine l’aorta, un ingegnere crede che il suo cliente sappia sicuramente cos’è una colonna portante e quindi capirà cosa s’intende per “momento flettente” e così via. La percezione di competenza insomma, non è solo una falsa sicurezza di chi non è competente, ma è una percezione sbagliata di chi conosce l’argomento e lo deve spiegare agli altri. Per questo servono due sforzi, il medico deve trasferire le proprie conoscenze con pazienza e semplicità al paziente e nello stesso tempo i pazienti dovrebbero capire che non è leggendo un sito internet che si può fare diagnosi, non è cercando su Google che si trova la cura per il proprio problema, non è facile nemmeno avendo il paziente di fronte.
Per evitarlo basterebbe ammettere un fatto palese ed ovvio: se non è il nostro mestiere facciamo attenzione, potremmo essere completamente incompetenti ed il palazzo che pensiamo di costruire potrebbe crollare per una somma sbagliata, seppellendoci.