La valuta di Mosca continua a perdere terreno rispetto a euro e dollaro. Alcune aziende, come Apple, hanno bloccato le vendite nel Paese per evitare speculazioni in attesa di aggiornare listini, altre, come MdDonald's, hanno ritoccato all'insù i prezzi
La paura che le banconote e monete nelle loro tasche possano diventare carta straccia ha trascinato centinaia di cittadini russi nei centri commerciali. Davanti ai luoghi dello shopping di Mosca e non solo si sono formate file di persone che vogliono spendere i loro rubli prima che perdano ulteriormente terreno. Mercoledì il dollaro è arrivato a valere 80 rubli e l’euro 100. E la popolazione si sta accaparrando sia generi alimentari, che hanno conosciuto un incremento dei prezzi del 20% rispetto a una settimana fa, sia oggetti hi-tech ed elettronica, pur di disfarsi della valuta in crisi.
Una situazione che potrebbe far gola a chi viene dall’estero, visto che i prezzi di alcuni beni di consumo hanno conosciuto un drastico calo. Un trend che, però, ha già portato diverse aziende a correre ai ripari. Come la Apple, che si è ritrovata a vendere il nuovo iPhone 6 a un prezzo pari a 587 dollari, quando il valore di mercato sarebbe 847. L’azienda di Cupertino, in difficoltà nell’adeguare i listini a causa dell’estrema volatilità del cambio, ha quindi bloccato le vendite online per evitare di svendere i propri prodotti e far diventare il mercato russo la patria degli speculatori, pronti ad acquistare l’ultimo telefono o tablet a prezzi stracciati per poi rivenderlo su mercati più redditizi. Sulla stessa linea anche molte altre multinazionali, come la Pepsi. A causa del crollo del rublo, i grandi distributori di auto straniere hanno sospeso la fornitura ai concessionari, che, di conseguenza, hanno congelato le vendite.
Bloccare le vendite, però, rappresenta comunque una perdita di introiti, quindi altre società hanno deciso invece di alzare i prezzi, perdendo sì mercato, ma evitando anche di svendere i loro prodotti. E’ il caso già citato dei generi alimentari, ma anche della multinazionale dei fast food McDonald’s, che ha ritoccato all’insù del 2,2% il prezzo dei Big Mac, o di Renault–Nissan, che hanno stabilito un aumento dell’8% sulla gamma di AvtoVaz, casa di produzione locale controllata dall’alleanza franco-nipponica, e anche di Ikea, che è stata letteralmente assediata dalla folla di persone corsa ad acquistare gli oggetti d’arredamento. Per questo, il marchio svedese ha annunciato che, da domani, i prezzi verranno ritoccati al rialzo.