La crisi del Paese e dell’Europa sta consumando tutti i margini di tenuta sociale, la cura della Trojka ha impresso una drammatica accelerazione alla precarizzazione dei diritti, della condizione di lavoro e di vita, in nome di un’austerità senza uguaglianza e senza giustizia.

Il Presidente della Repubblica Napolitano dice come la Tachter:There’s no alternative” cioè che un governo legittimamente eletto, con una legge elettorale costituzionale, l’Italia non lo merita e bisogna subire il terzo governo autoritario, che prepara attraverso il ricatto elettorale e l’accordo sottobanco con Berlusconi, una riforma delle Istituzioni che ridurrà gli spazi già ormai esigui della esangue democrazia parlamentare.

Questa condizione è nostra ma non solo: tutti i Paesi indebitati, sono sottoposti a una sottrazione di potestà ma non per creare condizioni sociali ed economiche migliori, nossignori la cura serve solo a garantire gli investitori in titoli di Stato e le elitès che si avvantaggiano da un sistema sociale sempre più iniquo e impedito al mondo del lavoro, ai precari, ai senza casa, alla parte debole della società.

Si sta preparando un nuovo medioevo, dove se non sei almeno un valvassino, dovrai vivere in condizioni di servitù della gleba: licenziabile liberamente, se sei malato o ti paghi le cure o crepi, se puoi pagare un mutuo o un affitto hai la casa sennò, stai per strada, se non paghi tuo figlio non ha accesso agli studi superiori e tra poco forse anche a quelli dell’obbligo che non lo saranno più.

Il welfare si trasformerà nella carità pelosa concessa in cambio di sottomissione sociale e silenzio, il Parlamento tornerà ad essere prerogativa di una nuova aristocrazia nominata nelle stanze del potere (è già così ma sarà molto peggio).

Chi si oppone è fuori dal contesto sociale e al massimo sarà consentito ai saltimbanchi come Salvini di agitare le piazze per i gonzi che si accontentano di prendersela con gli zingari. Post-democrazia prediceva Colin Crouch ma era ancora ottimista, qui siamo alla dittatura soft (per ora) nel senso che è impedito alcun ricambio di schieramenti, c’è un unico partito al potere ed è il partito del potere, costruito con il patto del nazareno. E vedrete che questo patto non si romperà perché comprende tutto anche il nuovo inquilino del Quirinale.

Questo è il quadro e non c’è alcuno spazio per la melina, alle truppe ancora sparse della sinistra, non resta che unirsi o perire definitivamente, a meno che non si voglia sopravvivere come fantasmi politici, mendicando un tozzo di pane. In Grecia, in Spagna, in Portogallo e in Irlanda sorgono movimenti politici di tipo nuovo che raccolgono molto consenso perché sanno porsi in sintonia con la gran parte della popolazione sofferente.

Anche in Italia nonostante tutto si aprono spazi di reazione e di alternativa, lo dimostrano le recenti elezioni in Emilia Romagna e i successivi sondaggi: c’è una vasta area di elettorato che non si riconosce in nessuno dei soggetti politici in campo, una maggioranza rilevante di elettorato totalmente sfiduciato, alla ricerca di un’alternativa credibile.

Per realizzare quest’obiettivo è però necessario anzi indispensabile gettarsi alle spalle vecchie incrostazioni e paludamenti ormai consunti. Le forme della politica attuate finora non hanno saputo garantire un efficace rinnovamento e non sono riconosciute dall’elettorato, occorre voltare pagina.

Fondare un nuovo movimento politico sulla partecipazione democratica dei cittadini, collegarlo agli analoghi movimenti che stanno crescendo in Europa, battersi per cambiare le attuali politiche economiche per un’Europa sociale del lavoro e dei popoli che imponga una nuova agenda con in cima i diritti delle persone.

Non si tratta di mettere insieme i “luogotenenti” di eserciti decimati, o rispolverare strategie già fallite, come la sinistra purtroppo ha fatto in passato. Si tratta di costruire un processo di lotta e partecipazione politica reale, accompagnandolo con una solida cultura di governo, inteso come capacità di indicare concrete alternative per il breve e il lungo termine, un’impresa non facile ma non impossibile se vengono in campo le energie giuste, con una visione unitari e non settaria.

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