La televisione è ancora centrale nella formazione delle opinioni. Secondo una ricerca della Demos, l’81% dei telespettatori utilizza tutti i giorni la Tv per tenersi informato, contro il 49% degli internauti. I “telecentrici” (chi usa solo la Tv) scendono al 23% rispetto al 27% di tre anni fa, i “net-informati” (chi usa solo il web) sono solo il 6%, mentre i “net-ibridi” (chi usa il web insieme a un altro media) salgono dal 36% al 44%. La fiducia al Tg1 scende dal 65% del 2009 (direttore Augusto Minzolini) all’attuale 51%, quella per il Tg5 passa dal 57% al 44%. Nel frattempo il 66% del campione ritiene, che i talk-show non siano utili per farsi un’opinione, perché troppo confusi e litigiosi, mentre il 34% ritiene che da essi emergano chiaramente le diverse idee.
Gli anziani sono i “bulimici televisivi”. Siamo un paese che invecchia sempre più: il 22% della popolazione ha più di 65 anni, come si evince elaborando i dati sulla popolazione dell’Istat. Ebbene, essi rappresentano il 32% di quelli che guardano la Tv. Differenze sostanziali vi sono fra le varie Tv. Gli over 65 rappresentano addirittura il 43% degli ascoltatori della Rai (che conferma la sua vetustà), mentre sono il 27% di chi guarda Mediaset, e solo il 13% di chi guarda Sky, che si conferma la Tv più giovane.
Anche l’ascolto dei principali Tg della sera (dati tratti dal sito dell’osservatorio Econmedia) conferma il processo d’invecchiamento della televisione. Il telegiornale più “giovane” è il Tg5, con un’età media pari a 51 anni. Il più “vecchio” è il Tg3 con un’età media di 64 anni, mentre il Tg1 ha un’età media di 61 anni. Il Tg1 ha quindi moltissimi ascoltatori che hanno 61 anni; ne ha tanti che hanno 70 e 50 anni; di meno fra quelli che hanno 80 anni e 30 anni; ma la probabilità che un ventenne guardi il Tg1 è pari a quella di un centenario.
Insomma, si conferma come l’età (per correttezza andrebbero aggiunte anche le condizioni economico-sociali) sia un fattore discriminante sul consumo di televisione e sulla ricerca delle fonti alternative dell’informazione. In generale, solo i giovani (e i ceti più istruiti) vivono quasi a tempo pieno interconnessi nel nuovo mondo della comunicazione.
In tema di libertà, l’attenzione maggiore è sempre rivolta alla libertà di manifestazione del pensiero, com’è sancito dall’articolo 21 della Costituzione. Dovremo ricordarci più spesso di un altro sacrosanto diritto, quello di essere informati con correttezza. Prendo spunto, come esempio, dal modo come la Tv ha trattato la vicenda Mafia Capitale, dando un quadro parziale dello scandalo, arrivando a sottovalutarne la portata.
Per essere informati bisogna allora attingere da più fonti, come fanno in prevalenza i giovani. Forse anche per questo il divario generazionale si è così ampliato al punto che si parla d’incomunicabilità fra le varie generazioni.
Anche se poi, ovviamente, il grande e variegato mondo della comunicazione, pieno di tutto e del suo contrario, non è di per sé il salvacondotto per la conoscenza.